Cento anni di “pura razza”
Passato e futuro della “Marchigiana”

MONTEFANO - La mostra zootecnica ha compiuto un secolo di vita. Qui furono scoperte le potenzialità della razza bovina e da qui partirono i primi capi “in purezza” per l’Argentina e il Canada

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Dino Mosca (a destra) premiato con la targa del “Centenario”

di Alessandro Feliziani

Quando fu organizzata la prima volta – quell’anno era il giorno della Festa di Sant’Antonio Abate – l’Italia si apprestava ad entrare nella prima Guerra mondiale. Poi a partire dall’anno seguente fu ripetuta sempre con maggiore partecipazione popolare. Fu così anche durante il famoso Ventennio, persino durante la seconda Guerra mondiale, poi ancora dagli anni Cinquanta, quando è iniziato a crescere il suo aspetto economico e di importante appuntamento di valorizzazione della razza bovina Marchigiana. In un secolo sono mutati i costumi e l’economia, la stessa agricoltura è oggi molto diversa da allora e il mondo stesso è cambiato, ma la Mostra zootecnica di Montefano non ha mai modificato la sua formula, salvo spostarsi dal 17 marzo alla fine della primavera. Ed è stato così per cento anni.

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La mostra edizione anni ‘60

In questo primo fine settimana di giugno si è svolta l’edizione n.100. Un traguardo che non ha eguali, almeno nel settore zootecnico e nel territorio di riferimento, quello delle province di Macerata e Ancona, dove la razza bovina Marchigiana ha la maggiore concentrazione in Italia di capi e di allevamenti. Un tempo, quando il bovino rappresentava l’unico aiuto nel pesante lavoro nei campi, alla mostra di Montefano partecipavano quasi tutte le famiglie del paese. Oggi che l’agricoltura è completamente meccanizzata e il bovino viene allevato sono per la carne, i partecipanti alla centenaria rassegna montefanese sono i principali allevatori della zona che portano nei recinti messi a disposizione dall’azienda Degli Azzoni i loro migliori capi di pura razza Marchigiana.

Giuseppe Storani e Armando Mazzolani

Giuseppe Storani e Armando Mazzolani

Testimone diretto di questo passaggio epocale della zootecnia è Giuseppe Storani, da 64 anni “deus ex machina” dell’organizzazione, la quale storicamente fa capo al volontariato della Confraternita di San Antonio Abate, attualmente presieduta da Armando Mezzalani. Storani, che prima di andare in pensione ha amministrato importanti aziende agrarie della zona, entrò nell’organizzazione della Mostra zootecnica di Montefano nel 1950, quando era poco più che ragazzo e da allora non ha mai smesso di organizzare la rassegna, mettendo a disposizione anche la sua competenza professionale. Quando racconta la lunga storia della mostra di Montefano, che si intreccia inevitabilmente con la storia più recente della razza bovina Marchigiana, Storani è un fiume in piena. Gli aneddoti sono tanti, ma ciò che ama di più sottolineare è il contributo che Montefano ha dato allo sviluppo della razza bovina autoctona, che oggi conta il maggior numero di capi non nelle Marche o in Italia, bensì oltre Atlantico.

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La mostra fotografica per ricordare i cento anni della rassegna

Nella mostra fotografica che Storani ha voluto allestire quest’anno in occasione del centenario della mostra, centrali sono le immagini dei primi bovini esportati in Canada e Argentina. Gli allevatori del Nord e Sud America avevano compreso per primi, infatti, le potenzialità della razza Marchigiana. Alla fine degli anni Sessanta – ricorda Giuseppe Storani – si presentarono alla mostra di Montefano alcuni Canadesi che, dopo aver osservato attentamente un vitello, vollero acquistarlo e per vincere ogni resistenza del proprietario offrirono, meravigliando tutti, un prezzo che sembrò spropositato: un milione di lire, vale a dire quasi dieci volte il valore corrente sul mercato maceratese. Quella compravendita fece scalpore e tutti i contadini della zona credettero di poter anche loro “trovare l’America” nel vendere oltre oceano i loro animali. Ma non era così semplice. L’interesse degli americani era rivolto solo ai capi bovini di pura razza Marchigiana, “allevati in purezza” e morfologicamente perfetti. Si capì che il loro scopo finale era quello di riprodurre e diffondere la razza nei loro Paesi, come di fatto è poi avvenuto; non solo in Canada o Argentina, ma anche in Brasile, Venezuela, Stati Uniti d’America, Nuova Zelanda e successivamente Olanda.

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La mostra edizione anni ‘40

Ebbe inizio così, proprio dalla mostra di Montefano, la consapevolezza tra gli agricoltori delle potenzialità del patrimonio zootecnico e l’inizio di quell’opera di selezione della razza bovina Marchigiana portata avanti per decenni e che ora ha raggiunto livelli di vera e riconosciuta eccellenza internazionale. Selezione che ha avuto a partire dagli anni Ottanta un punto di riferimento nel lavoro svolto dal maceratese Dino Mosca, che la rassegna di Montefano ha voluto premiare con una targa ricordo del centenario.

Nata come razza da sfruttare per il duro lavoro nei campi, la Marchigiana possiede caratteristiche di particolare resistenza, anche a diverse temperature. Il pelo bianco e la cute scura – spiega Storani – fanno del bovino Marchigiano un animale capace di vivere benissimo, sia a temperature di 40° gradi all’ombra, sia a temperature di 20° gradi e più sotto zero.

bovina “Gioia” in Argentina

Bovina “Gioia” in Argentina

Le foto più ammirate alla mostra fotografia retrospettiva di Montefano sono state  quelle della bovina “Gioia” esportata nel 1972 in Argentina e del toro “Oio” venduto nel 1974 in Canada. Veri e propri “trofei” per la rassegna di Montefano che, al pari della più giovane “Raci” di Villa Potenza di Macerata, ha contribuito a sviluppare la fondamentale fase di selezione e miglioramento genetico del bovino Marchigiano, oggi apprezzato in tutto il mondo per la sua capacità riproduttiva e per le qualità organolettiche della sua carne. Proprio a sottolineare il legame di continuità ed il comune percorso di valorizzazione del bovino di razza Marchigiana esistente tra le due mostre zootecniche maceratesi, i visitatori della rassegna di Montefano hanno potuto ammirare la possente struttura morfologica di due capi già pluripremiati alla Rassegna Agricola del Centro Italia: “Volt”, dell’allevamento Marco Mei di Morrovalle e “Sicilia” dell’allevamento Cristian Vissani di Montefano.

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Il toro Oio acquistato nel 1974 da allevatori canadesi

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Bovini di Marchigiana in mostra alla 100^ edizione

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Giuseppe Storani con uno dei capi premiati

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