Franco Graziosi si racconta:
“Io, Silvio D’Amico e Angelo Perugini”

MACERATA - Da una recita mancata dalle suore ai grandi palcoscenici nazionali. Due appuntamenti con il grande attore maceratese: venerdì 9 maggio agli Antichi Forni una conversazione con il giornalista Giancarlo Liuti e Pier Giorgio Pietroni. Sabato 10 al Lauro Rossi un recital di poesie: a cominciare da Jacopo da Lentini fino al prediletto Leopardi

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Da sinistra Piergiorgio Pietroni, Ugo Bellesi, Franco Graziosi e Giuseppina Salsiccia

 

di Maurizio Verdenelli

La deliziosa poesiola mai ‘recitata’ (“prego, interpretata”) a causa di un’improvvida partenza decisa dai genitori per la villeggiatura a Civitanova, fu ‘il seme’ che, germogliato nel corso di una vita, ha dato al teatro italiano uno dei più apprezzati protagonisti dal dopoguerra ad oggi. Parola di Franco Graziosi che oggi alla Civica Enoteca della ‘sua’ Macerata ha ricordato quell’episodio cruciale di tanti, tanti anni fa. Il luogo: Mogliano, ‘patria’ elettiva anche di un altro grande attore: Massimo Girotti. «Avevo 4 anni: mio padre, dipendente della Cassa di Risparmio, era stato trasferito a Mogliano già da 3 anni. Ero un diligentissimo allievo dell’asilo gestito dalla suore che avevano organizzato il rituale spettacolino di fine anno scolastico. E la recita de ‘Il bastone di papà’ era il clou. Affidato a me. Una poesiola che avevo imparato religiosamente a memoria e che ancora ricordo (e subito ne offre una stupefacente dimostrazione ndr). Ero dunque prontissimo, ma nelle more dell’organizzazione di quell’attesissimo evento, ecco la doccia fredda. La partenza per Civitanova. Quella ‘recita’ (pardon, interpretazione) mancata è rimasta la più grossa delusione della mia vita, ma sarebbe stato il motore immobile della mia vocazione. Maturata a Roma dopo un’infruttuoso anno alla facoltà di Chimica, e sbocciata all’improvviso nel salotto di casa a Macerata. Avevo capito che ero fatto per l’Accademia di arte Drammatica, in quel villino in piazza della crocerossa che quotidianamente incrociavo a Roma quando andavo all’università, dopo il liceo scientifico a Macerata».
Graziosi (3)Come la presero i genitori? «Mia madre, da cui avevo carpito i segreti della buona cucina con una risata. Silente invece mio padre che peraltro mi aveva ‘raccomandato’, su mia richiesta allora io sedicenne, presso il collega Angelo Perugini, il fondatore del teatro ‘Calabresi’. Fu proprio Perugini, di cui ero diventato il primo attore, ad accompagnarmi a Roma al colloquio in Accademia. C’era con lo stesso Silvio D’Amico, Wanda Capodaglio ed Orazio Costa. Mi chiesero, tra l’altro, delle mie frequentazioni teatrali. Al ‘Lauro Rossi’ avevo visto solo uno spettacolo, con Paola Borboni. Silvio D’Amico mi fece capire che mi avrebbero ‘accolto’ dicendomi: ‘Qui a Roma avrai occasioni maggiori. Lo dissi a Perugini e festeggiammo insieme. Entrai come sesto, alla fine dell’anno ero diventato il primo ed ebbi diritto alla borsa di studio da 40.000 lire al mese. Non ebbi più bisogno delle sovvenzioni paterne..»
Graziosi (1)Per Franco Graziosi sarebbe arrivato presto il successo. All’inizio degli anni 60 fu uno degli interpreti dei primi sceneggiati tv: “La Pisana” con Lidia Alfonsi e “Il caso Maurizius” con Roul Grassilli. «Tutti mi cercavano. Per due anni, lavorai intensamente alla Rai. Ero ormai di casa in via Teulada. In Tv avrei alla fine lavorato in 80 produzioni. Un brutto colpo fu quando il vertice decise di fare stop con la prosa. Fu l’inizio dei serial americani ed ora delle fiction fatte in casa».
E’ un fiume in piena Franco Graziosi (LEGGI L’INTERVISTA) presentando l’evento di venerdì e sabato. Dopodomani (ore 18) agli Antichi Forni con una conversazione ‘stimolata’ dal giornalista Giancarlo Liuti e da Pier Giorgio Pietroni, direttore del CTR (Compagnie teatrali riuniti: Calabresi e gruppo Te.Ma) e il giorno dopo, alle ore 21.15, al Lauro Rossi con un recital di poesie: a cominciare da Jacopo da Lentini fino al prediletto Leopardi. Dice il giornalista Ugo Bellesi: «Con Liuti sarà un riandare indietro nel tempo. Giancarlo è stato spesso ospite a Milano di Franco, nei dopoteatro. E ricorda ancora le deliziose polpettine che un ristorante sudamericano ha denominato ‘alla Graziosi’ nel ricordo di un’ indimenticabile cena con l’attore maceratese improvvisato chef. Lui ha fatto conoscere i vincisgrassi sia a Roma sia a Milano…». Ma «pure le nostre tagliatelle – ricorda Graziosi – perchè da mia madre sin dall’età di dieci anni ho preso il segreto della pasta e della sfoglia fatta a mano».

Graziosi (2)Dice Giorgio Pietroni: «Lui è stato l’esempio cui tutti noi ci siamo ispirati. L’allievo prediletto di Perugini, di quella compagnia Calabresi che ha avuto in Ugo Giannangeli il regista più grande (chi scrive, coglie l’occasione perchè il Comune voglia pensare per Ugo ad una sepoltura più significativa del ruolo che lui ha avuto per la formazione di tanti giovani maceratesi ndr)» Aggiunge Pietroni: «Quante volte, noi maceratesi appassionati di teatro (ricordo Memo Cappelloni) andavamo a farci i week end a Milano con al centro lo spettacolo di Franco al Piccolo di Strehler. Per tre volte ho visto Il Giardino dei ciliegi di Cechov».

Un percorso ora inverso. Il week end nel nome di Franco Graziosi è organizzato dall’associazione Il Glomere, presieduta da Giuseppina Salsiccia, e la sponsorizzazione di Banca Mediolanum. In teatro (così come agli Antichi Forni) è gratuito: bisogna però prenotarsi in biglietteria per dare il benvenuto ad un attore sempre giovane. Che nel pluripremiato film di Paolo Sorrentino “La Grande Bellezza” (miglior film straniero per l’Academy) ci ha regalato un prezioso cammeo, l’interpretazione più bella, dopo quella di Toni Servillo: l’indimenticabile conte Colonna. “Il bastone di papà” è cresciuto, sostenendo l’arte drammatica italiana ad ogni livello: teatro, tv e cinema. Infine prima del congedo a Graziosi: Cosa ha preso dal suo essere maceratese? «La semplicità»

(foto di Guido Picchio)



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