La recensione di Cesare Catà a “Mover” di Michele Silenzi

Lo scrittore marchigiano è stato invitato a presentare il suo volume a Popsophia a Tolentino sabato 30 agosto

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Cesare Catà

Cesare Catà

Cesare Catà, filosofo e scrittore marchigiano recensisce l’opera di un altro marchigiano, Michele Silenzi (leggi l’intervista): “Mover” edito da Liberilibri. Il libro verrà presentato sabato 30 agosto al Castello della Rancia di Tolentino nell’ambito di Popsophia OppureRidi 2014.

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di Cesare Catà

“Mover” è un termine che, nell’inglese colloquiale, può significare “fattivo”, “un tipo che fa cose”. C’è anche un significato slang per cui “mover”, talvolta, è sinonimo di “dancer”, ballerino. Letteralmente, questa parola in italiano indica “colui che muove” – che muove qualcos’altro senza la necessità di muoversi a sua volta, per essere più precisi. Questi tre campi semantici impliciti nel termine Mover restituiscono la cifra del libro di Michele Silenzi, marchigiano classe 1986, che i tipi della Liberilibri hanno edito quest’anno.
Un felice e riuscito ibrido tra opera narrativa, riflessione socio-(anti)politica e blog, il testo si dispiega come una sorta di diario di bordo di un io narrante inesistente, una sorta di anonima coscienza che osserva il mondo e, in tale osservazione, lo crea, lo forgia con le sue riflessioni: fa muovere il tutto, appunto. Attraversiamo diverse zone geografiche, dall’Europa all’Asia, alla sconfinata America. Ma si tratta di un viaggio dal sapore idealistico: le ficcanti e vivaci descrizioni che l’Autore ci offre delle esperienze che fa appaiono infine al lettore come proiezioni dei pensieri di chi scrive.
Si potrebbe pensare che questo anomalo lavoro di Silenzi sia una sorta di racconto di viaggio filtrato attraverso riflessioni crude e intelligenti sulla realtà globalizzata dei nostri giorni. Ma così si coglierebbe solo un aspetto del libro. Il quale, più profondamente, mescola coscienza e mondo sino a che quest’ultimo non diviene immateriale, svuotato di nomi. Potremmo essere ovunque, se i pensieri del narratore non dessero coordinate al discorso. Ma si tratta di coordinate mentali, sicché i “posti” ci sono posti innanzi proprio in quanto pensieri.
Ed ecco con ciò il primo significato di “mover”: qui lo scrittore è una sorta di motore immobile, che nella staticità della coscienza crea la dinamicità degli eventi. Così, lo scrittore diviene anche dancer, perché nietzschianamente qui l’autore danza sulle rovine di un mondo in cui tutti i valori sono stati tra-svalutati. E non c’è davvero più nessun punto di riferimento. Si può solo agire. Fare, Essere mover: cioè fare cose.
copertina mover“Odissea contemporanea” è il sottotitolo di questo testo. Anch’esso azzeccatissimo, perché in effetti trattasi di un viaggio omerico tra le onde di un oceano che è l’era che viviamo: l’era digitale, globalizzata e mercificata in cui si può essere dappertutto e in nessun luogo e cambiare continuamente identità. Non è un caso che in questo libro, così fitto di personaggi, non vi siano “nomi”: né quello dell’io narrante, né quelli di coloro che il Mover, viaggiatore-immobile, incontra. Solo nomi di luoghi, psico-geografia fisica di un microcosmo interiore che fa Dell’universo la lavagna per gli schizzi per riflessioni sulle essenze delle cose.
Mover è anche un testo che, per varie ragioni, fotografa alcuni tratti decisivi della generazione di chi è nato negli anni Ottanta: un’epoca di passaggio intrisa di sogni infranti, che ha catapultato adolescenti i bambini di allora in un mondo improvvisamente connesso su scala globale, svuotato di ogni riferimento culturale forte, affidandoli soltanto e spietatamente ai segnali difficilmente decifrabili di sistemi relazionali e sociali in costante e fragilissima mutazione.
Perché, c’è poi da chiedersi, una casa come Liberilibri, specializzata e da anni caratterizzata da un catalogo di raffinatissime riflessioni storiche, giuridiche e geo-politiche, dà alle stampe quest’opera narrativa, blog letterario fatto di riflessioni interiori? A mio avviso, perché queste riflessioni colgono nel segno e per molti versi spiegano le strutture politico-finanziarie della nostra società, a tratti meglio di trattati di macroeconomia. E non è un caso che l’autore possegga un retroterra sia filosofico che economico.
Michele Silenzi è un Marchigiano. E forse non è senza significato che, proprio nelle Marche, si situi la tradizione di un testo come il Guerrin Meschino: lì, Andrea da Barberino, all’inizio del Quattrocento, raccontava l’epopea fantasy di un cavaliere che vagava dalle colline turche ai lidi dell’Irlanda alla ricerca della sua storia e della verità, incontrando sul suo cammino draghi, principesse, eserciti e mostri d’ogni sorta. Anche quella di Silenzi è una saga di tutto il mondo conosciuto, ma ambientata in quella “modernità liquida”, come direbbe Baumann, in cui mostri, principesse, draghi e visioni hanno i volti di un’umanità sconvolta, misera, a volte stupefatta, verissima; e nella quale, soprattutto, c’è poco da cercare. Forse perché una verità al fondo delle cose è qui data per annientata. Oppure perché il valore stesso della ricerca è nella strada che si compie. Per questo, il blog letterario di Silenzi, nel suo stile avvincente che si muove per balzi paratattici, per descrizioni quasi da correlativo oggettivo incatenate con pensieri che spaziano dal welfare all’amore, lascerà il lettore fecondamente stordito.

Michele Silenzi

Michele Silenzi

Si ode, sotto i pensieri dell’Autore, l’eco della grande letteratura di viaggio americana: le strade di Kerouac, le strazianti e avvincenti descrizioni di McCarthy. E così come in quelle saghe per le strade d’America i protagonisti-vagabondi non trovavano vie di fuga dalle loro fughe, così in questa Odissea di riflessioni nella liquidità del contemporaneo l’io-narrante della coscienza non trova infine un point d’appuie in cui consistere. Lascia bensì essere il flusso delle cose, delle parole, dei pensieri che formano le pagine del libro e che potranno condurre il lettore in un simile provocatorio stordimento senza certezze e senza saggezze, ma con molto, molto interesse per questo squallido bellissimo mondo.
Appuntamento a sabato prossimo 30 agosto, ore 19.30, al Castello della Rancia di Tolentino con Popsophia e “Mover, prendere la crisi con filosofia”, insieme a Michele Silenzi e Gianluca Amatori.

Michele Silenzi, Mover. Odissea contemporanea, Liberilibri, collana Narrativa, pagg. 204, euro 12.00, ISBN 978-88-98094-14-1.



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