di Claudio Ricci
Quattromila quintali di olio d’oliva in meno sulle tavole dei maceratesi. Un quantitativo pari a 400mila bottiglie da un litro. Non è filato liscio il raccolto per gli olivicoltori della provincia, vittime anche loro come i coltivatori di tutta Italia, di una terribile mosca. E non solo. A creare problemi ci si è messa anche l’umidità che ha favorito il proliferare di due funghi che hanno aggredito gli acini. Si tratta di due tipologie note come “Lebbra” e “Occhio di pavone”. «Le spore si sono sviluppate già a fine maggio – spiega Francesco Fucili, presidente provinciale della Coldiretti – per l’eccessiva umidità. Inutili i trattamenti che generalmente vengono fatti per prevenire questi funghi perché vengono disposti solo a metà giugno».
Francesco Fucili, presidente Coldiretti Macerata
Il 2014 passerà dunque alla storia come un anno tristemente memorabile e funesto per una serie di sfortunati eventi che hanno inciso in maniera devastante su raccolta delle olive e produzione di olio. L’attacco massivo dell’insetto oleario e le abbondanti piogge del periodo estivo hanno dimezzato la quantità rispetto al 2013. Stime Coldiretti, ormai definitive, parlano di un collasso che si attesta intorno al 45%, con picchi di 80% della produzione in meno per le aziende più colpite.
Un duro colpo per le 6.500 aziende olivicole della provincia che provvedono in condizioni normali ad una produzione media di 9 – 10 mila quintali, corrispondenti a circa un quarto dell’intero raccolto regionale. «Anche se non si può parlare di zone più colpite di altre – continua Fucili – diciamo che la zona litoranea è stata quella che ha sofferto di più a causa di inverni troppo miti ed estati troppo umide, condizioni che favoriscono lo sviluppo sul terreno delle larve della mosca. Nelle zone collinari e pedemontane invece la situazione è un pò diversa. Sia per la resistenza di specie autoctone come la Regia, l’Orbetana, Fargano, Rosciola, sia perché qui l’inverno è stato più rigido ostacolando il proliferare delle larve».
Le conseguenze immediate si registrano sull’andamento del mercato. Il primo fabbisogno da soddisfare per le aziende provinciali è proprio quello interno.
Uno scorcio della tenuta Piccinini ad Urbisaglia
«Le famiglie maceratesi infatti preferiscono acquistare l’olio direttamente al frantoio – spiega Fucili – ma una notevole fetta di mercato è rappresentata oggi anche dai clienti che arrivano dal Nord Europa con la maggior parte delle richieste da Svezia, Finlandia, Olanda e Belgio».
Disastrose le conseguenze per chi fa della produzione olivicola una fonte di reddito, meno per i cosiddetti hobbisti che provvedono alla raccolta solo per l’auto-sostentamento domestico.
«Occorre rendere più professionali le aziende che hanno piccole uliveti – commenta Corrado Corradini, titolare dell’omonimo frantoio di Mogliano – E’ necessario informarsi sui bollettini settimanali diffusi da Assam e centro agroalimentare provinciale per sapere quando e come prevenire le infestazioni. Siamo stati avvertiti dell’attacco massivo della mosca e chi ha intensificato i trattamenti, operando in maniera mirata, è riuscito a salvaguardare buona parte dei raccolti. Molti dei nostri 600 olivicoltori sono però scarsamente informati e quest’anno siamo passati da 5.000 quintali di olio prodotto a 600 quintali. Un calo drastico a cui dovremmo sopperire con un approvvigionamento fuori regione da frantoi di Abruzzo e Puglia».
Quando si compra olio a scatola chiusa, bisogna stare però attenti soprattutto alla qualità e alla tracciabilità del prodotto. «Uno degli effetti immediati di questa scarsità dei raccolti è stata il notevole aumento dei prezzi del nostro olio giunto fino al 30% in più – riferisce Claudio Staffolani, del frantoio Piccinini di Urbisaglia – Noi ci riforniamo da clienti fidati in Puglia ma occorre essere vigili sulla qualità soprattutto con l’incremento delle importazioni dalla Tunisia e dal Marocco.
Purtroppo fino a quando i grandi produttori la faranno da padroni non sarà possibile regolamentare in maniera rigorosa le etichettature che oggi consentono ancora la dicitura ambigua: “Miscela di olii dei paesi mediterranei“».
Altro effetto collaterale della carestia olivicola potrebbe essere un danno all’immagine dell’olio di casa nostra in attesa che la normativa europea provveda ad una maggiore forma di tutela. Intanto in Parlamento stanno valutando la legge comunitaria sulla differenziazione dell’etichettatura degli oli prodotti con qualità provenienti da stati esteri così da tutelare il consumatore finale.
Elisabetta e Gabriella Gabrielloni nei loro uliveti a Recanati
«Sono necessari Maggiori controlli su quello che troviamo nei supermercati – sottolinea Elisabetta Gabrielloni, dell’omonimo pluripremiato oleificio di Recanati – Oggi mi è capitato di buttare l’occhio su un’offerta che proponeva una bottiglia da 0,75 l a 1,95 euro. E’ una presa in giro per i produttori che operano con serietà cercando di salvaguardare anche il buon nome dell’olio locale. Noi per esempio abbiamo lavorato su quantità che si aggirano tra il 10 e il 15% della nostra produzione media, avendo dovuto selezionare le drupe (l’acino d’oliva), molte delle quali colpite anche dalla lebbra, una ad una. Per l’anno prossimo ci auguriamo un inverno rigido che ripristini l’ordine naturale delle cose».
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grandi e piccoli produttori, agricoltori, allevatori, forze sociali, coldiretti, sapete (e molti lo sanno e si stanno zitti) che esiste la Legge n. 36/94 che REGOLAMENTA e MODIFICA il clima e quindi anche i disastri dei nostri giorni compresi i disastri alle nostre colture?
Vi riporto l’articolo.
2. Con decreto … è adottato il regolamento per la disciplina delle
modificazioni artificiali della fase atmosferica del ciclo naturale dell’acqua.
aggiungo, per gli scettici, andate a pag. 38 di questo accordo sul clima Italia-Usa del 2002 e sbalorditevi pure.
http://www.scribd.com/doc/8284646/Piano-dettaglio-Accordo-Italia-Usa-Sul-Clima
La tesi complottista non è da scartare a priori, anzi mi piacerebbe proprio dare al colpa a qualcuno del mancato raccolto anche sugli oliveti che curo. Su 200 olivi ormai quasi centenari ho raccolto 300kg di oliva pessima ed il resto ho deciso di non raccoglierlo affatto vista la qualità oltre l’indecente, il calo di produzione è oltre il 90% per cento rispetto all ipotesi di inizio stagione, ipotesi comunque studiata a ribasso cioè circa 20kg per pianta contando il ciclo biannuale del frutto. Tuttavia della tesi complottistica manca (ancora?) un nesso, cioè il motivo. Che motivo avrebbe l Italia di modificare il suo clima per spazzare via l’agricoltura nostrana fatta in larga misura di piccolissimi propritari o gestori? Il decreto della 36 94 sancisce ciò che tuttavia era già esistente almeno dal 1945 cioè l utilizzo di agenti chimici per la condensazione dell umidità e creare … pioggia ed appunto modifica del ciclo naturale dell’acqua e questo non è necessariamente disdicevole se pensiamo che fino agli anni 80 intere regioni della sicilia e sardegna potevano essere siccitose anche per più di un anno intero. Ciò che tuttavia spaventa è la bivalenza della possibilità di utilizzo della conoscenza, nessuno può togliere che infatti il fine non sia di avvantaggiare un certo tipo di agricoltura( quella meccanizzata all’estremo e inevitabilmente condizionata dalla chimica dei pesticidi e fertilizzanti da sintesi per farla) che allo stato attuale sembra non essere in alcun modo sostenibile.
Di certo non amo il condizionamento forzato neppure in condizioni siccitose perchè allo stesso motivo odio la necessità di agire sulla mosca olearia con pesticidi visto che senza pesticidi avremmo anche i naturali predatori della mosca che guardacaso sono scomparsi. A me personalmente preoccupa molto quando le associazioni di olivicoltori parlano di avvelenare le piante per fare il prodotto che poi qualcuno in un modo o nell’altro mangia. Sono poi sconcertato quando vedo ad esempio piantoni di Mignola (o sarganella in dialetto) nella zona del conero o di potenza picena ad esempio che non subiscono alcun attacco dalla mosca per il semplice motivo che sono le piante che hanno colonizzato il territorio sin dai tempi più scuri della nostra storia e che hanno sviluppato i naturali contraccettivi contro gli attacchi dei predatori quali appunto la mosca, tignola etc . Eppure la coldiretti non dice al contadino marchigiano fate gli impianti con olivi ormai endemici del territorio ( ce ne sono varietà in ogni valle) cioè quelli che i contadini hanno selezionato nel tempo per qualità e resistenza agli attacchi esterni, dicono scegliete piante più produttive e di più semplice gestione per fare la grane e poi dicono usate la chimica per proteggervi dal male … in sintesi, chi è il male da cui dovremmo proteggerci?
condordo pienamente Iddas.
il mitico de andrè diceva: mi fa più paura l’uomo organizzato che quello solitario.
lei da cultore e coltivatore degli ulivi ci sta dicendo cose importantissime.
solo che consorzi e associazioni premono per altre cultivar.
so di consorzi che premono già per le semenze sterili OGM della monsanto.
addirittura sementi resistenti all’alluminio.
sa qual’è il prodotto più rilasciato in assoluto nelle irrorazioni che vediamo giornalmente nei nostri cieli?
l’alluminio.
facendo 2+2 può anche darsi una risposta commerciale giustificativa delle modificazioni climatiche.
ma purtroppo quelli commerciali non sono i soli motivi.
inizialmente concepite per scopi benefici, i brevetti delle piogge artificiali sono poi andati in mano militari, e già usati in vietnam (è storia ed è ufficiale) per allagare i campi dei vietcong.
le consiglio di approfondire su tankerenemy la problematica per appurare che il vero complottismo è solo quello che dirige questi infami progetti, negandoli mediante prezzolati similscienziati (come gli angela, i tozzi, ecc. ma d’altronde, come ha potuto leggere nel documento, il progetto era inizialmente diretto dal CNR per cui pretendere la verità dal carnefice è troppo), giornalisti e politici nostrani .
La situazione è molto grave. L’olio marchigiano, che in epoca rinascimentale veniva pagato circa il doppio rispetto agli altri olii del Mediterraneo, oggi viene preso a schiaffi da problematiche legate al clima ed alle storture della nostra società sempre più impegnata nello sfruttamento delle risorse alimentari.
Io sono dell’idea che occorra anche modificare le leggi vigenti che assegnano la possibilità ai contadini ed alle aziende agricole di gestire i fertilizzanti ed gli anticrittogamici. La chimica deve essere gestita da chi ha competenze specifiche e non dai coltivatori; nessuno mi toglie il dubbio che siamo arrivati a dei livelli di resistenza, da parte degli agenti infestanti, perché le dosi di veleno sono state sempre di più aumentate e non si è ricorsi, per tempo, alle alternative naturali.
Una nota di colore, riguarda i coltivatori di ulivo. I nomi soprattutto di questi fotografati: Gabriella Gabrielloni e Corrado Corradini…….singolare no?
Be pantos se ritorniamo indietro di qualche anno e pensiamo che abbiamo avuto un ministro della salute che giurava e spergiurava che i fumi dei termovalorizzatori non sono cancerogeni allora torniamo a DeAndre … parafrasando: quanta strada bisogna fare per diventare così coglioni per non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni?
Adesso a parte le cavolate e le perizie dei super esperti super periti, e super tecnici, volevo integrare dicendo che non solo la raccolta delle olive è andata male ma tutta l’agricoltura, dalla vite, al girasole, agli ortaggi ai frutti quasi inesistenti e quasi tutti acerbi per la mancanza di sole.
L’agricoltore deve fare i conti prima di tutto con il tempo…. ci sono state delle annate bestiali, tipo la siccità del 2003, il grande freddo del 1985 (che ha portato all’abbattimento di numerosi ulivi rovinati dalle grandi gelate), quindi me le annate buone e le annate brutte ci sono state sempre e il 2014 è un anno di quelli brutti nel vero senso della parola da dimenticare in tutti i settori.
Mi fa piacere oggigiorno che vista la crisi che si sta attraversando in generale tutta L’europa, molta gente si avvicina nel mondo agricolo, ma a volte sentir parlare questa gente e vedere nel modo in cui lavora mi fa tenerezza nel senso che le competenze si acquisiscono a scuola, ma l’esperienza quella si tramanda da generazione in generazione…. insomma agricoltore si Nasce e non si diventa.
Saluti
daigass quali sarebbere le cavolate? ti fa tanto paura sapere che sono almeno 15 anni che in italietta fanno esperimenti sulla modifica climatica su larga scala , proprio bello e cattivo tempo se non te ne fossi accorto apri gli occhi che è ora cfr. tutti i documenti leggi e brevetti al riguardo non devo fare neanche la fatica di metterli informatevi SULLA GEOINGEGNERIA CLANDESTINA ormai realtà inconfutabile e non fate gli struzzi
Qiesto articolo mi spaventa per due motivi. Il primo che quest’anno di olio ne avremo molto poco e di qualità mediocre. Il secondo che questi produttori, che non conosco e che forse sono tra quelli più grandi, si affidino alla chimica per “salvare” la loro produzione. Capisco che chi trae reddito da questa produzione debba in qualche modo tutelarsi, ma chi tutela i consumatori? Possibile che tutti i possibili danni debbano ricadere sempre sui cittadini? E’ ora di finirla con l’uso di pesticidi, fertilizzanti e altre diavolerie. Dobbiamo tornare ad una agricoltura semplice come quella dei nostri bisnonni. Concordo pienamente con Francesco Iddas. Puntiamo sul biologico, oltre alla qualità dei prodotti otterremo sicuramente benefici anche per la nostra salute.
Paolo Bellini non voglio entrare in merito alle tue considerazioni, le quali reputo solo delle cazz…..te create dai media.
Per quanto riguarda il biologico è solo un bussiness, perchè ci sono molti “pesticidi”, trattamenti ecc…che sono ammessi in agricoltura biologica. Quindi quando comprerete quella mela dal fruttivendolo la quale vi dirà che non ci sono trattamenti in quanto biologica, io un attimino ci penserei…… senza nulla togliere al biologico, settore in espansione, con metodi naturali (?) riescono a fare dei “buoni” raccolti seppur di non qualità eccellente.
Come si dice sulle cose bisogna passarci, ed il biologico è uno di quelli.
Saluti