Il Sabato del Villaggio
del cardinal Comastri

RECANATI - Conferita la cittadinanza onoraria all'ex delegato pontificio di Loreto in una cerimonia che, in cattedrale, ha visto l'omaggio a Gregorio XII, l'ultima papa dimissionario prima di Joseph Ratzinger. Il porporato elogia Leopardi analizzando la sua lirica più celebre, con un parallelismo ai tempi attuali

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Il sindaco Fiordomo consegna la pergamena ad Angelo Comastri

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Da sinistra: Monsignor Claudio Giuliodori, il Cardinale Angelo Comastri e Don Pietro Spernanzoni

 

di Maurizio Verdenelli


(Foto-servizio di Lucrezia Benfatto)

“Il coraggio di lasciare”. Così Angelo Comastri. La figura di Benedetto XVI, l’ultimo papa emerito è emersa in modo netto oggi nel Sabato del Villaggio recanatese. Una cerimonia festosa, al centro due grandi protagonisti, il cardinale, vicario generale per la Città del Vaticano e Gregorio XII, alias Angelo Correr l’ultimo pontefice dimissionario prima di Ratzinger e come quest’ultimo, anch’egli papa emerito. Tanti i motivi di suggestione nella visita alla cattedrale di San Flaviano (restaurata magnificamente due anni fa) e al municipio, dove il sindaco l’ha nominato cittadino ad honorem, da parte di Comastri che tornava nelle Marche a distanza di pochi mesi, da quel festoso giovedì 4 ottobre, in quella Loreto di cui lui era stato delegato pontificio dal 1997 al 2005, alla vigilia della morte di Wojtyla. Pochi mesi, ma tanti avvenimenti. La conclusione del processo al ‘corvo’, il perdono di Benedetto XVI, la fine dei ‘sussurri’, le dimissioni del papa. Per essere oggi a Recanati, affollata di bancarelle nel nome del patrono San Vito, il cardinale ha fatto gli straordinari. Proveniente da Venezia, Treviso ha fatto una deviazione per questa terra che è nella sua anima -“nel gennaio 1997, mia madre, ad appena un mese dal nostro arrivo a Loreto, mi disse: ‘Mi sembra di essere nata sempre qui”- per essere già da stasera a Roma: “Domani ci sono quattro grandi cerimonie a San Pietro” (di cui lui è arciprete).

cittadinanza_onoraria_cardinale_Comastri (3)Tuttavia, non solo nel nome di Gregorio XII -che da il nome alla stradina che s’inerpica verso l’ingresso del duomo- ma anche in quella di Giacomo Leopardi si è ‘spesa’ la giornata recanatese del cardinale. “Dal sabato del Villaggio al sabato Normale” ha voluto infatti significativamente intitolare l’intervento nell’aula magna che fu inaugurata da Giosuè Carducci nel nome del grande poeta. Crediamo che sia la prima volta nella storia della critica della letteratura italiana che un vertice della Chiesa -quella stessa che vide sempre con grande sospetto il poeta recanatese tanto da controllarne assiduamente i movimenti- abbia condotto un’analisi critica su un’opera leopardiana traendone spunti ed insegnamenti morali. Il Sabato del Villaggio, ha detto Comastri, è la cronaca fedele della vita che abbiamo condotto fino a pochi decenni fa, dove tutto pur nella povertà (“Anch’io ero povero: due stanze, una cucina ed una camera dove abitavamo io, i miei genitori, mia sorella e mio nonno”) è onesto, pulito, spiritualmente alto. Ed ora? Comastri ha ricordato la civitanovese Letizia Berdini ‘uccisa’ dai ragazzi del cavalcavia, per dire che la vuotezza abita i ragazzi delle nuove generazioni, figli di famiglie frantumate. “Anzi la famiglia non c’è più”. E ha citato il giornalista Tiziano Terzani sul “senso della vita smarrita” ed anche il portorecanatese Enrico Medi: “Ora che abbiamo imparato a camminare sulla luna, non dobbiamo disimparare a camminare sulla terra” disse il grande scienziato, allievo di Padre Pio. Ed ha concluso ricordando i cinquantanni dalla morte di Giovanni XIII che, anch’egli poverissimo, vedeva nel dono della fede l grande ricchezza avuta in eredità dai genitori. Un’ammonizione finale con anagramma: “che i figli nostri non diventino figli mostri”.

cittadinanza_onoraria_cardinale_Comastri (6)Una grande lezione quella di Comastri che ha accettato “seppur senza alcun merito” (ha detto) la sua seconda cittadinanza onoraria di un comune maceratese, dopo quella di Cingoli nel novembre del 2011.
Un grande pomeriggio. Con rispetto dei tempi in cattedrale considerato che come aveva ricordato mons. Claudio Giuliodori, quella del porporato (che con lui rico0rda a Roma sempre i suoi anni marchigiani) era una “toccata e fuga”. Nel Duomo di San Flaviano, Comastri, dopo essersi raccolto in preghiera nella cappella della Santissima Trinità, aveva sostato davanti alla tomba di Gregorio XII (abbellita con un mazzo di rose bianche) per fare il suo ingresso nella preziosissima Cappella dei Santi che il pontefice morto a Recanati aveva praticamente eretto donando alla città reliquie preziosissime tra le quali i sandali di san Francesco ed alcuni frammenti della Croce Santa. Poi la benedizione della via crucis opera del grande recanatese Biagio Biagetti, direttore dei musi civici (presente la figlia Fiorella) che dopo 23 anni in Vaticano, dove aveva restaurato la cappella sistina e le sale del Raffaello, aveva deciso per la pace e la serenità della sua Recanati, alla quale ha lasciato tante sue opere tra cui il bozzetto delle pitture e decorazioni della tomba di beniamino Gigli. “Mio padre, morto nel ’47, era già vecchio e con una piramide aveva dei problemi” ricorda Fiorella che aveva 17 anni alla morte del padre, fondatore pure del Gabinetto del restauro al Vaticano. La via crucis, restaurata da Anna Fulimeni (Firenze) è davvero ragguardevole ed è copia della chiesa di S.Croce al Flaminio a Roma. Un altro gioiello per San Flaviano del cui restauro, cittadinanza_onoraria_cardinale_Comastri (9)Comastri molto si è rallegrato citando Paolo VI, quando inaugurò un restauro famoso: nel ’73, quella della Pietà di Michelangelo, sfregiata l’anno prima. “Il restauro più grande è quello dentro di noi, della nostra anima”.

Poi, all’interno di una Recanati in festa, tutti in Comune. Dove c’è stato posto per premiare anche cittadini benemeriti: Mario Baiocco, Risveglio Cappellacci, Alberto Cecchini, don Giovanni Latini, Anna Sagni, Giuseppe Scarponi e Giovanni Tanoni. E le ditte: Clementoni (Matilde ha ricordato con commozione il marito Mario, scomparso di recente), FBT (ci sarà un progetto in centro storico nel nome di Gigli, ha annunciato il sindaco Fiordomo), e la Croce Gialla. E pure alcuni locali storici: Mengarelli, bar 134 e La Fojetta. Forse troppo per una cerimonia sola, con un principe della Chiesa. Tuttavia la festa di San Vito non ha fatto eccezioni. Ieri sera Comastri riprendeva la strada per Roma verso le 20 mentre già davanti al duomo che fu di Gregorio XII, davanti al Gallery dov’è alloggiato, sciamavano guardie del corpo dell’emiro El Mansur: altro illustre ospite recanatese in questi giorni di festa, in questo particolare Sabato del Villaggio.

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