Ivo Pannaggi, da Macerata al museo Guggenheim di New York

ARTE - La mostra ospita circa 350 opere ed è dedicata interamente al Futurismo Italiano. L'esposizione è stata inaugurata il 21 febbraio scorso e chiuderà i battenti il 1 settembre 2014

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Due quadri di Ivo Pannaggi al museo Guggenheim di New York

foto 4di Elisabetta De Luca

Pannaggi: Macerata-NY ..in treno! La sua locomotiva è esposta al Guggenheim di New York. Il museo della grande mela ospita la più vasta esposizione, mai realizzata prima negli Stati Uniti, dedicata interamente al Futurismo Italiano. Sono circa 350 le opere esposte, molte delle quali mai uscite prima dall’Italia. La mostra inaugurata il 21 febbraio scorso, chiuderà i battenti il 1 settembre 2014.
Un’esposizione multimediale che traccia la storia di oltre trentacinque anni del movimento, a cominciare dal Manifesto Futurista di Marinetti, pubblicato su Le Figaro nel 1909, fino alla fine della seconda guerra mondiale. Non sono esposti solo dipinti, ma anche sculture, architetture, design, ceramiche, fashion, filmati, fotografie, pubblicità’, musiche, poesie; una raccolta globale della miriade di linguaggi usati dai futuristi.
Tra gli ottanta artisti presenti, Ivo Pannaggi è uno dei protagonisti. Il suo dipinto più noto, “Treno in corsa”, del 1922 (proveniente dalla raccolta della Fondazione Carima di palazzo Ricci), fa bella mostra di se’ al quinto piano dell’inconfondibile struttura a spirale del museo sulla quinta strada; questa sede del museo delle avanguardie moderne, è stata realizzata da Frank Lloyd Wright nel 1943 ed è considerata, essa stessa, una tra le più rinomate architetture del XX secolo.
foto 5Oltre alla famosa locomotiva, simbolo per eccellenza di modernità, velocità, “esperienza sensoriale totale del treno che passa attraverso le piccole cittadine della costa adriatica” così la descriveva lo stesso Pannaggi, si possono ammirare altri dipinti dell’artista tra i quali “Funzione dell’architettura HO3” proveniente dalla Galleria d’arte moderna di Roma, “Progetto di manifesto 4” del 1926/9 e “Progetto di Manifesto HM” del 1929, entrambi provenienti dal Connecticut. Da Losanna arriva invece la “Rivista del Futurista” che nel maggio 1923 aveva pubblicato “Arte meccanica: Manifesto futurista” scritto da Ivo Pannaggi, Vinicio Paladini ed Enrico Prezzolini. Proprio all’arte meccanica di Pannaggi e all’Avanguardia internazionale sarà dedicato il seminario previsto il 7 maggio sempre al Guggenheim e tenuto dalla professoressa di Storia dell’arte Christine Poggi (università della Pennsylvania).
Macerata, al tempo delle Locomotive che scalpitano come cavalli sulle rotaie, al tempo dell’audacia, del coraggio, dell’esaltazione e del salto mortale è stata dunque un centro culturale rilevante anzi “La locomotiva” (per restare in tema) di tutta la regione, e molti sono stati gli artisti protagonisti delle avanguardie del tempo che in qualche modo, nel primo novecento, si sono accostati al futurismo, ricordiamo Rolando Bravi, Sante Monachesi, Mario Buldorini, Umberto Peschi, Bruno Tano e Wladimiro Tulli. Non dimentichiamo il “maceratese d’adozione” Tullio Crali e la sua “AereoPittura”, corrente degli anni ’30 ispirata dalla forza dell’aviazione militare italiana e dalla memorabile impresa del volo transoceanico di Italo Balbo. Anche Crali dunque protagonista al Guggenheim, la sua opera del 1939 “Prima che si apre il paracadute” è stata scelta come simbolo dell’intera esposizione e copertina del libro pubblicato per l’occasione “Italian Futurism 1909-1944, Recostructing the universe” edito da Vivien Greene, curatrice della mostra newyorkese.

Ivo Pannaggi

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