«Prima ci hanno convinto ad uscire offrendoci vestiti e cene di pesce, poi ci hanno violentate e minacciate di morte se avessimo smesso di frequentarli». Questa la testimonianza choc di due sorelle che sarebbero state stuprate da tre uomini quando avevano una dodici anni e l’altra sedici. Un racconto che le due ragazze hanno reso oggi in udienza, durato diverse ore, al tribunale di Macerata. Un racconto che a volte è stato interrotto dal pianto delle ragazze. Che comunque hanno confermato tutti i fatti che vengono contestati ai tre imputati: un imprenditore 46enne di San Severino, e due albanesi di 39 e 46 anni. Tutto sarebbe cominciato, stando al racconto, dal fatto che le due sorelle vivevano in una famiglia che aveva grosse difficoltà economiche e le due giovani si trovavano in uno stato di abbandono. E così erano rimaste lusingate dalle attenzioni mostrate da un amico di famiglia, l’albanese 46enne, e da alcuni conoscenti di questo. Alle ragazze compravano vestiti, facevano ricariche telefoniche «ci portavano ai ristoranti di pesce a Civitanova» hanno detto le sorelle. Cose che le avevano fatte sentire più grandi della loro età e le avevano illuse di aver incontrato degli amici. Fino a quando nel giugno del 2010 la dodicenne aveva accettato un passaggio in auto dal 46enne albanese che le aveva detto di volerle insegnare a guidare. Invece l’uomo aveva iniziato a toccarle il seno e le parti intime. L’uomo poi l’aveva riaccompagnata a casa. Ma da quel momento erano accaduti altri episodi, dice l’accusa. In tre circostanze, tra il giugno e il luglio del 2010, l’albanese avrebbe costretto la 12enne ad avere dei rapporti sessuali con lei, dopo averla fatta salire in auto. Nel luglio sarebbe stata violentata anche la sorella maggiore, questa volta dall’imprenditore settempedano. Uomini che, «ci hanno manipolato, abbiamo vissuto un incubo. Hanno cominciato a minacciarci di morte e che avrebbero fatto del male ai nostri familiari» hanno detto le due sorelle. In questo modo le ragazze si sentivano costrette a uscire quando le chiamavano. Poi l’episodio più grave. Quando nel luglio del 2010 i tre imputati avrebbero portato le due sorelline a casa dell’imprenditore con la scusa di vedere un film. E lì sarebbero state violentate dai tre uomini che, dice l’accusa, le avevano immobilizzate sul letto e strappato i vestiti. Racconto, questo, confermato in udienza dalle ragazze. I fatti sarebbero avvenuti in un piccolo centro dell’entroterra, tra giugno e settembre del 2010. I tre imputati respingono le accuse. Secondo i difensori dal racconto delle due sorelle sono emerse alcune contraddizioni che potrebbero smontare il quadro delle accuse. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Paolo Rossi, Esildo Candria e Paolo Marchionni. Al processo le due sorelle si sono costituite parte civile, assistite dall’avvocato Emanuela Ferrarini.
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