di Mario Monachesi
Come ogni anno, Macerata celebra la ricorrenza della presa di Porta San Pancrazio, vittoria avvenuta il 30 aprile 1849, che Giuseppe Garibaldi dedicò ai maceratesi, memore della promessa fatta alla città per sdebitarsi della calorosa accoglienza ricevuta, “…partiamo – scrive – commossi dall’effetto vostro – da quello immenso, sublime che voi nutrite per la sacra nostra redenzione, e noi vi contraccambiamo con la dedica del primo fatto d’armi in cui potrà dirsi della legione che ha ben meritato della patria”. I festeggiamenti, ancora oggi sentiti e partecipati dalla città, un tempo hanno avuto anche un risvolto folkloristico. Si narra che ” l’eroe Biondo” nel suo soggiorno maceratese, prima di partire alla volta della capitale avesse dimenticato, oltre ad una coperta con la quale a mo’ di poncio si copriva appena sveglio e una tazza di Sevres per il caffè del mattino, anche un calzerotto. Quest’ultimo, una volta dato il via alle celebrazioni garibaldine venne per più anni esposto dal balcone dell’odierno Palazzetto Cioci (tra la fine di via Tommaso Lauri e l’inizio di via Garibaldi), allora “Locanda della Pace” dove l’eroe dei due Mondi era stato ospite a spese del Comune. I maceratesi dell’epoca poco propensi ad accettare qualsiasi iniziativa un po’ fuori dalle righe, ma di contrappunto piuttosto “paracarri”, definirono questa ricorrenza “la festa de lu carzittu”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati