Mobilificio fallì, padre e figlio imputati per bancarotta

APPIGNANO - Alberto Accorsi, titolare dell'Arredamenti Accorsi, oggi ha patteggiato un anno e sei mesi. Contestata la distrazione di circa 250mila euro

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L'avvocato Paolo Carnevali

L’avvocato Paolo Carnevali

Un crack di poco più di 250mila euro nel fallimento del mobilificio Accorsi di Appignano: ammette le sue responsabilità e patteggia l’amministratore di fatto dell’azienda. Rinviato a giudizio il figlio, all’epoca dei fatti amministratore unico della società.

Questa mattina, al tribunale di Macerata, Alberto Accorsi, 58 anni, di Appignano, all’epoca dei fatti contestati (tra il 2009 e il 2011) amministratore di fatto della Arredamenti Accorsi, ha voluto dare la sua versione di come si svolsero i fatti che venivano contestati a lui e al figlio Andrea, 34 anni, in merito alla presunta distrazione di somme di denaro dal fallimento della sua azienda. Accorsi ha detto che le responsabilità erano sue e non del figlio, che all’epoca dei fatti studiava all’università di Bologna e dunque non seguiva le vicende dell’azienda. Accorsi, difeso dall’avvocato Cristina Rieti, ha patteggiato un anno e sei mesi davanti al giudice Enrico Zampetti. Il figlio Andrea, difeso dall’avvocato Paolo Carnevali, è stato invece rinviato a giudizio al 17 novembre. La contestazione parla di somme distratte dalla società tra il 2009 e il 2011.

(Gian. Gin.)



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