Ex Upim, niente mensa universitaria
Officina attacca:
“Era un salto nel buio”

MACERATA - La riunione decisiva è stata annullata per mancanza del numero legale. Tra gli assenti la rappresentante degli studenti Gessica Borroni che spiega: "La nostra è stata una scelta presa valutando gli interessi in gioco. L'ente non è un'agenzia immobiliare"

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I locali dell'ex Upim sono vuoti dal 2003  vengono usati per mostre e piccoli eventi

I locali dell’ex Upim sono vuoti dal 2003 vengono usati per mostre e piccoli eventi

di Alessandra Pierini

Salta anche l’ultima speranza per i locali dell’ex Upim a Macerata. L’ipotesi dell’acquisto da parte dell’Ersu per la realizzazione della mensa universitaria è definitivamente tramontata dopo che, nei giorni scorsi è saltato il CdA per mancanza del numero legale dei componenti, in particolare del rappresentante della minoranza del consiglio regionale,  del rappresentante dell’ateneo e di Gessica Borroni di Officina Universitaria la quale, in un comunicato congiunto, spiega la sua scelta di non partecipare alla riunione: «La decisione di far venir meno il numero legale è stata presa valutando il peso degli interessi in gioco e non a cuor leggero. Una delibera favorevole in merito sarebbe stata adottata anche con la nostra presenza, che si sarebbe limitata a risultare un vuoto voto contrario, in sfregio al parere degli studenti e dei responsabili dell’Ateneo che sono invece i maggiori soggetti interessati. In caso contrario, la decisione sarebbe dunque stata presa da tre soggetti politici, che nulla hanno a che vedere con le reali esigenze degli studenti né tantomeno con le necessità dell’Università».
La struttura, secondo i piani dell’ente, sarebbe stata acquistata e realizzata con 200mila euro di avanzo annui.
Gessica Borroni, rappresentante degli studenti nel CdA dell’Ersu, non era presente alla riunione ma addebita ogni responsabilità al presidente Ersu Maurizio Natali: «Non ha convocato, nell’arco di quattro mesi, alcuna riunione del Consiglio d’Amministrazione, negli ultimi due mesi ha legato in maniera inscindibile la convocazione dei Consigli alla discussione sull’acquisto dei locali dell’ex Upim e della loro conversione nella nuova mensa universitaria, operazione il cui costo supera i tre milioni di euro per il solo acquisto, senza contare le spese per la ristrutturazione».

Ragazzi nella mensa dell'Ersu

Ragazzi nella mensa dell’Ersu

La Borroni parla di «un’anomalia nel convocare frettolosamente ben tre consigli nell’arco di due mesi, di cui due a distanza di due giorni l’uno dall’altro, dopo un periodo di completa “stagnazione”; di dubbia legittimità del Cda ad adottare una decisione di carattere straordinario in scadenza di mandato», poi precisa: «La nostra assenza è il frutto di una precisa scelta e strategia politica, legata alle perplessità che nutriamo nei confronti di un preciso e ricorrente tema, l’ex Upim. Ci lascia perplessi, in primis, l’assurda mancanza di comunicazione dei documenti informativi necessari affinché il Consiglio d’Amministrazione, l’unico organo legittimato a prendere tali decisioni, potesse deliberare con la dovuta consapevolezza: allo stato attuale, non ci sono infatti né un piano che dimostri la sostenibilità economico-finanziaria di questa opera né sono state compiute le dovute verifiche strutturali circa l’agibilità e l’adattabilità di questa struttura a mensa universitaria. Non sono stati inoltre comunicati la modalità e i termini dei finanziamenti relativi non solo all’acquisto ma anche alla ristrutturazione di un locale abbandonato per parecchi anni a sé stesso. Una simile operazione è quindi un salto nel buio, che rischia di condannare l’Ersu a vent’anni di sacrifici al fronte di un’opera che, consci del contesto edilizio italiano, rimarrà probabilmente incompiuta».

I rappresentanti degli studenti puntano il dito sul ruolo dell’Ersu: «Il fine ultimo  è assicurare e garantire il diritto allo studio e l’accesso ai gradi di istruzione superiore di tutta la popolazione studentesca, non anche agire come una agenzia immobiliare o un’impresa alla ricerca di credito. A fronte di un tale scenario, al fianco di una globale riduzione dei finanziamenti legati al diritto allo studio, non possiamo che opporci a una simile scelta. Il nostro modello di rappresentanza non si basa su partecipazioni formali o mere rivendicazioni politiche, ma sul raggiungimento dei risultati e degli obiettivi che ci siamo posti, e per perseguirli siamo disposti ad usare l’ampio ventaglio di mezzi a nostra disposizione»

Gli studenti chiedono maggiore dialogo e propongono di risolvere il problema della ristorazione attraverso il potenziamento dell’attuale struttura (per la quale l’Ersu paga 76mila euro annui ndr): «L’acquisto di ex Upim andrebbe a strangolare le disponibilità economiche dell’Ersu, rendendo impossibile qualsiasi altro intervento».

 



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