Il Gam propone l’Urban Center
Per rigenerare gli spazi urbani

MACERATA CITTA' CREATIVA - Parte dai Giovani Architetti Macerata" la proposta di un centro digitale per monitorare i vuoti urbani e generare processi partecipativi. "La città non è un insieme di edifici ma deve soprattutto svolgere funzioni sociali, aggregative e di servizio"

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Un rendering del mercato delle erbe, attualmente sottoutilizzato, che ad esempio potrebbe essere adibito a spazio espositivo e contenitore artistico

 

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Il sottopasso di via Garibaldi lo scorso anno stato oggetto di uno studio da parte del Gam per la sua rigenerazione. Attualmente sono quasi terminati alcuni lavori di recupero

di Marco Ribechi

Locali sfitti, difficoltà nell’accesso e nella viabilità cittadina, paralisi della mobilità alternativa, decentramento del commercio in grandi contenitori periferici. Sono solo alcune delle tematiche che la moderna urbanistica è costretta ad affrontare per restituire la dimensione antropologica e sociale alle città del XXI secolo, trasformata da epocali cambiamenti culturali e da una crisi sempre più profonda. Problematiche non ancora pienamente trattate ma alle quali è necessario dare una risposta nel più breve tempo possibile. La sfida è stata raccolta dal GAM – Giovani Architetti Macerata – che ha deciso di sposare il progetto “Macerata Città Creativa” utilizzando il digitale per ripensare l’attuale modello di gestione della città. «Attualmente esiste un grande divario tra la progettazione degli spazi urbani e l’utilizzo che i cittadini ne fanno – spiega Carlo Ottaviani, presidente e fondatore del GAM – La città non è mera edilizia e l’architettura non può essere ridotta ad una semplice questione estetica, la città è un organismo vivente, un corpo alimentato dal sistema di reti delle attività umane, è quindi fondamentale concentrarsi sugli aspetti sociali che vengono a crearsi.

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La parte superiore del sottopasso Garibaldi così come pensatsa dal Gam

A questo proposito il GAM, referente locale del movimento nazionale Giarch, ha stilato un Manifesto di 6 punti per il futuro di Macerata. La prima proposta è il superamento dell’attuale Piano Regolatore, attraverso la redazione di un Piano Strategico, bastato sul principio di Consumo Suolo zero, cioè non rendere necessarie nuove urbanizzazioni. Bisogna iniziare  a ragionare su azioni e obiettivi e non semplicemente su zone e lotti. Altre sfide: quella della mobilità, attualmente concentrata solo su questioni di viabilità, e quella dell’accessibilità, non solo per i cittadini ma anche per i visitatori. Importante è soprattutto mappare i vuoti urbani e generare processi che portino a dare nuove funzioni ai luoghi attualmente abbandonati, siano essi edifici o spazi aperti».

 

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Una mappatura del centro storico: i quadratini neri indicano gli spazi inutilizzati che potrebbero essere inseriti nel database dell’Urban Center

 

La missione del GAM, aperto a tutti gli appassionati di architettura e attualmente formato da diverse professionalità  architetti, designer, artisti), è riaffermare il bisogno di una regia condivisa per la pianificazione del nostro territorio, con l’obiettivo di rigenerare gli spazi inutilizzati della città. «Per fare tutto questo il digitale è imprescindibile – continua Carlo Ottaviani – per questo abbiamo aderito al progetto di “Macerata Città Creativa”. La prima azione da intraprendere per coordinare le esigenze del pubblico e del privato, facendo leva sulla partecipazione dei cittadini, è quella di dotarsi di un Urban Center, come già fatto da diversi Comuni virtuosi come Bologna.

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Lo schema di funzionamento dell’Urban Center

Un Urban Center, che inizialmente può essere anche soltanto una piattaforma virtuale, è un “luogo d’incontro” dove interagire, creare sinergie e sviluppare progetti tra cittadini, investitori, amministrazione, associazioni. Serve a riattivare gli spazi sottoutilizzati, è una cabina di ascolto di esigenze e proposte. Si andrebbero a colmare le lacune dell’Ufficio Tecnico e del Catasto, che non si relazionano con la cittadinanza in maniera “creativa”. E’ un’ evoluzione del concetto attuale di governo locale: un’intrigante opportunità per sperimentare nuove forme di democrazia partecipativa e deliberativa, che non si limita agli aspetti passivi di tipo comunicativo-informativo, ma è finalizzata alla costruzione condivisa delle linee guida delle politiche urbane». Questa proposta non può che essere sviluppata dalle amministrazioni e deve essere mantenuta pubblica, per evitare personalismi e speculazioni. Ma cos’è in grado concretamente di fare un Urban Center?

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L’ingresso del parcheggio Sferisterio che presto sarà interessato da lavori di rigenerazione urbana

«Inizialmente potrebbe mappare la città, creando un registro in continua evoluzione e accendere i riflettori sugli spazi dimenticati, farli rivivere anche attraverso eventi temporanei o esposizioni. La riscoperta da parte della comunità stimola ad immaginare nuove possibilità e attira l’attenzione d’investitori privati e pubblici. L’obiettivo nel medio-lungo termine è quello d’innescare processi di riattivazione trasformando questi spazi abbandonati in luoghi di buone pratiche quotidiane che accolgano passioni e progetti dell’industria creativa maceratese, anche studiando nuovi modelli di accordo pubblico-privato e formule alternative di gestione: penso a spazi di coworking, fab lab, una rete sociale, un HUB in sostanza. La parola d’ordine è “rigenerazione urbana” e in un Paese come l’Italia dove tutto è “storico”, dov’è nata l’Architettura, è qualcosa di irrinunciabile». Quali sono però i costi di uno strumento come questo? Il Comune con la crisi sarà in grado di affrontarli? A quanto pare sì: «I costi sono praticamente irrisori. Come spazio “fisico” si può utilizzare uno dei tanti locali sfitti, noi del GAM abbiamo già proposto il “casotto” di Viale Trieste in fondo alle Scalette; il personale può essere scelto tra coloro che già sono impiegati nei vari uffici tecnici, la strumentazione sarebbe tutta digitale. A livello di costi non ci sono problemi, quello che serve è sacrificio, desiderio di mettersi in gioco anche acquisendo nuove competenze e soprattutto volontà politica di restituire la città ai suoi legittimi proprietari: gli abitanti».

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Alcune immagini di contenitori vuoti o spazi sottoutilizzati

 

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La parte superiore del parcheggio Sferisterio, già analizzato dal Gam

 



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