Un inedito di Sebastiano Adernò

A cura di Gianluca D'Andrea

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Giro di sale a misura della fame

portasaponetta per il chiodo

aspro legaccio teso fino al: posso?

 

Se del bene

posso come un corpo: posso?

 

Ed il male buca opposto

e non c’è fare

che vale la saliva della Santa: posso?

 

 

 

DANDREA

Gianluca D’Andrea

Il testo, nella sua brevità, è un gioco basato sulla ripetizione, quasi provocatoria, della triplice domanda retorica posta alla fine delle tre strofe che lo compongono. L’ambiguità del verbo potere quasi sospeso tra l’interrogazione infinita e le sue potenzialità modali (la funzione servile del verbo che potrebbe essere sottintesa) produce una tensione ironica, come se quella domanda volesse provocare il lettore (quale?), lanciando una sfida alle sue capacità ricettive. Il linguaggio ha molti modi di cercare la relazione, quello che emerge dal presente componimento sembra prediligere un impatto agonistico, per cui la richiesta, facendosi martellante sembra centrare la sua provocazione. D’altro canto, la stessa richiesta, potrebbe essere interpretata come una preghiera rivolta al lettore, perché “comprenda” questa scrittura, ricostruisca, quasi in senso anagogico, il suo significato. Indizio potrebbe essere l’opposizione tra “bene” e “male”, nettamente evidenziabile sul piano strutturale. I due concetti appaiono all’inizio di due strofe successive: «Se del bene/ posso come un corpo…» (vv. 4-5), per cui, semplificando l’iperbato, il corpo (metonimicamente la materia?) sarà il bene e se «… il male buca opposto» (v. 6), dal versante spirituale, potrebbe chiarirsi il movimento “tensivo” della prima strofa e il «Giro di sale a misura della fame/ portasaponetta per il chiodo/ aspro legaccio teso fino al: posso?» (vv. 1-3) non sarebbe se non questa stessa poesia, la poesia, come strumento, che pre-tende la relazione oscillando tra due poli, lottando, anzi, nella tensione tra gli stessi. Rischiando di forzare una lettura comunque ostica (anche questo un segnale?), si comprende meglio l’insistenza sulla richiesta evidenziata in precedenza, in direzione dell’alterità, dell’altro relazionale che, solo, permette il riconoscimento del soggetto (il poeta che chiede). Non essendo possibile un’interpretazione univoca (ne andrebbe delle possibilità polisemiche del testo poetico e, di conseguenza, dell’onestà di chi scrive adesso), sarà utile constatare l’importanza fonica e ritmica che assume la domanda retorica alla fine delle strofe; quasi che il componimento sia stato scritto per una rappresentazione o, comunque, per un evento performativo in cui gli “effetti sonori” possiedono una valenza assai più fondante di qualunque “scavo” linguistico.

Gianluca D’Andrea

 

 

 

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Sebastiano Adernò è nato ad Avola (SR) nel 1978. Si è laureato in Lettere Moderne a Milano con un iter formativo in Storia e Critica delle Arti, e una tesi in Storia e Critica del Cinema; negli ultimi anni si è impegnato nella diffusione del documentario ” U stissu sangu” che è stato proiettato a Bruxelles, New York e in un tour per il Messico. Sue poesie sono apparse edite da LietoColle: Il Segreto delle Fragole e Verba Agrestia. È presente sui  numeri (9/07 e 11/07) della rivista Arte-Incontro edita da Bocca, e nell’antologia”Scrittura amorosa” a cura di Fara Editore. Inoltre è pubblicato negli ebook Un fiore di parola e Poesia e monnezza creati dal multiblog Viadellebelledonne. Si è classificato terzo al Concorso Solaris organizzato da Edizioni Montag di Macerata.  È stato premiato con una videopoesia al Premio di Poesia In/Civile organizzato dal Comune di San Giuliano Terme di Pisa. Sue poesie sono apparse  nelle prime cinque antologie legate all’iniziativa Istant-Anthology organizzata da Giulio Perrone Editore di Roma. Vincendo il concorso “Pubblica con noi 2008” ha pubblicato una silloge di trenta poesie dal titolo carminasincronici nell’antologia “Storie e versi”. Nel 2010 ha vinto il “Premio Ossi di Seppia” e si è classificato terzo al Premio di poesia “Antonio Fogazzaro” giungendo secondo all’International Poetry Slam di Trieste. Sempre del 2010 la sua opera prima Per gli anni a venire edita da Lietocolle. Continua a scrivere, e di recente ha ottenuto una segnalazione al Premio città di Forlì. Ancora nel  2010 esce Ossa per sete per la Nuova Editrice Magenta di Varese e, nel 2012, per la Thauma edizioni, pubblica In luogo dei punti.



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