Morte di Tarik: sfrattato da una soffitta
affittata per 300 euro al mese

CIVITANOVA - Due giorni fa era prevista in tribunale, a Macerata, l'udienza per un risarcimento chiesto dal giovane marocchino morto nel parcheggio della scuola. Aveva denunciato il proprietario di casa perché voleva cambiare il contratto di affitto per chiedere la cittadinanza

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Tarik Haddi, il 35enne marocchino trovato morto domenica scorsa nella sua auto, dove vive a da dieci giorni

Tarik Haddi, il 35enne marocchino trovato morto nella sua auto, dove viveva da giorni

di Laura Boccanera

Aspettava l’udienza di risarcimento danni, prevista per due giorni fa al tribunale di Macerata, ma nessun giudice si è mai pronunciato perché nel frattempo chi aveva sporto denuncia è morto. Emergono dettagli su Tarik Haddi, il 36enne marocchino morto l’8 marzo a Civitanova dopo dieci notti passate a dormire in auto perché rimasto senza casa e senza lavoro (leggi l’articolo). Una storia commovente la sua che non manca di aggiungere dolore. Nessuno sembrava conoscerlo o sapere chi fosse. Ora che Tarik riposa nella sua terra a Casablanca c’è un’altra storia da raccontare, un dramma nel dramma consumato nel silenzio e che non avrà mai risposte. Tutto comincia nell’aprile del 2010: Tarik è a Civitanova, lavora e affitta una soffitta in via Buonarroti a Santa Maria Apparente per 300 euro. Con lui vive anche un fratello che ha problemi di salute e che dopo poco tempo entrerà in una struttura di cura fuori provincia.

La Golf parcheggiata nella zona dove domenica scorsa  è stato trovato morto il 36enne Tarik Haddi

La Golf parcheggiata di fronte alla scuola Anita Garibaldi

Quella soffitta però non ha l’abitabilità e viene affittata con un contratto di deposito o magazzino. Poi la ruota gira, Tarik perde il lavoro e non è più in grado di pagare la mensilità. Il ragazzo nel frattempo però aveva chiesto al proprietario anche di modificare il contratto, perché se non cambiava la destinazione di quella soffitta lui non poteva fare la domanda di residenza. Nell’ottobre del 2013 quindi si rivolge ad un avvocato, Anna Maria Recchi: Tarik ha ricevuto lo sfratto per morosità, ma l’avvocato fa opposizione per grave inadempimento del locatore. Il giudice riconosce che la situazione è strana: nei 300 euro mensili Tarik paga anche una quota relativa alla manutenzione della caldaia, alla tassa rifiuti, energia elettrica per cui il giudice pur non ritenendo legittima la sospensione del pagamento da parte del marocchino non convalida lo sfratto e fissa una nuova udienza a febbraio nel 2014. Nel frattempo Tarik continua ad abitare lì e ospita anche alcuni suoi connazionali. L’udienza di febbraio viene spostata al 23 marzo 2015. Nel frattempo però lo scorso settembre lo sfratto diventa esecutivo. Tarik si appresta a passare l’ultima notte nel suo appartamento: aveva preparato i bagagli, raccolto le sue cose e in un portafogli aveva accantonato 2mila euro, risparmi con i quali, non vedendo prospettive in Italia voleva fare ritorno in Marocco. La sera dell’8 settembre Tarik esce, va al bar, è avvilito, beve qualche birra per dimenticare e fa ritorno a casa dove ci sono anche i suoi connazionali. Al rientro non trova il denaro nel portafogli: affronta i suoi coinquilini, chiede di tirare fuori quelle banconote. Loro però gli dicono che è ubriaco, che sta sognando. Tarik chiude la porta a chiave ed è intenzionato a non far uscire nessuno di casa finchè i soldi non spuntano fuori, ma ad avere la peggio è lui: i suoi connazionali lo picchiano e poi se ne vanno. Quella sera stessa lui va in ospedale, si far refertare le lesioni al pronto soccorso e poi va in commissariato per denunciarli di aggressione. Da quel giorno di lui si perdono le tracce: non ha soldi, vive probabilmente in auto e diventa un’ombra. Così come oscura resta la sua morte. Forse un malore, ma non si saprà mai. Per la magistratura non ci sono le condizioni per chiedere un’autopsia e restituisce subito la salma alla famiglia. Non si sa più nulla nemmeno dei suoi presunti aggressori, quelli che gli avrebbero anche preso i 2mila euro. Quella denuncia è ancora in piedi, ma ormai Tarik non c’è più. Era venuto in Italia per sognare un futuro. Se n’è andato giovane, in una bara pagata dagli amici.



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