Quiero escribir, pero me sale espuma,
quiero decir muchísimo y me atollo;
no hay cifra hablada que no sea suma,
no hay pirámide escrita, sin cogollo.
Quiero escribir, pero me siento puma;
quiero laurearme, pero me encebollo.
No hay toz hablada, que no llegue a bruma,
no hay dios ni hijo de dios, sin desarrollo.
Vámonos, pues, por eso, a comer yerba,
carne de llanto, fruta de gemido,
nuestra alma melancólica en conserva.
Vámonos! Vámonos! Estoy herido;
vámonos a beber lo ya bebido,
vámonos, cuervo, a fecundar tu cuerva.
Voglio scrivere, e mi vien fuori schiuma,
voglio dire moltissimo e m’ingolfo;
ogni cifra parlata è successione,
ogni scritta piramide ha il suo nucleo.
Voglio scrivere, ma mi sento puma,
voglio l’alloro e invece incipollisco.
Ogni tosse parlata si fa bruma
né dio né uomo v’è senza sviluppo.
Andiamo! Andiamo dunque a mangiar erba,
carne di pianto, frutta di lamento,
la nostra triste anima in conserva.
Andiamo! Andiamo! Io sono ferito;
andiamo a bere ciò che è già bevuto,
a fecondare, corvo, la tua corva.
César Vallejo, Intensità e altezza, in “Se sopravvive la parola”, Corriere della Sera, Milano, 2012
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