«Mia madre era una nostra grande fan. Quando le dissi che avrei voluto fare il regista, scese a comprarmi un quaderno e scrisse “I film di Pupi”. E ora, che ho fatto 45 film, quel quaderno lo conservo ancora». Un pensiero dolce e commovente quello che il grande regista italiano Pupi Avati rivolge a sua madre, nel giorno della Festa della Mamma. Ospite all’ottavo appuntamento organizzato per celebrare la Festa del Pastore nell’omonima parrocchia di Collevario, il regista cattura il pubblico con aneddoti divertenti, commoventi e che hanno segnato la sua vita, facendone un paradigma per spiegare la sua visione dell’esistenza. «Non posso andarmene da Macerata, senza avervi detto cos’è per me la vita. E’ un’ellisse fatto di quattro parti: la prima, l’infanzia, quando esiste ancora il “per sempre” e tutto è ancora da imparare. La seconda, la giovinezza, quando il “per sempre” sparisce e ci si ingabbia in relazioni di profitto e spiegabili, dimenticandosi che le cose vere, come l’amore e l’amicizia, non sanno rispondere alla domanda “perché?”. Poi c’è la vita adulta, quando ti rendi conto di non essere arrivato da nessuna parte e rimpiangi la giovinezze. Alla fine arriva l’ultima parte, che straordinariamente ti riavvicina all’infanzia e apprezzi tutte quelle piccole cose che avevi da bambino e l’unica cosa che vorresti è tornare a casa e trovare mamma e papà che fanno il caffè. Io oggi sono sempre più simile al bambino che sono stato 70 anni fa».
La vita, secondo Giuseppe Avati, nato nel 1938 e che prima di arrivare al successo come regista vendeva pesce surgelato: «Poi ho capito che non era quella la mia massima aspirazione e allora ho deciso di provarci. Ad aiutarmi in questo processo è stata la mia infanzia, ricca di quelle storie che i genitori raccontavano per educare i bambini. Grazie a quello ho potuto sviluppare l’immaginazione che ha dato un grande contributo ai miei film».
Il pubblico per il regista nella Chiesa del Buon Pastore
Rispondendo alle domande dell’intervistatrice Paola Olmi, Pupi Avati si è raccontato, parlando dell’imminente 50esimo anniversario di matrimonio con la moglie, della scomparsa di suo padre, della carriera e dei giovani, dando loro questo consiglio: «Nella vita ognuno di noi deve far coincidere quello che è con quello che ha».
Un incontro appassionante che si è svolto nella chiesa del Buon Pastore in occasione della festa e che ha coinvolto le associazioni Aiart, Aimc, Aci, Acli, Age, Figli della Luce e Movimento per la Vita.
(foto Stefano Salvucci)
Pupi Avati e l’intervistatrice Paola Olmi
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Grande “Maestro di vita” un abbraccio ciao Pupi!