di Walter Cortella
Dopo la tragedia shakespeariana, al «Lauro Rossi»approda Pretty-Un motivo per essere carini, scritta delcommediografo americano Neil LaBute. La regia è curata da Fabrizio Arcuri,alla guida di un cast di validi interpreti che normalmente alternano i loro impegni tra teatro, cinema e tv. Greg (Filippo Nigro), Steph (Fabrizia Sacchi), Kent (Giulio ForgesDavanzati) e Carly (Dajana Roncione), tutti personaggi di modesta levatura sociale, costituiscono due coppie dalla esistenza alquanto turbolenta. Il tema portante di «Pretty» è l’ossessione per la bellezza, o anche per la sua mancanza, nei rapporti interpersonali. Con crudeltà e qualche risata, tra chiacchiere e incomprensioni, il testo esprime gli impulsi più oscuri dell’uomo in un girotondo tragicomico di scambi feroci e corrosivi, il tutto infarcito di sarcasmo e ironia. Il difficile rapporto di coppia è un tema molto caro a LaBute che con «Pretty» completa,per il momento, una trilogia iniziata una dozzina di anni fa. Steph si crede abbastanza carina, ma è mortificata dal fatto che il suo compagno di vita la giudichi semplicemente «normale», anche se non la cambierebbe per nulla al mondo. Questo fatto crea nella giovane donna, dal carattere irascibile e polemico, una veemente reazione. Lo spettacolo inizia, infatti, con una lite furibonda tra i due, in camera da letto. Il povero Greg tenta in tutti i modi di difendersi, ma Steph è aggressiva, non gli lascia spazio.
Evidentemente, la donna attribuisce grande importanza al fattore bellezza all’interno della coppia al punto che, vedendolo messo in discussione proprio dal suo uomo, decide di troncare un rapporto per lei divenuto ormai insoddisfacente.Ma anche Carly ha qualche problema con la bellezza, seppure di natura opposta: sa di essere attraente e di piacere agli uomini che le dedicano fin troppe attenzioni. Quello che per le altre donne rappresenta in genere un bel punto di vantaggio, per lei sembra essere un impiccio. Arriva a pensare che la bellezza possa essere addirittura uno strumento di potere per manipolare le persone. La sua esistenza è afflitta dal costante timore che Kent possa tradirla, cosa che inevitabilmente si verifica con una nuova collega di lavoro, sexy e provocante.Anche questo è un ulteriore punto di riflessione: perché Kent, che ha a fianco una donna piacente manda a monte la sua vita sentimentale per una semplice avventura? Ben presto tutti i protagonisti finiranno per essere invischiati in un intrigo di segreti e tradimenti, da cui nessuno riuscirà più a sfuggire.LaBute racconta il mondo d’oggi, attraverso dialoghi naturali e conversazioni leggere, mostrando la natura individualista dei rapporti personali, l’egoismo dei personaggi e la superficialità delle relazioni umane. Il suo lavoro pone allo spettatore più di un interrogativo, ai quali non è facile dare una risposta.
I quattro protagonisti sono presi in un tourbillon furibondo, una giostra di vicende, osservate al microscopio, che Neil LaBute è riuscito a intessere intorno a piccoliepisodi di quotidianità che esplodono a causa di fraintendimenti e delle diverse sensibilità che regolano i rapporti tra uomini e donne.Un raffinato gioco delle parti senza esclusione di colpi, uno specchio dei nostri tempi in cui le relazioni sono costruite sull’immagine che abbiamo degli altri, invischiate nella difficoltà di riuscire a conoscerci per ciò che siamo realmente.È il solito problema dell’essere e dell’apparire. Gli interpreti hanno messo in evidenza una corposa preparazione, frutto di variegate esperienze artistiche maturate, come detto, in vari settori dello spettacolo. L’esibizione del quartetto è da ritenersi senz’altro di alto livello, e sono solo all’inizio della loro avventura. Infatti, dopo il debutto positivo al Teatro Nuovo di Napoli, la Compagnia degli Ipocriti ha iniziato, proprio da Macerata, una tournée che toccherà subito Milano e poi gran parte della provincia italiana, da nord a sud.
(Foto di Oreste Lanzetta e Iole Capasso).
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