Ici sul collegio:
la curia dovrà pagare
quasi 19 mila euro

CAMERINO - Lo scorso novembre la fondazione Opera di religione dell'arcidiocesi aveva avviato un ricorso alla commissione tributaria provinciale per evitare il pagamento dell'Ici richiesta dal Comune sul collegio di via Ugo Betti

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casa della gioventù

Il collegio “Casa della gioventù” a Camerino

 

di Monia Orazi

Si è concluso nei giorni scorsi il ricorso avviato lo scorso novembre dall’Orac, la fondazione Opera di religione dell’arcidiocesi di Camerino, contro la richiesta del Comune di Camerino, del pagamento di 18 mila e 759 euro di Ici, relativi agli anni dal 2008 al 2011, per il collegio “Casa della gioventù”, sito in via Ugo Betti. La commissione tributaria provinciale ha stabilito che il conto dovrà essere pagato. L’Orac aveva presentato ricorso alla commissione, contro alcuni avvisi di accertamento Ici, emessi dalla ditta Andreani Tributi di Macerata, per conto del comune di Camerino, relativi agli anni dal 2008 al 2011 compreso. Oggetto dell’accertamento alcune porzioni di uno stabile in via Betti, di proprietà della Orac, che è parzialmente adibito a collegio con appartamenti per studenti, composta di 15 unità, con tre camere doppie, tre singole e cinque mini appartamenti.

Al comune era stato notificato il ricorso da parte dell’avvocato Luciano Spinozzi, legale rappresentante della Orac, che aveva chiesto l’annullamento dei quattro avvisi di accertamento inviati dalla ditta Andreani Tributi nel maggio 2013. La giunta del comune di Camerino, all’epoca guidata dal sindaco Dario Conti, aveva ritenuto opportuno costituirsi in giudizio, su parere dell’addetto della Andreani Tributi dottor Franco Lippera, affidando l’incarico all’avvocato Alberto Tasso di Macerata, che opera per conto della Andreani Tributi. Il palazzo si presenta ad uso promiscuo, è adibito al piano terra a luogo di culto, vista la presenza di una piccola chiesa, mentre ai piani superiori si trovano alloggi per ospitare circa una ventina di studenti, «non con finalità di profitto, ma a prezzi inferiori a quello di mercato, per conseguire soltanto il pareggio di bilancio nei costi di gestione – aveva specificato all’epoca l’avvocato Spinozzi – ulteriori uscite impreviste sarebbero fortemente penalizzanti, visto che non si effettua attività ricettiva a scopo di lucro». Il rischio è quello di andare in deficit nel bilancio di gestione della struttura, con la conseguenza di non poter più sostenere i costi per tenere aperto il collegio, dunque come prospettiva ne potrebbe conseguire la chiusura. “Abbiamo chiesto alla commissione tributaria provinciale di pronunciarsi, poichè a nostro parere non è stata correttamente applicata la normativa, la fondazione è esente”, così si era espresso Spinozzi, nel motivare il ricorso.



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