di Gianluca Ginella
Un mese per sapere se Debora Calamai fosse in grado di intendere e di volere quando la notte del 24 dicembre scorso uccise con 9 coltellate il figlio 13enne Simone. Questo, 30 giorni, il termine che si è preso lo psichiatra Gabriele Borsetti di Ancona, nominato dal gip questa mattina e che svolgerà la perizia sulla madre del piccolo Simone con la formula dell’incidente probatorio. I quesiti a cui dovrà rispondere il perito sono, appunto, se la donna fosse in grado di intendere e di volere, sull’imputabilità, se possa partecipare al processo, e sulla pericolosità sociale della 38enne che al momento si trova ristretta in una sezione speciale del carcere di Sollicciano, a Firenze. Una perizia che sarà determinante per le indagini. “Dopo si valuterà il prosieguo sotto il profilo processuale che su quella della misura cautelare da adottare” spiega il sostituto procuratore Luigi Ortenzi che sta conducendo le indagini sul delitto del piccolo Simone. Il ragazzino è stato ucciso dalla madre mentre si trovavano nella casa della donna, a San Severino.
Un altro aspetto che stanno ricostruendo gli investigatori è come si sia la dinamica del delitto. Una ricostruzione che verrà fatta anche attraverso l’analisi della disposizione della macchie di sangue all’interno della abitazione. Calamai è assistita dagli avvocati Mario Cavallaro e Simona Tacchi, che hanno nominato lo psichiatra Marco Ricci Messori come loro consulente per partecipare alla perizia psichiatrica svolta da Borsetti.
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