Una ricerca dell’Università di Adelaide (Australia), pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature” e relativa alla scoperta di Bot-B5, un gene di frumento che induce tolleranza alle alte concentrazioni di boro, chiama in causa, ancora una volta, le ricerche d’inizio Novecento del genetista maceratese Nazareno Strampelli nato a Crispiero di Castelraimondo (1866-1942). A segnalarlo è Sergio Salvi, biologo, ricercatore in genetica, concittadino dell’illustre genetista e autore del libro “Sulle tracce di Nazareno Strampelli”.
«I cambiamenti climatici – spiega Salvi – e il riscaldamento globale impongono nuove priorità nel miglioramento genetico delle piante agrarie, sempre più orientato alla selezione di varietà resistenti alla siccità e agli stress chimici che essa comporta, tra i quali vi è la tossicità dovuta all’eccesso di boro nel terreno. Il boro è un elemento chimico fondamentale per la vita delle piante, ma quando è troppo concentrato, come spesso avviene nel terreno degli ambienti aridi, diventa tossico per le colture.
I ricercatori australiani, hanno dimostrato che una variante del gene Bot-B5, contenuta nelle varietà “Mentana” e “Ardito” create da Strampelli negli anni Venti e poi diffuse in tutto il mondo, fu utilizzata per costituire varietà di grano adatte ad essere coltivate in terreni ricchi di boro in vari paesi dal clima semi-arido, come Grecia, Turchia, Nepal, Bolivia e Argentina.
Gli scienziati ipotizzano che la particolare variante del gene di tolleranza al boro, presente solo nei grani di Strampelli, fosse contenuta in una particolare selezione del grano “Rieti”, utilizzata dal genetista marchigiano per mettere a punto i suoi celebri frumenti ad alta resa.
L’aspetto interessante è che questa selezione del grano “Rieti” sembra ormai essere andata perduta, il che significa che se oggi qualcuno volesse provare a ricostituire i grani di Strampelli incrociando le stesse varietà da lui utilizzate per ottenerli, ne ricaverebbe di completamente diversi e privi di almeno alcune delle caratteristiche che li resero celebri. È questo un chiaro esempio di quanto sia importante salvaguardare la biodiversità nel mondo vegetale».
Il riferimento a Nazareno Strampelli
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