“Che brava gente! Che brava gente! disse san Giovanni Paolo II°, sinceramente commosso dall’accoglienza ricevuta a Cesi dal popolo del terremoto in quell’inizio gennaio 1998”. La testimonianza di mons. Sandro Corradini (“al papa avevo detto che anch’io ero camerinese… ben consapevole dell’ammonimento del prof. don Giacomo Boccanera per cui l’Alto Maceratese è un ‘topos che non esiste’!) ha emozionato la sala Meeting dell’Hotel Palace Trilussa. Dove si è presentato nei giorni scorsi “Il ragazzo e l’altopiano” (Ilari editore). E dall’incontro è nata subito una proposta da parte del Centro Studi Marche: “Salvaserravalle”, il paese che perde 100 abitanti ogni 5 anni. E per il quale la ‘nuova’ Valdichienti, come ha detto mons. Corradini, deve rappresentare ‘una grazia’. Non ‘una penalizzazione’. La proposta nel celebre albergo di Trastevere (guidato non a caso da un serravallese, Paolo Ferretti) è venuta da Pina Gentili, direttrice dell’Istituto, anch’ella serravallese.
L’idea, cui è stato incaricato l’autore del volume, Maurizio Verdenelli, è quella di costituire un comitato ‘ad hoc’. “Il presidente del comitato –dice il giornalista- non potrà che essere il sindaco Gabriele Santamarianova insieme con la stessa dott.ssa Gentili, il presidente della Provincia, Antonio Pettinari; il rettore di Unicam, prof. Flavio Corradini, il presidente del Cesma, Franco Moschini; e tutti gli uomini di buona volontà che vogliano salvare un gioiello, al confine della Terra di Mezzo di cui è stato a lungo appassionato sindaco il prof. Giuseppe Giunchi, recanatese, cui è intitolato il cenacolo dei Marchigiani a Roma”. ‘Darsi da fare’ ecco la parola d’ordine, lanciata dallo stesso Franco Moschini. Non c’è inftati da perdere perché la ‘mare-monti’ non tarderà molto (superata ogni impasse recente ed attuale) a connettere Foligno con Civitanova Marche. E bisognerà essere preparati per cogliere l’opportunità riducendo ‘l’alea’ di un percorso veloce che porta via ‘utenti’ magari soddisfatti solo di un panorama stupendo e non più di cultura, storia, patate rosse e lenticchia.
“Questa strada deve essere, con la collaborazione di tutti, una grazia” ha detto, dunque, mons. Corradini “Nessuno ha la soluzione in tasca, tuttavia sarà importante puntare sulla cultura e su quel tesoro dei reperti di epoca romana, scoperti nella campagna di scava promossa da ‘Quadrilatero’. Siano esposti in loco, non trasferiti ad Ancona e Perugia”. Ed ha citato don Ferruccio Loreti: “La storia passa per Serravalle di Chienti”.
Alla serata hanno preso parte in tanti. Tra questi Giorgio Girelli, ambasciatore della Turchia presso la Repubblica di San Marino; la dott.ssa Stefania Severi, critico d’arte; l’avv. Massimo De Vita e l’arch. Giulio Andrea De Santis. Il professionista che chiamato nel ’97 dall’assessore regionale Bruno Di Odoardo (uno dei padri della ricostruzione post sisma) riportò all’antico splendore la ‘Botte dei Varano’. “Venne fatto un grosso lavoro di ricerca, riportati alla luce antichi ed originali documenti rinascimentali legati al duca Giulio Cesare. Si lavorò bene, occorrevano tuttavia tanti soldi per fare di più e definitivamente. Tuttavia pure il generosissimo Di Odoardo, che aveva a cuore tanto quel progetto, non riuscì ad andare avanti. Ma resta anche quella un’opera che lo ricorda”.
Il libro “Il ragazzo e l’altopiano” presentato al ‘Trilussa’ ha riscosso significative adesioni. Il relatore, prof. Edmondo Coccia, ha parlato di ‘capolavoro’.
Successo anche per la precedente presentazione del volume, nella sala consiliare di Gagliole. “A diciotto anni dal terremoto tutto è cambiato. Come fosse calato uno spartiacque non solo tra due millenni ma del nostro essere cittadini. Il momento è durissimo, ma la cultura e il ‘sociale’ possono ancora salvarci” ha detto il sindaco avv. Mauro Riccioni che insieme con la giunta ha rinunciato alle indennità riversandole in quegli impegni di spesa. Poi un elogio all’autore del libro “che –ha aggiunto- con Giancarlo Liuti ha contribuito a fondare il giornalismo marchigiano”. C’è stato infine anche un momento ‘amarcord’ ed intimista (mai prima rivelato) da parte di Venanzo Ronchetti, il ‘sindaco del terremoto’ che è al centro de ‘Il ragazzo e l’altopiano’. “In quei mesi in cui non c’era letteralmente tempo neppure per riposare cinque minuti, rinunciai a tutto, pure ad una fidanzata amatissima”. E alla domanda: ‘Come mai, alla fine, un tale carico di notorietà non fu propedeutico ad una brillante carriere politica’, Ronchetti ha risposto pronto: “Mi cercò l’Ulivo per una candidatura importante, ma io ero, resto e sarò sempre un socialista…”.
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