di Laura Boccanera
«Siamo sconvolti, Faqir era un volontario esemplare, stentiamo a credere a quello che abbiamo saputo, non è possibile». La Croce Verde è basita, tutti i militi sono scossi dopo aver appreso che il più volenteroso e disponibile dei loro volontari è stato cacciato dall’Italia. Sono passate poche ore dal provvedimento (leggi l’articolo) che ha visto un pakistano di 26 anni, Faqir Ghani, residente a Civitanova, investito di un decreto di espulsione perché considerato un sospetto sostenitore jihadista, quando nell’associazione piomba incredulità e sgomento. Il ministero degli Interni avrebbe riconosciuto in lui una persona pericolosa per l’incolumità nazionale a causa di sospetti legami con possibili terroristi. Ma quello che Digos e ministero identificano come un jihadista, per molti civitanovesi è semplicemente Faqir, il ragazzo pulito, ordinato, preciso e meticoloso, disponibile e attento, lontano anni luce, per chi lo ha conosciuto, da attentati, Isis, Jihad e kalashnikov. Domenica mattina il suo ultimo turno in Croce Verde. Occupava così il tempo libero, quando non era al lavoro come operaio turnista in un’azienda di suole di Civitanova. Era entrato in Croce Verde il 19 dicembre del 2012 e tuttora svolgeva ogni tipo di servizio, dalla pulizia all’ambulanza. «Non possiamo che dire un gran bene di lui – sostiene Annarita, segretaria dell’associazione – gran lavoratore, ben educato, mai una frase fuori posto e le rare volte che parlava della sua religione diceva sempre che è una religione non violenta, che professa l’amore».
Ghani non aveva parlato in associazione dell’attentato a Charlie Hebdo, né tanto meno aveva commentato la manifestazione dedicata alla nascita di Maometto che si era svolta a Civitanova. «No, non c’era molto modo di parlare di queste cose – continua la segretaria dell’associazione – la domenica qui è giorno di pulizie, di controlli e ognuno ha il suo ruolo, lui lo faceva dando sempre del lei, ma non ha mai detto nulla che lasciasse pensare alle accuse che leggiamo oggi. Non sappiamo neanche che frequentasse moschee o luoghi simili, addirittura partecipava senza problemi alle iniziative natalizie con Babbo Natale. Recentemente era stato affiancato ai volontari più giovani che vedevano in lui un fratello maggiore, uno di loro è stato qui poco fa e se n’è andato in lacrime. O non abbiamo capito nulla noi, o siamo di fronte ad un enorme errore». Faqir Ghani è nato in Pakistan, ma è arrivato in Italia giovanissimo, con la famiglia, con la quale tuttora viveva, a Civitanova nel quartiere Risorgimento, perfettamente integrato. Il suo è un nucleo familiare di una decina di persone, aveva anche una moglie che però vive in Pakistan. La polizia l’ha prelevato dal suo appartamento ieri mattina su esecuzione di un ordine del Ministero dell’Interno. Il giovane è incensurato. Questa mattina è stato condotto a Fiumicino e rimpatriato in Pakistan. Sconvolto anche il presidente della Croce Verde Cesare Bartolucci. «Siamo frastornati, era una persona onestissima, l’unico che tagliava il prato – dice – mai un richiamo o un sollecito, super onesto, addirittura una volta mi volle restituire 5 euro che gli diedi per acquistare il carburante per il tosaerba, sono sconvolto e incredulo». Tra le motivazioni addotte per l’espulsione alcune frasi e video condivisi dal 26enne su Facebook. Pare però che vi siano ulteriori elementi nell’indagine romana, tali da far ricorrere all’espulsione e rimpatrio. Cade dalle nuvole l’avvocato Maurizio Nardozza, legale di fiducia di Ghani: «Non sappiamo nulla del risultato delle indagini, ci troviamo di fronte ad un provvedimento di cui non ci sono chiare le contestazioni, generiche e aleatorie e che non ci consentono di fare ulteriori indagini. Si parla di frequentazioni su siti web e condivisioni su Facebook, ma io stesso non ne conosco il contenuto. Ho visto il mio cliente in udienza e si dichiara estraneo ai fatti, lui nutre un profondo rispetto per ogni religione».
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