di Monia Orazi
Uno sguardo oltre le sbarre, nell’anima di chi è rinchiuso in carcere, per liberare idee e progetti verso un futuro in cui l’unica scelta non sia soltanto delinquere, come avviene per il 69 per cento dei detenuti che una volta usciti, torna recidivo in prigione per un nuovo reato. E’ questo il messaggio lanciato ieri mattina durante il convegno “Cultura in carcere, fucina delle opportunità”, che ha raccontato a Camerino le esperienze culturali, realizzate all’interno degli otto istituti penitenziari marchigiani. A fare gli onori di casa è stato il sindaco Dario Conti, che ha accolto l’ospite d’onore, il senatore Enrico Buemi (Partito Socialista), membro della commissione giustizia del senato. “La battaglia sui tribunali sta andando avanti positivamente, ma qui colgo atteggiamenti pessimisti – ha detto a Conti il senatore – la politica ha mostrato di saper cogliere sino in fondo la problematica. Ho presentato una mozione che impegna il governo a trasformare i tribunali di primo grado soppressi in sezioni distaccate. Il togliere del tutto segna l’arretramento dello stato nei territori. La mozione attende di essere discussa è stata firmata da quasi tutte le forze politiche. C’è la volontà di correggere alcuni elementi nella riforma della geografia giudiziaria. Certo occorre tenere conto di elementi di razionalizzazione nella distribuzione delle strutture, non si può pretendere di averle sotto il balcone di casa. Chiudendo i tribunali, spesso i cittadini devono sobbarcarsi l’onere di andare a loro spese, per le pratiche giudiziarie a 60, 80, 100 chilometri di distanza spesso in aree prive di un efficiente sistema di trasporto pubblico”. Il senatore ha esortato il sindaco a continuare la battaglia: “Caro Dario fossi in te non mi darei per vinto, nelle prossime settimane la questione del tribunale sarà affrontata di nuovo, non garantisco il ripristino della situazione precedente, ma una qualche presenza sì, specie grazie alla disponibilità del territorio, come riscontro in questo caso”. Il secondo tema toccato è stato il carcere, in cui al termine del convegno Buemi ha fatto visita accompagnato da Conti e altri: “Le istituzioni come carceri e tribunali, sono anche momenti economici per le comunità locali, di cui occorre tenere conto. Se si tagliano si distrugge l’economia dell’indotto loro collegato”.
All’uscita della casa circondariale di Camerino parlando ai giornalisti Buemi ha ribadito la necessità della costruzione di un nuovo carcere: “Camerino ha bisogno di un nuovo carcere. La mia visita ha evidenziato una serie di criticità a cui il personale cerca di porre rimedio, ma dato che il progetto del nuovo carcere risponde a criteri di razionalizzazione, permettendo anche una rimodulazione della struttura ed un miglioramento delle condizioni operative della polizia penitenziaria che qui è sotto organico, va assolutamente portato avanti. C’è una presenza di detenuti maggiore del dovuto, con 11 persone in una stessa cella, servizi igienici da rifare, parti della struttura da riparare. La questione del carcere va affrontata con le fattibilità temporali disponibili, questo carcere è in una vecchia struttura, vanno bene tutte le attività positive che si effettuano, ma occorre migliorare la struttura di base”. Ad aprire il convegno “Cultura in carcere, fucina delle opportunità”, in cui sono state presentate le esperienze culturali rieducative realizzate all’interno degli otto istituti penitenziari marchigiani, è stato proprio il sindaco Dario Conti, il quale ha ricordato l’iter per il nuovo carcere di Morro da 450 posti, “che nel corso di un incontro con uno dei responsabili del ministero della giustizia, quando il guardasigilli era la Severino, ci era stato prospettato come compensazione per la perdita del tribunale. Ora ci hanno sfilato anche il carcere, noi stiamo preparando tutte le carte affinchè la nuova amministrazione comunale possa portare avanti la battaglia per il nuovo tribunale ed il carcere”. A seguire è intervenuta Ilse Runsteni, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, la quale ha sottolineato secondo un “sillogismo l’ipotesi che il carcere sia un’opportunità di cambiamento, con la cultura come leva del cambiamento. Il carcere deve essere un momento di passaggio, che accoglie chi ha violato la legalità, restituendolo alla comunità per il reinserimento sociale, che è il suo scopo ultimo”. E’ intervenuta in rappresentanza della comunità montana la vicepresidente Tiziana Croce, la dottoressa Ilaria Capozzucca in rappresentanza degli assessori Pietro Marcolini e Luigi Viventi, Tommaso Pagliano presidente uscente della sezione regionale Aib (associazione italiana biblioteche). Sono state poi presentate le singole esperienze realizzate in carcere per mostrarne punti di forza e opportunità coordinate da Daniela Grilli, responsabile dell’ufficio detenuti e trattamento presso il provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria delle Marche. Al momento nelle carceri marchigiane ci sono 974 detenuti in totale, di cui 28 donne e 427 stranieri, in prevalenza provenienti da Albania, Magreb, Medio Oriente, paesi dell’Unione Europea. Sottolineata la possibilità di realizzare progetti formativi nei penitenziari marchigiani dalla docente Unicam Catia Eliana Gentilucci, delegata dal rettore ai rapporti con i penitenziari e Dap.
Sono state presentate le attività legate alla lettura, borse lavoro presso le biblioteche, le attività teatrali, la pet therapy, l’officina di scrittura creativa, il giornalino in carcere ed il laboratorio radiofonico. La mattinata è terminata con lo spettacolo “Il Muro”, a cura di Francesca Marchetti e dei detenuti della casa di reclusione Barcaglione di Pesaro. Poi è scattata per Buemi, accompagnato da Conti e Pupilli, Valerio Valeriani coordinatore dell’ambito sociale, Ilse Runsteni provveditore regionale Dap, la visita alla casa circondariale di Camerino, che dopo i quattro arresti delle ultime ore accoglie 56 detenuti di cui 8 donne. A fare da guida il comandante della polizia penitenziaria Luigi Tarulli e la direttrice del carcere. Sotto organico anche gli agenti, che in totale dovrebbero essere 21 uomini e 14 donne, in questo momento gli uomini sono solo otto, il turno mattutino che dovrebbe contare undici agenti è attualmente coperto da sole sette persone. Nella struttura servirebbero interventi di riparazione, lavori per poter riutilizzare al secondo piano quello che era l’appartamento del comandante, ormai chiuso da anni, in cui si potebbero trasferire parte degli uffici, liberando spazi al piano terra, da destinare magari a spazi comuni per i detenuti. Dietro le sbarre ci sono molti poveri, persone a cui la carità dell’arcivescovo Brugnaro, cappellano del carcere che ogni domenica mattina e per le principali solennità celebra messa, dona vestiti e generi di prima necessità. Il presule, da sempre in occasioni pubbliche, chiede di poter fare di più, per i cinquanta cittadini “invisibili” del comune di Camerino, detenuti che in primis sono persone e non soltanto colpevoli di fronte alla legge.
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