Quando il gioco d’azzardo invita a riflettere

Una divertente commedia al 45° Festival Macerata Teatro

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Gerry Petrosino, Giulia Sielo e Gaetano Troiano

Gerry Petrosino, Giulia Sielo e Gaetano Troiano

 

di Walter Cortella

Gioco d’azzardo, usura, criminalità organizzata. Questi sono i vertici del perverso triangolo all’interno del quale si dipana la vicenda di Tressette con il morto, la commedia in due atti scritta e interpretata da Gerry Petrosino e presentata al «Lauro Rossi»,  nell’ambito del 45° Festival Macerata Teatro. Tutto comincia in una sala giochi, dove Alberto (Gerry Petrosino), giovane e promettente pittore, sperpera il suo denaro davanti a una slot machine, nella speranza di fare una grossa vincita, di quelle capaci di cambiarti la vita. Ma si sa come vanno a finire questi sogni, o meglio queste illusioni. Alberto, non ha la forza di allontanarsi da quelle diaboliche macchine mangiasoldi, si indebita, finisce tra le grinfie degli usurai e imbocca una spirale che sembra non avere fine. Malgrado l’aiuto del fratello Sebastiano (Gaetano Troiano) non riesce a saziare l’ingordigia dei suoi aguzzini.

Assunta Marino e Salvatore Illegittimo

Assunta Marino e Salvatore Illegittimo

Il debito cresce a dismisura e con esso le minacce dei malviventi. Si sente imbottigliato in un vicolo chiuso. E allora, incapace di far fronte alla situazione sempre più drammatica, si rifugia in un sonno profondo e liberatorio. La sua mente, assillata da quel chiodo fisso, cade in un incubo e sogna. Questo è l’antefatto che lo spettatore scopre solo alla fine. Il film narrativo si dipana, infatti, al contrario. Alberto sogna che il grosso debito da pagare è una «eredità» lasciata loro dall’altro fratello Alfonso (Valter Granese), incallito e sfortunato giocatore di tressette, suicidatosi per sfuggire agli usurai che lo avevano saldamente in pugno. Pian piano la scena si popola di variegati personaggi che vivono situazioni diverse e intricate, dalla comicità esilarante, che hanno come punto centrale di riferimento Alberto e Sebastiano. La situazione, in apparenza spensierata e divertente, diventa ogni giorno più grave. Gli usurai stringono il loro cerchio, senza pietà. Ci sarebbe una sola possibilità per liberarsi dalla loro morsa: denunciarli, ma il rischio di atroci vendette è troppo alto.

Gerardina Tesauro

Gerardina Tesauro

Meglio seguire una strategia più sicura e accettare la proposta della padrona di casa, la straripante Assunta (Assunta Marino),che ha urgente bisogno di un rene, per il quale è pronta a versare 150 milioni,grazie ai quali il problema sarebbe risolto per sempre e tutto potrebbe tornare come prima. Ma le cose prendono un’altra piega anche nel sogno: Alfonso e Assunta muoiono subito dopo l’intervento. Un brusco risveglio riporta Alberto alla dura realtà quotidiana: non c’è alcun fratello morto, non ci sono i 150 milioni, c’è invece ancora il debito che deve essere saldato quanto prima. Tutti i protagonisti assumono nella ritrovata realtà ruoli ben diversi da quelli che avevano nel sogno. Un risveglio triste e amaro, come amara è la storia nella quale Alberto si trova coinvolto a causa della sua leggerezza. Non ci sono vie d’uscita, a meno che…… Ma il fratello Alfonso sarebbe disposto a vendere un suo rene? Con questo lavoro Petrosino affronta temi molto delicati e di grande attualità, ma lo fa con ironia,tessendo una trama accattivante, giocata sulla corda della comicità, seppure stemperata da una sottile vena amara. Lo spettatore fin dalle prime battute viene travolto da una valanga di situazioni e gags molto divertenti, ma è indubbio che la storia dei fratelli De Revizis è una di quelle che fa riflettere.

Gerardina Tesauro e Gerry Petrosino

Gerardina Tesauro e Gerry Petrosino

L’autore non ha pretese di analisi sociale ma affida al teatro l’importante ruolo di cassa di risonanza. Infatti, i suoi personaggi non ci dicono ciò che è giusto o ingiusto fare, ma lasciano a noi il compito di individuare le scelte opportune in casi del genere. La commedia, fruibile e frizzante, è condotta su ritmi sempre molto elevati, senza mai un momento di flessione. Gerry Petrosino e Gaetano Troiano, che ha curato anche la regia, sono i protagonisti principali intorno ai quali ruota tutta la vicenda. Dalla loro interpretazione traspare un ricco background artistico formatosi nel tempo, lavorando accanto ad attori professionisti. Ma bisogna riconoscere che non sono soli sulla scena: accanto ad essi si esibisce un gruppetto di validi elementi dotati di spiccata vis comica e grande padronanza della scena, capitanato da Assunta Marino, attrice dal «colore» proprio del teatro partenopeo. Molto azzeccate le singole caratterizzazioni, merito indubbio del regista. Originale il supporto musicale da parte del gruppo salernitano «Don Kazù». La sobria scenografia di Marcello Gallo è arricchita dalle tele della pittrice Angela Arena, ispirate dalla lettura del testo di Petrosino. In conclusione, più che positiva la performance della Compagnia Avalon di Battipaglia, al suo debutto sulla scena del «Lauro Rossi».

(Foto di Maurizio Iesari)



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