Il “Codice rosa” arriva a Macerata
Una task force
contro la violenza sulle donne

L'iniziativa è stata presentata ne corso del seminario "La violenza di genere. Un approccio multidisciplinare", organizzato dalla Provincia per la Giornata nazionale

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(In alto la galleria fotografica di Lucrezia Benfatto)

Da sinistra

Da sinistra Anna Corignali, consigliera provinciale di paità, il vice presendete Paola Mariani, il rettore Luigi Lacchè, il prefetto Pietro Giardina, l’assessore Lippi e il presidente del comitato pari opportunità Ninfa Contigiani

 

di Alessandra Pierini

Un ‘codice rosa’ di accesso al pronto soccorso, un percorso di accoglienza destinato alle donne che subiscono violenze e in generale a tutti i soggetti deboli vittime di soprusi: bambini, anziani, immigrati, omosessuali. La prima ad aggiungere un nuovo colore al triage è stata la Toscana,  ma il progetto pilota partito a Grosseto nel 2010 potrebbe arrivare presto anche a Macerata  e forse estendersi a tutto il Paese, con l’istituzione di un codice rosa nazionale. L’iniziativa che vede impegnata l’Area Vasta 3 con la referente Maria Rita Mazzoccanti, direttore sanitario dell’ospedale di Macerata è stata annunciata nel corso del seminario “La violenza di genere. Un approccio multidisciplinare”, organizzato dalla Provincia di Macerata nell’ambito della Giornata nazionale contro la violenza sulle donne.
Il ‘Codice Rosa’ nasce nel 2010 in Toscana, nell’Azienda Usl 9 di Grosseto come progetto pilota. È diventato progetto regionale nel 2012. Si parte da una stanza dedicata all’interno del pronto soccorso, nella quale accedono tutti gli specialisti che dovranno incontrare il paziente: una task force di professionisti, ‘sentinelle’ addestrate a riconoscere una violenza subita anche nei casi in cui non è dichiarata. Infermieri, ostetriche, medici, assistenti sociali, psicologi, magistrati, ufficiali di polizia giudiziaria, che uniscono le loro competenze per tutelare le fasce deboli della popolazione, fornendo assistenza sanitaria e psicologica e allo steso tempo adottando procedure che permettono di velocizzare i tempi di indagine. Alla base dell’attività della task force c’è un protocollo firmato congiuntamente da Regione Toscana e Procura generale della Repubblica di Firenze, che permette di affiancare alle cure del paziente l’azione coordinata e immediata delle forze dell’ordine, per registrare tutti gli elementi utili, avviare le indagini, monitorare e tenere sotto controllo le situazioni a rischio nei casi di mancata denuncia.

Il prefetto Pietro Giardina

Il prefetto Pietro Giardina

La buona prassi toscana doveva essere presentata da Vittoria Doretti, medico responsabile del progetto che avrebbe dovuto intervenire via Skype ma per problemi tecnici non ha potuto essere virtualmente presente. Comunque dell’iniziativa si è parlato con grande interesse nel corso del seminario che ha visto l’avvicendarsi di interventi di quanti operano ogni giorno  sul campo. Tra gli altri Laura Pomicino, psicologa dell’Università di Trieste che ha fatto leva sulla cornice culturale che porta ad episodi di violenza: «Spesso – ha spiegato – si tende a cercare la causa degli episodi di violenza nell’uomo o nella donna coinvolti. La nostra cultura è invece imbevuta di concetti di separazione tra donne e uomoni, li ritroviamo nei proverbi o nella pubblicità. E’ diffusa la disparità nei ruoli, alla quale si aggiungono stereotipi diffusi anche nei giovanissimi  per cui le donne sono relegate ai ruoli sessuali e dell’accudimento».
Il procuratore Giovanni Giorgio del tribunale di Macerata ha illustrato il quadro normativo di riferimento e la sua evoluzione a tutela delle donne.
Presenta anche Francesca Baleani, maceratese vittima della violenza dell’ex marito che, dopo averla picchiata, la buttò in un cassonetto.

(In alto la galleria fotografica di Lucrezia Benfatto)



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