Gambrinus festeggia 30 anni
“Ha fatto la nostra storia”

Il locale di Porto Recanati è stato aperto nel 1984 da Maurizio Francucci. E' stato uno dei primi pub marchigiani. Oggi è gestito dai fratelli Lorenzo e Francesco Giorgetti

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Da sinistra Lorenzo Giorgietti, Maurizio Francucci, Francesco Giorgetti e Kasia Swidzinska festeggiano insieme i 30 anni del Gambrinus

di Alessandro Trevisani

Trent’anni, e non li dimostra. Li ha compiuti ieri il Gambrinus di Porto Recanati, con una festa partecipatissima, a base di buffet, karaoke e la distribuzione di 500 magliette con la scritta “30 years together”. Tra brindisi, panini, autoscatti e canzoni a squarciagola c’è stato spazio per un ritorno graditissimo: quello di Maurizio Francucci, che sabato 5 maggio 1984 aprì per la prima volta al pubblico il locale di via Martin Luther King 15. Oggi, invece, lo mandano avanti i fratelli Lorenzo e Francesco Giorgetti con Kasia Swidzinska, che ogni sera (tranne la chiusura al martedì) spilla birra per tutti gli avventori: nel 2010 hanno raccolto il testimone che Francucci ha portato fino al 1998. Due gestioni più tardi sono arrivati questi giovani portorecanatesi pieni di entusiasmo. “Senza mio fratello – dice Lorenzo, che prima si occupava di plastica e meccanica – non l’avrei mai fatto: Francesco è il cuoco, e insieme portiamo la massima attenzione alle vivande. Per dire, ogni mattina ordino in macelleria gli hamburger freschi per la serata”.
Ma perché chiamarlo Gambrinus? “Perché è il nome di un re fiammingo cui la leggenda attribuisce l’invenzione della birra – spiega Francucci -. Il marchio nasce da una foto del Re scattata da mia cugina nell’omonimo locale vicino Budapest: io ho riadattato quel disegno e ci ho fatto l’insegna”.
1984: quell’anno “pub” era una parola ancora nuova dalle nostre parti. Veniva dal nord Italia e prima ancora dal Regno Unito. E il Gambrinus fu tra i primissimi pub marchigiani. “Volevo creare qualcosa per noi giovani – racconta Francucci, 24enne all’epoca – e con le conoscenze di arredamento che mi venivano dalla scuola d’arte l’ho creato tutto da solo, pezzo su pezzo, assemblando e verniciando la legna che avevo comprato, e disseminandolo di oggetti”. Ancora oggi ci sono i pezzi ‘storici’ appesi al muro negli anni ‘80: lampioni, pomelli, interruttori, che Francucci andava a cercare in un vecchio emporio di Ancona. E poi, nella sala interna, ecco i ‘segni’ del passaggio dei clienti: scritte, graffiti, date di incontri, di cene, tracce di amori col classico cuore trafitto. “All’inizio carteggiavo e riverniciavo, dopo un paio d’anni mi sono arreso e mi sono detto: ‘Sai che c’è? Scrivete quanto volete!’”, ricorda Francucci.

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Alcuni avventori storici festeggiano con le magliette omaggio rilasciate per il trentennale del locale

Nel maggio ‘84 nascono i primi storici panini, immortalati nel menu che ancora oggi reca la sovraccoperta in cartone dell’epoca. “Il più gettonato, a tutt’oggi, è il Boia, poi vengono il Green, l’Americano e l’Hamburger 3, quello con salsa e funghi”, dice Francesco Giorgetti. “Il Boia nasce dai gusti di un ragazzo – spiega Francucci – che chiedeva sempre wurstel, maionese e salsa piccante. Ma il primo che ho fatto è stato il Master: salsa di peperoni, prosciutto e funghi”. Ma Porto Recanati che approccio ebbe con la cultura del pub, dove si mangia e si beve dal dopocena alle 4? “Oddio – risponde Francucci – quanti litigi! E quante cause col condominio, almeno un paio all’anno! Ai piani superiori del palazzo mettevano striscioni che inneggiavano alla chiusura del locale, poi venivano i controlli e tutto risultava a posto. In paese dicevano che portavo via le persone dal corso, senza capire che un locale nuovo era un vantaggio per tutti”.
L’assessore al Commercio Roberto Sampaolo concorda e rilancia: “È vero, i primi tempi ci furono dei problemi, ma bisogna riconoscere che è sempre bello quando un comune piccolino qual era il nostro accoglie una grande novità come fu questo locale. Oggi possiamo dire che il Gambrinus ha fatto la storia di Porto Recanati”.

 

 

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Karaoke e buffet hanno animato la festa per i 30 anni dell’Osteria del Re Gambrinus

Cerchiamo di capire il segreto di questo posto rimasto identico per 30 anni, e lo chiediamo a una ventenne di Sirolo che entra con due amici intorno alle 2.30. “Il Gambrinus è ‘caldo’, ha carattere: dopo il lavoro vengo qua e il tempo sembra non passare mai”. Accanto a lei parla un giovane di Castelfidardo: “Il Gambrinus è bullo – dice in dialetto – per me è un po’ fuori mano, ma se passo da queste parti è una tappa obbligata”. Trent’anni fa i genitori di questi ragazzi forse nemmeno si conoscevano. Francucci li ascolta raggiante: “L’ho creato per loro questo posto, per poterci stare tutta la notte senza guardare l’orologio”. Due tavoli più in là scatta un bacio appassionato, mentre poco distante due ragazze hanno la faccia incollata allo schermino dello smartphone. “Che peccato – dice Francucci – la cosa più bella è stare a parlare”. La mappa del cambiamento nel 2014 include due assenti, le sigarette e l’eroina. “Una volta la nebbia creata dal fumo la tagliavi a fette. E quanti ragazzi morivano di droga negli anni ‘80: li avevi visti la sera prima a bere in allegria, e il giorno dopo venivi a sapere”.

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Kasia Swidzinska dietro alle inconfondibili spine del Gambrinus

Ma la malinconia si può scacciare con la birra. “I primi marchi furono Pilsner Urquell, Bonne Esperance, Warsteiner. E poi la più amata, la Lucifer”. Oggi al Gambrinus non la servono più. “Dipende tutto dal distributore – spiega Kasia, che viene da Miatsko, in Polonia – ma abbiamo conservato i bicchieri a coppa con la fiamma e il diavoletto, dove serviamo la Chouffe, che ha un sapore molto simile”. Piccole attenzioni che fanno tradizione. “Il bello – dice Lorenzo Giorgetti – è vedere i figli che riportano qua i genitori, che a loro volta furono clienti anni fa. Succede a cena, dove abbiamo anche tanti bambini”. Da locale ‘casinista’ a ponte tra più generazioni: anche questa è la storia del Gambrinus. Le 4 si avvicinano, la gente comincia a scemare, ma per chi resta dentro a finire la sua consumazione la favola continua. Fino a sfiorare l’alba, ancora una volta, trent’anni dopo.

 

 

 

 

 

 

 

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Francesco Giorgetti alla cassa del Gambrinus

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I tavoli del Gambrinus sono gli stessi degli esordi. Graffiti e banali grattature li hanno resi inconfondibili

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Il pannello numerico della reception dei vecchi hotel, uno degli oggetti che sono al Gambrinus da sempre

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La sala all’ingresso del Gambrinus

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La sala interna del Gambrinus di Porto Recanati

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Le scritte sui muri e sui tavoli, che non vengono cancellate da anni, sono ormai parte caratteristica del locale

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L’esterno del pub, con la stilizzazione del Re Gambrinus, il personaggio che secondo una leggenda ungherese ha inventato la birra

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Lo storico menu dell’Osteria del Re Gambrinus

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Nel menu spiccano i cavalli di battaglia di 30 anni di mangiate e buonumore

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Una scritta inneggia a Porto Recanati sulle assi di legno del Gambrinus

 

 

 



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