Colfiorito tra ricostruzione post sisma e Quadrilatero

Convegno domani (sabato 28 alle 17,30) nella sede del Parco regionale

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colfioritoL’altipiano non deve morire. Il futuro di Colfiorito è ad un bivio a sedici anni esatti dal terremoto. Questa terra di mezzo, dal passato millenario, è alle prese con un rilancio ed una ricostruzione post sisma abbandonata a metà perchè ‘certificata’ come completata. “Invece no! Lo dissi al Presidente Napolitano, al decennale, che i lavori sono stati completati neppure per la metà” insorge Venanzo Ronchetti, sindaco di Serravalle di Chienti (oggi è vice) ai tempi del terremoto. Alloggia alla Casa del Clero di Camerino, e per raggiunti limiti di età, non è più il parroco di Cesi (“parrocchia che si è mantenuta grazie all’immigrazione dall’Est”) don Primo Grasselli, soprannominato ‘don terremoto’ che si distinse per le opere di soccorso e che rimase anch’egli ferito quella notte di settembre del 1997 quando la terra tremò.

Già, quale futuro per Colfiorito ora che sull’altipiano sono rimasti tuttalpiù in cinquecento e che bastano due, tre bar al massimo per contenere le sere d’inverno (e no) gli uomini rimasti, perlopiù anziani,  mentre le ragazze sognano di sposarsi altrove, a Foligno, Roma soprattutto: “Importante è andarsene”.  In uno di quei bar, nell’ex campo 64 d’internamento fascista (poi caserma militare) c’è chi ricorda un’opportunità sfumata. Dice Renzo Cellini: “Negli anni ’50  mio nonno Quinto era la guida di chi veniva a pescare e cacciare sul lago che, molto più ricco di acque, era navigabile. Nel 1952 cominciò a venire da Matelica, accompagnato dal fratello Italo, anche Enrico Mattei, presidente dell’Agip (l’Eni sarebbe stata fondato l’anno dopo ’53 ndr)”. C’è una cartolina (collezione Cantarini) in esposizione fino a poco fa nella sede del Parco regionale, in cui insieme con Quinto Cellini in barca sul lago c’è un cacciatore che molti hanno riconosciuto: lui, Enrico Mattei. Ricorda ancora Cellini: “Era un uomo alto, forte, autorevole. In me bambino, incuteva soggezione. Aveva tuttavia un sorriso dolce. Venivano da Perugia alcuni suoi amici, i professori Silvestrini e Guasoni e l’ing. Ciuffini. Era tanta la fama dei due sanitari che qualcuno s’azzardava loro a chiedere consiglio. Così accadde ad un mio cuginetto che fu fatto distendere su un muretto e visitato. I consigli si rivelarono decisivi evitandogli un intervento operatorio che sembrava inevitabile”.

Il lago di Colfiorito com'è oggi...

Il lago di Colfiorito com’è oggi

E Mattei? “Come al solito aveva visto avanti. Non si stupirebbe per i cantieri aperti oggi, inammiginabili fino a poco fa. Li aveva previsti. Lo diceva a mio nonno: questo altipiano diventerà un grande snodo viario. Ed aveva pensato ad una grande stazione di servizio Agip. Per la gestione aveva pensato proprio a Quinto Cellini. Anzi gli disse: se hai un terreno di proprietà,  partiamo subito! Mio nonno non l’aveva, pensò ad acquistarlo, ne parlò con mia nonna, poi prevalse la prudenza…” Così Mattei lasciò Colfiorito per Anterseva, in Alto Adige; affittò l’omonimo lago e fece costruire a Brunico una grande stazione Agip. Il gestore diventò uno dei suoi uomini di fiducia più stretti seguendolo quasi sino alla fine, 51 anni fa. “Quando ebbe la notizia della morte di Mattei quella sera di fine ottobre ’62, Fanfani esclamò: Questa è la rovina dell’Italia!”. A ricordare così è un altro colfioritano, seppure d’adozione, avendo sposato una donna del posto -“Mattei mi chiamava per questo: ‘Tosco-marchigiano, essendo io in realtà aretino”. Si chiama Ismeno Fabbri, ed è stato per 44 anni assistente capo della presidenza del Senato. “Ogni 15 giorni, Mattei era a Palazzo Madama, per gli incontri riservati c’era la casa di Fanfani, in via dei Platani, dove incontrava anche Gianni Agnelli”. Tante suggestioni sull’altipiano, terra di Plestini umbri la cui civiltà è testimoniata dal museo (Mac) inaugurato di recente. Terra di confine ed insieme di collegamento tra Adriatico e Tirreno sulla quale passarono Annibale e la sua cavalleria e popolato in tempi preistorici da mitici predatori estinti, come hanno appurato le campagne di scavo dell’università di Camerino.

superstrada colfioritoAdesso la ‘Quadrilatero’ cambierà un costume millenario. “Ottimo, ci sarà sviluppo e più comunicazioni” dice Federica Santoni, giovane albergatrice, molto nota anche per la bravura con cui sa interpretare fotograficamente l’altipiano. Qualche dubbio invece da Annunziatina Ricci, ristoratrice molto legata alle tradizioni di Colfiorito. “Bisogna conservare di più la memoria del passato. Dove sono le antiche fonti? Che sarà del grande piazzale, ora liberato, interno all’ex campo 64? Solo un parcheggio?”.  Richieste, domande sul futuro di un territorio unico nel nome di un uomo ‘che vedeva il futuro’: Enrico Mattei. Se ne parlerà nella sede del Parco di Colfiorito, sabato dalle ore 17.30. ‘Sollecitati’ dal capo ufficio stampa della giunta regionale dell’Umbria, Lucio Biagioni: il sindaco di  Foligno, Nando Mismetti; Dario Conti, sindaco di Camerino (“terra che non è più Umbria ma che non è stata sempre Marche” la definiva Ugo Betti); Alessandro Blasetti, del Museo delle Scienze dell’Università di Camerino; Giuseppe Lupi (Montelago Celtic Festival); Dante Ciliani,  presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria (che insieme con ‘Cronache Maceratesi’ patrocina l’iniziativa); i giornalisti Giuseppe De Rosa, direttore di ‘Orizzonti della Marca’; Gabriele Censi  e Maurizio Verdenelli, autore de “La leggenda del santo petroliere”, dedicato a Mattei. Con loro il portavoce Onu, Andrea Angeli (nello staff di De Mistura per il caso India-marò) che tra la ‘sua’ Macerata, Roma e il mondo, è anch’egli uno dei grandi ‘pendolari’ dell’altipiano.



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