“Cantamaggio e merennàta” a Petriolo

Domenica 12 maggio diversi gruppi provenienti da tutte le Marche andranno per le case del territorio per rinverdire la tradizione popolare contadina

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cantamaggio-2“E i nostri contadini, che vedono la terra rispondere con lusinghiera promessa alle loro fatiche, non possono rimanere indifferenti dinanzi a tanto risveglio, a tanto spasimo d’amore, a tanta festa dell’universa natura e salutano con allegria la venuta del maggio. Fino ai giorni nostri, comitive di rusticani trovatori nell’ultimo d’aprile si mettevano in giro per la campagna e, sostando di casa in casa, recavano ai buoni villici con canto e suoni la lieta novella. Al loro apparire i fanciulli, i vecchi e le belle forosette si affacciavano alla loggia, circondavano la comitiva, che faceva far loro delle matte risate, avendo per tutti una stroffetta spiritosa da cantare. Alla fine veniva ad essi offerto un bicchier di vino e venivano regalati d’uova o di caciottelle, onde ai ritorno buona quantità ne avevano radunate.” Così descrive il Cantamaggio lo storico maceratese Domenico Spadoni (1871-1944) in “Alcune costumanze e curiosità storiche Marchigiane”, Volume XVI della collana “Curiosità popolari tradizionali pubblicate per cura di Giuseppe Pitrè” pubblicato nell’anno 1899.  Il Cantamaggio, assieme alla Pasquella, la Passió’ e lo Scacciamarzo, è uno dei più noti canti rituali di questua della tradizione, diffuso in forme diverse in tutta l’Italia centrale, compresa la nostra Marca. Questi canti propiziatori vengono eseguiti sin da tempi immemori da musici e cantori popolari, casa per casa, seguendo un cerimoniale ben preciso e nelle date importanti del calendario della vita della comunità, vita che una volta era prettamente agricola ed era scandita dal calendario liturgico e dalle stagioni, in un mescolarsi di usanze e simbologie di matrice cristiana e di tradizioni molto più arcaiche.

cantamaggio-1Ma cos’è il Cantamaggio? Innanzitutto col Cantamaggio i cantori celebrano l’avvento della primavera, il risveglio della natura, il ciclo della vita che riprende, portando auguri di benessere per la comunità ed i singoli per la stagione agricola che inizia. Inoltre la tradizione del Cantamaggio (e dei canti rituali di questua in genere) tiene viva la cultura dell’ospitalità. Questo dell’accoglienza è un ricordo ancestrale di quando, nei tempi antichi, prima ancora dei Santi e prima ancora del Cristo, erano gli dei a bussare alle porte delle case travestiti da uomini: riservare loro un buon trattamento poteva far scendere sulla casa il favore del cielo, qualcosa di irrinunciabile nel mondo aspro e faticoso di una volta. Nel contempo era un modo per tramandare un insegnamento di umanità e fraternità, senza il quale -i vecchi lo sapevano- il mondo sarebbe certo ben peggiore. Il cerimoniale del Cantamaggio prevede che i cantori arrivino presso la casa e chiedano con cerimoniale cortesia il permesso di poter suonare (permesso che veniva negato solamente nelle case col lutto, dove comunque veniva offerto qualche dono). Fuori di casa si riunisce la famiglia e, mentre tutti ascoltano il canto e l’organetto, è la vergara (la moglie de lu vergà’) che di solito si preoccupa di prendere doni da dare ai suonatori (tradizionalmente uova, vino, cibo o dolci, ma spesso in epoche recenti anche in denaro). Se l’atmosfera è propizia, è d’uso anche fare qualche stornellata di saltarello.   Quindi, nello spirito della nostra buona e antica tradizione, domenica 12 maggio 2013 diversi gruppi provenienti da tutte le Marche andranno per le case del territorio del Comune di Petriolo di Macerata portando il loro Cantamaggio (ogni zona, non dimentichiamolo, aveva il suo).  La giornata inizierà alle ore 9.00 con il raduno in piazza dei gruppi che poi per tutta la mattinata porteranno il buon augurio coi loro canti e la loro gioia in tutte le case per le contrade e le vie del Paese. Alle ore 15.00 poi siete tutti invitati alla Casa della Confraternita del Santissimo Sacramento (vicino la cantina della Murola), dove fino a sera si terrà una esibizione di tutti i gruppi, che scaturirà in una festa spontanea e comunitaria al modo di una volta, sull’ara della casa, al suono del saltarello e degli stornelli della tradizione.



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