Pelè a Ricky Albertosi:
“Ti farei gol anche oggi”

MONTECOSARO - Inaugurato il Museo dello Sport Illustrato di Paolo Marinozzi. Il grande portiere della nazionale ricorda Italia-Germania 4 a 3: "Con O Rei siamo diventati amici"

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di Maurizio Verdenelli

A distanza di 43 anni la rabbia é ancora la stessa …e pure la soddisfazione di aver giocato la ‘partita del secolo’, così come ‘certifica’ la targa allo stadio Azteca di Città del Messico. Ci hanno fatto pure un film su quello storico Italia-Germania: 4-3 ai Mondiali del ’70 e Ricky Albertosi, il numero uno azzurro, ha la mano che gli duole per gli autografi a centinaia distribuiti al nuovo museo del calcio illustrato, che ha inaugurato domenica, a Montecosaro: terza fatica (dopo il museo del collezionismo e il Cinema a pennello) di quell’autentico Ercole dell’oggetto Cult che si chiama Paolo Marinozzi. 

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Albertosi firma autografi davanti al televisore d’epoca che trasmette la partita del secolo

“Ero così  arrabbiato con Gianni Rivera perchè messo a guardia del palo aveva ‘lisciato’ il gol del pari tedesco che l’avrei preso a botte. Guardi, quello che ha detto Marco Materazzi a Zinedine Zidane per scatenarne la reazione nella finale a Berlino, è stata acqua di colonia rispetto a quello che dissi al Golden boy. Stavo anche per dargli una legnata… tanto è vero che lui, come riferì poi tutte le volte, non aveva avuto altra alternativa che andare all’attacco e segnare il 4-3! Solo così perdonai Rivera…”.

Albertosi, una delle stelle mondiali del calcio italiano, è un fiume in piena. ‘Però poi Pelè, nella finale, fece quel gol bellissimo di testa, superando Burgnich in elevazione di …mezzo metro’. “Sì, il Brasile era fortissimo e noi stanchissimi. Ma noi per trequarti di partita reggermo. Pelè, poi, mi ha segnato tutte le volte che gli ho giocato contro. Tanto è vero che alla fine siamo diventati amici e quelle volte che ci incontriamo mi dice scherzando; ‘Ricky, tanto è inutile. Ti farei gol anche in amichevole o meglio nelle nostre partite ricordo…”.

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Albertosi con Paolo Marinozzi e al centro la maglia numero 1 di Città del messico

A proposito del grande ‘o rey’, il museo conserva anche la maglia che lui indossò nel celebre film ‘Fuga per la vittoria’ che, pochi sanno, è stato ispirato da una storia vera accaduta durante la guerra sul campo sportivo di Sarnano si tratta delle leggendaria partita (3-3 il risultato finale) tra partigiani e soldati tedeschi, diretta da Mario Maurelli che, diventato un grande arbitro internazionale, diede il suo nome allo stadio della cittadina maceratese dov’era nato.

Al Museo c’è anche un signore, un altro grande nome del football, ad aver segnato al ‘portierone’ azzurro: Beniamino Di Giacomo. “Peccato poi che quella partita, che stavamo vincendo per quella unica segnatura, venne sospesa per nebbia quasi sulla fine”. Con Di Giacomo c’é pure un altro monumento portorecanatese dello sport: il portiere Luciano Panetti, anch’egli azzurro (“Ma noi che non giocavamo nelle squadre del Nord, avevamo problemi a farci largo in Nazionale”) e predecessore di Albertosi. Il quale, da parte sua, aprì la strada a Dino Zoff. “Aveva giocato qualche partita prima di Mexico 70, ma il titolare restavo io…” puntualizza Albertosi. Che fa gli elogi di Marinozzi: “Qui a Montecosaro ho ritrovato il mio sombrero messicano di 43 anni fa…incredibile e pure tanti altri oggetti. Non potevo non venire anche se Paolo è stato gentile ad anticipare il giorno prima fissato per l’inaugurazione a causa delle mie esigenze: sono infatti in partenza per la Sardegna”.


museo-sport-5Lei chiuse la sua lunghissima attività con l’Elpidiense… 
“Già, è la prima volta che torno nelle Marche da allora. Fu una conclusione felice: mi trovai benissimo come oggi, qui, a  Montecosaro che è una cittadina meravigliosa”.

La giornata particolare di Albertosi ha segnato l’ennesimo successo di Marinozzi che ha allestito i locali al piano terra e quelli underground, suggestivi, con attrezzature da bar sport e da ricevitorie del Totocalcio (subentrarto alla Sisal). Tutto riuscitissimo. Ma di solo calcio vive il Museo con i palloni del Grande Torino, le scarpette di Totti, ma anche di ciclismo con le bici di Coppi e Gismondi, le magliette Bianchi e quelle azzurre dei Mondiali. Al bar poi bevande anni ’50 con l’introvabile spuma. Il Museo dello sport illustrato è poprio dirimpetto a quello del Cinema con tanti altri oggetti da collezione e soprattutto il David di Donatello vinto da Claudia Cardinale per ‘Il giorno della civetta’ e donato dall’attrice a Marinozzi. “Che gran persona, Claudia. Ci sentiamo spesso, ormai tra lei e mia moglie c’è un feeling come fossero vecchi amici. Così come tutti con tutti gli altri grandi nomi che nel corso ormai dei decenni sono stati nostri ospiti, a cominciare da Liliana De Curtis, ricordando il suo grande papà: Totò”. (GUARDA IL VIDEO)

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Beniamino Di Giacomo

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Luciano Panetti


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