Marcinelle, 58 anni fa
Una tragedia anche maceratese

Dovilio Scortechini di Cingoli e Nicola Dezi di Macerata persero la vita nell'esplosione della tristemente nota miniera della località belga

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Minatore a Marcinelle

Minatore a Marcinelle

di Maurizio Verdenelli

“Mi salvai soltanto perché improvvisamente mi cambiarono turno, così in galleria dei ‘nostri’ scese Dovilio Scortechini, tra tanti altri, con il maceratese Nicola Dezi, che era poco più di un ragazzo” ricordava spesso Tolmino Capitani morto qualche anno fa a Villa Torre (Cingoli). “Non soltanto lui, parente di mia moglie, doveva la vita unicamente a quell’improvviso cambio di programma ma almeno altri quattro cingolani: anche loro salvi per cambio turno” ci dice Leonardo Lippi, già sindaco di Cingoli, consigliere regionale ed attualmente assessore provinciale alle attività produttive. Sia Scortechini, 42 anni, da Colle San Valentino, sia Dezi, 26 anni, erano celibi. Vivono tuttavia ancora molti familiari diretti (una nipote di Scortechini è impiegata all’Istituto Alberghiero ‘Varnelli’ di Cingoli).

 

"Fumo nero-Marcinelle 1956-2006” edito dalla Regione Marche e scritto da Paola Cecchini, giornalista dell’Ente, racconta la tragedia mineraria del Bois du Cazier a Marcinelle in Belgio (8 agosto 1956 riportando le testimonianze delle famiglie delle dodici vittime marchigiane: nove originarie della provincia di Pesaro e Urbino, due della provincia di Macerata, una di quella anconetana.

“Fumo nero-Marcinelle 1956-2006” edito dalla Regione Marche e scritto da Paola Cecchini, giornalista dell’Ente, racconta la tragedia mineraria del Bois du Cazier a Marcinelle in Belgio (8 agosto 1956 riportando le testimonianze delle famiglie delle dodici vittime marchigiane: nove originarie della provincia di Pesaro e Urbino, due della provincia di Macerata, una di quella anconetana.

I marchigiani morti a Marcinelle esattamente 58 anni fa furono dodici, due della provincia di Macerata: gli italiani 136 dei 274 minatori presenti in quella galleria a mille metri di profondità, bloccati dall’esplosione di gas nella miniera belga vicino a Charleroi. Un numero di morti -veri e propri martiri dell’emigrazione- che per quanto riguarda i maceratesi poteva essere più alto. Come Capitani e gli altri emigranti cingolani, anche Gino Bardella, originario della provincia di Rovigo, si salvò per un caso provvidenziale. Quell’8 agosto 1956 Bardella non scese in miniera perchè malato. Un’esperienza che tuttavia non poteva non segnarlo profondamente nell’anima. Nel 60, dopo 11 anni di lavoro nel Belgio, la silicosi ai polmoni ed un grave infortunio ad una gamba, Bardella (morto tragicamente nel ’78) si trasferì insieme con la moglie Nazzarena Garbuglia, originaria di Morrovalle e i tre figli, a Potenza Picena, terra anche questa di emigrazione. Tutti, come Giuseppe Carinelli, nelle miniere di carbone del Belgio.

Leonardo Lippi con Maria Grazia Cucinotta e Mirko Tremaglia

Leonardo Lippi con Maria Grazia Cucinotta e Mirko Tremaglia

“Erano i tristemente noti ‘contratti del carbone’ sottoscritti in quegli anni da chi non trovava lavoro, ed erano tanti come adesso, nel proprio Paese” dice Lippi che dapprima come sindaco, poi come consigliere regionale, dal 2000 al 2006 ogni 8 agosto ha fatto la ‘spola’ fra Pratica di Mare e Charleroi per partecipare alla cerimonia nel ricordo dei caduti italiani. Nel 2005 la celebrazione fu particolarmente intensa, nel 50. anniversario della tragedia, con l’attribuzione della medaglia d’oro per meriti civili ai ‘martiri del lavoro’ italiani. Tra questi, naturalmente, i marchigiani.
Ricorda Lippi: “Tutto venne organizzato nel Duemila dal ministro per gli Italiani all’Estero, Mirko Tremaglia. Un aereo di stato, qualche volta un trabiccolo dove c’erano strapuntini al posto delle poltrone, ci portava dall’aeroporto militare laziale in Belgio. Il primo tempo fummo trattati proprio non bene, noi della delegazione italiana (una sessantina di persone in tutto, tra i quali molti giornalisti). Il nostro ministro venne praticamente ignorato dalle autorità del Belgio.

Nel 2001 andò meglio ed un ministro accolse il nostro Tremaglia. Nel 2002 l’allora Presidente Carlo Azelio Ciampi ci guidò e a riceverlo fu lo stesso Re del Belgio, Baldovino”. Ciampi, da quell’occasione, avrebbe tratto la convinzione di aver colto i primi prodromi di quella che sarebbe stata la nuova Europa unità nella volontà comune di lavorare assieme, Italia e Belgio e tutti gli altri Paesi del Vecchio Continente, per realizzare nuove condizioni di lavoro sopratutto sul fronte della sicurezza particolarmente nell’”inferno” delle miniere.

“Intendiamoci bene -racconta Lippi- quei viaggi di Stato non erano un lusso superfluo che una spending review ante-litteram avrebbero tagliato. Si partiva la mattina e la sera eravamo rientrati tutti a casa, noi sindaci dei paesi da cui provenivano le 136 vittime di Marcinelle insieme con il resto della delegazione. Era una giornata ‘patita’: il caldo d’agosto, la partenza all’alba da casa, l’arrivo a Pratica di Mare, l’atterraggio a Charleroi e poi in pullman fino a Marcinelle dove era prevista la cerimonia nella ‘bocca’ della miniera di Bois du Cazier trasformata in museo”.

Che ricordi, in particolare?  “Un anno venne anche la splendida Maria Grazia Cucinotta che interpretava la fiction televisiva (due serate su Rai1) su Marcinelle. La sua bellezza e la sua bravura galvanizzarono tutti: i belgi cominciarono a sorriderci e a guardarci con meno cipiglio e sospetto”. E Scortichini, martire del Lavoro e medaglia d’oro al merito civile, come lo ricorda la ‘sua’ Cingoli? “Avendogli intitolato una via, anche se non lo posso dire con certezza”. Da Macerata chi veniva per ricordare il giovane Dezi, una vita stroncata a solo 26 anni? “Il sindaco Giorgio Meschini”.



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