di Monia Orazi
“Ora basta!”. E’ questo lo slogan scelto dai sindacati del personale Asur Area Vasta 3, per la seconda iniziativa di protesta, voluta per richiamare l’attenzione dei dirigenti sanitari e della popolazione su quanto sta accadendo, nel processo di riorganizzazione dei servizi sanitari. Oggi si è tenuta una doppia assemblea con i lavoratori, negli ospedali di Camerino e San Severino Marche. “Basta con le promesse e gli accordi disattesi, tutti siamo coscienti dei tagli al fondo sanitario, ma vogliamo essere protagonisti del cambiamento, senza subire scelte che non condividiamo. Porteremo avanti tutte le azioni possibili, se serve scenderemo in piazza e occuperemo la sede dell’Area Vasta”, avverte Sistino Tamagnini delle rappresentanze sindacali unitarie Area Vasta 3 (Funzione Pubblica Cisl). Dopo la prima assemblea di Macerata, lo scorso 14 gennaio (leggi l’articolo) è ripresa in piccola parte la contrattazione con i vertici dell’azienda sanitaria. Prossimo appuntamento di protesta, il 29 gennaio a Civitanova.
“Noi siamo un servizio, non un costo, assorbiamo le sofferenze della cittadinanza, non entriamo nel merito delle decisioni apicali, ma portiamo avanti le istanze del territorio e dei cittadini, abbiamo battuto più volte i pugni sul tavolo con l’Asur. Non vogliamo arrivare a fare denunce, è la nostra estrema ratio. Vogliamo programmare con i dirigenti il futuro lavorativo, il malumore nelle corsie è palpabile”, ha spiegato Tamagnini. Il problema riguarda i turni di lavoro mattino-notte, mancati riposi, la predisposizione del piano ferie, che comportano un maggiore carico di lavoro per il personale, acuendo stress e stanchezza che per i sindacalisti si ripercuotono sul livello di qualità del servizio.”Stanno tenendo in piedi per oscuri giochi politici delle baracche vuote – denuncia il sindacalista – la riorganizzazione va condivisa con il personale, dati alla mano, serve un confronto aperto”. In ballo c’è la riconversione dei reparti medicina di Tolentino, Matelica e Recanati, da reparti per acuti a lungodegenze, “dobbiamo garantire un servizio soddisfacente per l’utenza, salvaguardando le professionalità, ci stiamo riempiendo di strutture lagher, la partita è dura, piena di asperità, ma noi non ci arrenderemo”, ha concluso Tamagnini.
Orlanda Rampichini, collega delle Rsu Area Vasta 3 (Funzione pubblica Cgil), ha spiegato come su venticinque punti aperti da contrattare con la dirigenza Asur, sia stato raggiunto l’accordo solo per tre. “Abbiamo lanciato una grossa sfida alla dirigenza dell’Area Vasta, da tre anni ci sono tagli alla sanità pubblica, noi da tre anni siamo fermi nella riorganizzazione, che viene fatta senza tenere conto delle culture e professionalità esistenti. Il nuovo modello organizzativo va condiviso con i lavoratori. Per la lungodegenza la Regione Marche ci offre una sanità anni Trenta. I tagli hanno fatto sparire tutte le figure sanitarie legate alla prevenzione”, ha detto la sindacalista. “Lunedì prossimo saranno nominati i dirigenti amministrativi Asur e si riaprirà la partita della declinazione dei servizi amministrativi che restano sul territorio – ha spiegato la Rampichini – le stesse opportunità di un utente di Macerata o Civitanova, deve averle quello di Camerino. Se ad una persona a Fematre di Visso prende un infarto, che tipo di emergenza abbiamo? Per l’Adi (assistenza domiciliare integrata) da Camerino e dintorni, mancano 7 figure, che assistenza possiamo garantire? Su questo si deve ragionare”. Marcello Evangelista coordinatore delle Rsu di Area Vasta ha spiegato che: “In questi giorni l’unica preoccupazione in Area Vasta è il toto-dirigenti. I lavoratori non ce la fanno più, vengono loro tolti i riposi, noi siamo a contatto con i malati, la stanchezza aumenta proporzionalmente il rischio clinico. La riorganizzazione va fatta lasciando le cose che funzionano, lasciando quanto è legato all’emergenza. A noi sembra che l’Area Vasta, sia più che altro aria…fritta”, spiega. “Non bastano gli spot sul giornale prima della campagna elettorale – avverte Evangelista – di ospedali e sanità ci si deve occupare tutti i giorni, andremo avanti e se serve scenderemo in piazza”. Ieri sono stati presentati i primi progetti di riconversione, come quello del reparto di chirurgia a San Severino, che dallo scorso 7 gennaio è attivo solo 5 giorni, in week surgery.
I sindacalisti hanno spiegato come sia necessario entrare nel merito della riorganizzazione, dei reparti per acuti, ragionando in modo da diminuire le liste d’attesa, per evitare la mobilità passiva, con lo spostamento degli utenti verso altre strutture fuori provincia o regione. Un altro problema legato a San Severino è che nel pronto soccorso ci sono solo 7 persone in servizio, mentre è pari ad 11 il numero minimo di persone, necessario a garantire i servizi per un punto di primo intervento (una sede distaccata del pronto soccorso camerte). “Non abbiamo mai avuto a livello politico una rappresentanza così forte – ha ironizzato Evangelista – con tre assessori, tre dirigenti sanitari, una corazzata Potiomky, ma abbiamo fatto la stessa fine di Schettino, ci siamo affondati”. La Rampichini ha spiegato come la sanità sia stata rimodulata in reti cliniche, per un settore nell’entroterra la rete clinica coinvolge Fabriano, San Severino e Camerino, posti in due distinte aree vaste, complicando i rapporti con i lavoratori. Il dottor Rolando Riganelli, della Medicina dell’ospedale di Camerino ha ricordato come la provincia di Macerata sia sprovvista di una stroke unit, essenziale per la cura tempestiva degli ictus, entro un’ora dall’insorgenza, per evitare conseguenze come l’emiparesi. La più vicina è a Jesi. “Si chiudono gli ospedali e si aprono cliniche private convenzionate con il pubblico, allora questi ospedali servono oppure no? Pensiamo alla nuova struttura privata di Montecosaro con oltre 150 posti letto convenzionati”. Gli ha fatto eco Tamagnini:”La sanità privata deve essere complementare a quella pubblica, che è l’unica garanzia a tutela dei cittadini. Noi dobbiamo salvaguardare i nostri posti di lavoro. Per riorganizzare la sanità, si deve partire dal ragionare su ciò che serve all’utenza”
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