Chiara Invernizzi, Pablo Trincia e Paolo Nanni
di Monia Orazi
“Non riesco a vederne la fine”, “Ho perso tutto per la meth”. Sono le parole di due tossicodipendenti americani vittime della metanfetamina, intervistati dal giornalista Pablo Trincia per un servizio andato in onda sulla trasmissione televisiva “Le Iene”. Il giornalista che ha denunciato per primo la pericolosità del krokodil, delle nuove droghe sintetiche della crisi greca che distruggono cuore e cervello, è stato il testimonial d’eccezione della “maratona” di trenta ore “Nati liberi”, un contenitore che ha unito scienza, arte e comunicazione per riflettere su come essere indipendenti da quelle piccole abitudini dannose con cui tutti siamo a contatto.
Non solo droghe pesanti, ma anche spinelli e soprattutto il troppo tempo spese tra internet e social network. Se ne è parlato ieri pomeriggio nel corso dell’incontro (leggi l’articolo) moderato da Paolo Nanni, del progetto Stammi bene curato dal Dipartimento Dipendenze Patologiche dell’Area vasta 3 Asur. Dopo l’introduzione della professoressa Chiara Invernizzi, direttore del polo museale d’ateneo Unicam, sono stati mostrati alcuni servizi di Pablo Trincia, vincitore per ben due volte del premio Ilaria Alpi, dedicato al giornalismo investigativo. “Sono attratto da storie borderline, storie di droga, disagio, dal sud del mondo, dalla povertà perchè sono contesti estremi, con storie forti, si sente l’energia mentre le si racconta – ha detto il giornalista – nei bassifondi incontri l’umanità che ti viene addosso. Durante un servizio sulle droghe incontri persone che hanno subito traumi fortissimi, gente che ha vissuto una vita che tu vedi solo nei film”.
L’incontro con questo mondo estremo, concede sensazioni forti: “Ho incontrato persone che avevano perso tutto, soldi, casa, amicizie, madri con in braccio i figli, preda di sensi di colpa fortissimi. Sono storie forti, violente, dove spesso trovi redenzione, forza, coraggio e voglia di emergere. Mi affascinano per questo motivo, proprio perchè è l’umanità che ti viene addosso, mentre io in giacca e cravatta a volte mi sento fuori posto. Davanti a te hai una storia che ti insegna qualcosa. Nei bassifondi della società, la droga è il momento in cui tocchi veramente il fondo, arrivando a fare cose inconcepibili”. Trincia, che ogni estate viene in vacanza proprio nelle Marche dove ha casa, ma è rimasto positivamente colpito da queste zone che non conosceva, si considera un privilegiato: “Finchè con il nostro programma, Le Iene che è visto da tutti, potremo educare tanti ragazzi, è sempre bello e affascinante poterlo fare.
I giovani si sentono invincibili, non pensano alla morte, la sentono come una cosa lontana, che non li riguarda. Far vedere loro dei video sui danni del fumo, non serve a farli smettere di fumare. L’unico modo è togliere le sigarette dal commercio. Anche questa è una droga. Noi frequentiamo le dipendenze sin da quando esistiamo, vale per tutto, anche per sostanze molto più forti. Ad esempio c’è una droga che si mastica e dà gli stessi effetti della cocaina, creando grossi problemi sociali perchè nella zona di produzione si coltiva solo quello. C’è una tendenza naturale dell’uomo a scaricarsi su una sostanza, ad esempio a fumare per passare il tempo. In momenti in cui si pensa di risolvere un problema, in realtà se ne crea un altro.Il nostro è un lavoro devastante e stressante, so che è una cosa idiota, ma dopo aver smesso, ho ricominciato a fumare per combattere lo stress”. Sembra essere il vuoto, la mancanza di alternative per esprimersi, il principale indiziato che spinge a riempire l’esistenza con le sensazioni di sostanze artificiali, spiega Trincia: “La noia, la mancanza di prospettive hanno a che vedere con l’uso di droga. Ci sono paesi poveri in cui il fenomeno droga è irrilevante, mentre negli Stati Uniti le metanfetamine stanno devastando un’intera generazione. Il fenomeno noia è centrale perchè parte tutto da lì, la mancanza di cose da fare e di stimoli. In certi paesini i giovani di ammazzano di cocaina per mancanza di stimoli, aspettano il venerdì sera per sballarsi. La mancanza di prospettive, il vuoto che tanti giovani sentono nelle proprie esistenze apre le porte alla droga”.
Oltre alle sostanze artificiali, è stata trattata la sempre più insidiosa dipendenza da internet, con un video denuncia del progetto See Mc, che ha coinvolto giovani della provincia di Macerata, presentato da Marta Scocco, di cui i capisaldi come spiegato da Paolo Nanni sono la fissazione e l’incapacità relazionale. L’ultima novità, in fatto di droga, sono quelle sostanza come l’etilfenidato che non è illegale secondo le tabelle tossicologiche come detto da Trincia, “una molecola creata ad hoc per sfuggire alle tabelle che costa 17 euro al grammo e si può ordinare facilmente su internet. Perchè non se ne parla? Perchè un giornale non mette in prima pagina questa roba? Noi alle Iene siamo privilegiati, perchè possiamo esprimere il nostro talento di giornalisti, raccontare storie forti che cambiano la vita delle persone. Non siamo il gotha del giornalismo italiano, possiamo non piacere o meno”. Dietro ogni servizio ci sono settimane e settimane di lavoro, anche venti ore di immagini, tanti contatti, retroscena a volte duri e pieni di difficoltà, con la voglia di documentare quello che altrimenti il telespettatore non potrebbe mai sapere, “non facendo giornalismo da scrivania, ma andando dritto al cuore del problema, toccando storie e problemi reali”, ha spiegato tra gli applausi Pablo Trincia. La trenta ore di Nati liberi è iniziata ieri mattina con “Tutti per Juno”, uno spettacolo per bambini al teatrino di San Venanzio, è poi proseguita alle ore 11 con l’incontro nella sala della Muta tenuto da Gianni Giuli direttore del dipartimento dipendenze patologiche dell’Asur Area Vasta tre con Silvio Cattarina fondatore della comunità L’Incontro che ha raccontato la sua esperienza.
Gran finale questa mattina con lo spettacolo per le scuole “Droghe e rock story”. L’evento è nato da un’insolita collaborazione, come spiega Paolo Nanni di Stammibene: “Nati liberi è un contenitore insolito che nasce da una collaborazione particolare tra Polo Museale e Progetto Stammibene del dipartimento dipendenze patologiche. Da questi approcci scientifici approccio ne è nato uno artistico e comunicativo che vuole sottolineare come nell’istinto siamo liberi, dobbiamo lavorare con ragionamento, linguaggio e comunicazione per fare in modo che questa libertà diventi una scelta di vita costruttiva, fatta di percorsi che ci tengano lontano da comportamenti conformisti che restringono la nostra libertà”. L’evento ha unito polo museale Unicam, Università di Camerino, Dipartimento dipendenze patologiche Asur area vasta tre, Regione Marche, Asur regionale, Progetto Stammibene e Progetto InArea.
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Si fa sempre pero’ sempre di tutta un “erba” un fascio e si confonde la dipendenza (da qalunque cosa) con la pericolosita’ , molte droghe naturali (anche le stesse foglie di coca) non sono pericolose di per se , ma siccome manca una ricerca scientifica adeguata per il loro utilizzo “ricreativo”(mancanza figlia dell proibizionismo senza se e senza ma), ecco che troviamo le sostanze piu’ strane sul mercato oppure le stesse sostanze naturali concentrate all’inverosimile per sfuggire ai controlli.
Anche le agenzie ONU hanno ormai accertato che la guerra alla droga e’ persa (come quella alla prostituzione a mio parere), ma siccome ogni tanto si vince qualche battaglia(piu’ delle ritirate strategiche direi) allora avanti a testa bassa!!!