di Maurizio Verdenelli
(foto-servizio di Genesio Medori)
Una pioggia leggera su Matelica, oggi come quella sera del 27 ottobre del ’62 quando arrivò la notizia terribile da Bascapè e un unico grido, pieno di rabbia, esplose per strade e piazze: “Hanno ucciso Mattei!“. La certezza di quella violenza, di quell’attentato ‘terroristico’ l’ha portata a distanza di cinquant’anni esatti un magistrato, Vincenzo Calia. Che con tenacia ha fatto luce sul ‘caso Mattei’ intorno al quale, da parte sua -mediaticamente ed artisticamente- aveva lavorato trionfalmente nel ’72 un maestro del Cinema italiano, il Leone d’oro alla carriera che la Biennale di Venezia gli ha consegnato quest’estate: Francesco Rosi, 90 anni. Potevano non essere questi due uomini dal cuore libero e dalla mente fervida non diventare concittadini di Mattei a mezzo secolo di distanza da quella ‘strage’? Da oggi Rosi e Calia sono matelicesi: lo ha deciso all’unanimità il Consiglio comunale nel corso di una cerimonia commossa cui hanno partecipato tutte le autorità del territorio marchigiano che “con Matelica -ha detto il sindaco Paolo Sparvoli- attende con ansia un altro Mattei: la città lo attende per ripartire, guardare avanti e dare nuove speranze e futuro ai nostri giovani”.
Particolarmente commosso Francesco Rosi, il cui film era stato proiettato nella mattinata per tutti gli studenti del comprensorio e nella serata per il resto della popolazione: “Sono molto lieto d’essere qui assieme al dottor Calia. Se non fosse stato per l’impegno e l’ostinazione di questo magistrato nel mettere in collegamento tutti i segnali emersi negli ultimi anni di Mattei, sono convinto che oggi non saremmo qui a ricordare il fondatore dell’Eni. L’avreste ricordato soltanto voi matelicesi, perchè avevate vissuto con Mattei la sua grande qualità di uomo, le sue esperienze, la sua onestà, le sue grandi idee. Perchè queste s’apprezzano ancora di più in considerazione di quello che non venne poi fatto e realizzato con conseguenze negative per l’Italia. Ho fatto il film su Mattei dopo altri tre sulle condizione socio-economica del Paese, in particolare del Sud e quindi mi sono sentito obbligato a continuare per far comprendere ai miei connazionali che questo grande e meraviglioso Paese, malgrado i difetti, ha bisogno della buona volontà, della moralità e dell’onestà di tutti i cittadini e soprattutto di quelli al potere”. Un lungo e convinto applauso, dal pubblico che assiepava la sala consiliare, è partito all’indirizzo di Francesco Rosi. Che ha continuato: “Il problema è proprio li: chi gestisce il potere è portatore del buon esempio per i giovani per un’opera di costruzione morale. Purtroppo non sempre è stato così. Se Mattei fosse vivo oggi sarei molto curioso di poter vedere cosa sarebbe capace di fare con la sua iniziativa, intraprendenza, moralità. Perchè lui aveva una grande statura morale, ed una grande semplicità insieme ad un impegno sovrumano”. Ed ancora, rivolto a Calia, ora procuratore aggiunto a Genova dopo l’esperienza straordinaria come sostituto a Pavia: “Sono particolarmente lieto per la presenza di questo magistrato perchè è riuscito a far emergere ciò che si voleva tenere oscuro. Da molte parti si voleva tacere su Mattei: dalle parti del Potere, dalle parti di una certa aristocrazia industriale. Il mio film è nato anche proprio per parlare di colui sul quale sembra discesa una sorta di damnatio memoriae. Ho parlato di lui a 360° gradi. E questo Pm ci ha indicato una verità, sulla morte di un protagonista del ’900, che deve essere rispettata. L’Italia ha bisogno di onorare questo ricordo, questa verità che è stata sempre nel cuore della gente comune. Viva la gente comune!”.
Una standing ovation ha accolto l’intervento del ‘matelicese’ Rosi, accomunato nell’entusiasmo e nella stima a Calia che ieri, nascondendo a stento l’indignazione, aveva detto nel corso di un convegno alla sala Boldrini: “Ma questa volontà di tacere, di nascondere il caso Mattei c’è, nonostante le conclusioni dell’indagine della Procura di Pavia che ha accertato l’esistenza dell’attentato, ed ancora di più, della sentenza della Corte d’Assise di Palermo. Ancora è tuttavia premuto il tappo di cui mi parlò testualmente il maresciallo che avrebbe dovuto condurre le indagini e che si trovò estromesso dai Servizi segreti. Così tutti i verbali redatti dall’Arma circa le testimonianze di chi – una trentina tra Bascapè, Landriano e San Genesio- aveva visto le stesse ‘fiammelle’ di Mario Ronchi, di cui lui aveva parlato con gli inviati del ‘Corriere’ (Franco Di Bella e Arnaldo Giuliani ndr) e sentito l’esplosione del velivolo dell’Eni, non furono mai allegati al faldone dell’inchiesta. Cui, parimenti, non venne allegato l’esame degli esperti dell’Aeronautica sui motori del MS 760, perfettamente funzionanti tanto che furono trovati pieni di terra perchè avevano continuato a girare! Quell’esame diceva che la caduta dell’aereo era senza dubbio da ascrivere alla manomissione dell’altimetro o ad una bomba a bordo”. E i mandanti? “Il processo ha bisogno di prove …si può supporre che le responsabilità vere, piuttosto che in direzione di Cosa Nostra e delle sette Sorelle, andrebbero viste in quella del Contesto italiano: alcuni ambienti dello stesso gruppo ed anche del sistema di potere politico”. Calia, che nel ’94 aveva raccolto su segnalazione della procura di Caltanissetta le rivelazioni (“in realtà due righe in un fonogramma”) di un pentito di mafia, l’ex capo della stidda gelese Gaetano Iannì, e che ci aveva lavorato un pomeriggio ‘libero’ di domenica a casa, dice pure che le testimonianze di Ronchi e di un altro testimone vennero ‘aggiustate’ alla stessa maniera (in pratica venne tolto l’audio nei passaggi in cui si parlava di scoppio come emerse dal ‘labiale’) negli archivi Rai con forbici ‘sistema Cattozzo’ in uso solo dal ’69. Nel ’70 scomparve Mauro De Mauro, il giornalista incaricato dal regista Rosi di ricerche sulle ultime ore di Mattei in Sicilia”. Si temeva dunque che emergesse la verità… Calia aveva esordito in un’aula strapiena, davvero troppo piccola per tanto interesse: “E’ certo che Mattei è stato ucciso” ed aveva, il magistrato, squadernato un importante giornale contenente un’intervista ad un grande storico americano del petrolio a sostegno dell’ “incidente”. Stessa ipotesi anche da parte di un celebre opinionista economico (già collaboratore di Mattei in Africa) su un altro importante quotidiano italiano. Calia sbotta: “Ma questa è disinformazione: ma perchè non è venuto a chiedermi il giornalista gli atti dell’inchiesta di Pavia che peraltro lui cita?”. Ma oggi, nell’aula consiliare di Matelica non c’è stato spazio per residui dubbi (che peraltro la giustizia ha fugato abbondantemente a cominciare dal 2005) tanto che Rosangela Mattei si è arrischiata a fare il nome del mandante (un altissimo manager di Stato deceduto anni fa ndr) e ad annunciare che continuerà nella sua battaglia per fare completa luce “sulla morte di tre persone, non si è trattato solo della vita di mio zio Enrico!”. La seduta si è aperta con una lettera molto commossa della badessa e delle suore clarisse del monastero della Beata Mattia che Mattei praticamente salvò dal crollo: “Ogni angolo del Monastero ricorda lui …il passaggio qui dell’On. Mattei tra il 1956-1962 ha in qualche modo lasciato una scia di profumo, di carità concretissima”. E c’è ancora in monastero chi ha conosciuto Mattei in vita e lo ricorda “in modo vivido -è scritto nella lettera- con quella gratitudine colma di bene che si riserva ad un padre”. Infine “vogliamo ringraziare la grande Provvidenza di Dio per aver donato alla nostra terra marchigiana e alla nostra Italia un uomo come Mattei”. In Consiglio hanno parlato i capigruppo Montemezzo, Montesi e Casoni. Con loro, nel parterre d’onore, il vicepresidente del consiglio regionale Paola Giorgi; la vice presidente della Provincia, Paola Mariani; la vice prefetto Tiziana Tombesi; il rettore dell’Università di Camerino, Flavio Corradini; l’assessore regionale Luca Marconi; il comandante della Guardia di Finanza, col. Paolo Papetti; rappresentanti della famiglia Mattei. Il sindaco ha ringraziato tutti e soprattutto il sindaco dei Ragazzi, Marco Lacchè che ha collaborato al grande progetto che si conclude oggi con cerimonie alla presenza del presidente attuale dell’Eni, prof. Giuseppe Recchi. Il quale, per la prima volta, ha nominato una propria rappresentante all’interno della Fondazione Mattei: la dottoressa Lucia Nardi (“All’Eni si tiene molto alla memoria di Mattei, e l’abbiamo dimostrato con questo anniversario” ha detto). “Una bella novità che ci conforta” ha detto Sparvoli che si è augurato poi, scherzando ma non troppo, l’opera “dello Spirito Santo, come avvenne per Mattei su invocazione e visionarietà di Giorgio La Pira (salvò così il Pignone di Firenze) anche per l’ospedale cittadino che del grande figlio di Matelica porta il nome e che è minacciato ora dai tagli della riforma sanitaria.
La serata si conclude domani con il convegno: “Dalla terra al sole: dalla indicazione profetica di Enrico Mattei sulle sfide per il futuro dell’energia” e con lo spettacolo al teatro Piermarini: “Enrico Mattei sulle tracce di un sogno” di Marinella Mazzoni e Marta Negrini. C’è aria di festa a Matelica che l’associazione Pionieri e Veterani dell’Eni ha vestito di ‘giallo’ allestendo tutte le vetrine del centro con i simboli del cane a sei zampe e le foto del fondatore amatissimo e la festa per i nuovi matelicesi (la proposta del conferimento della cittadinanza onoraria è venuta in Fondazione dal dottor Giuseppe Accorinti) termina solo con l’arrivederci di Francesco Rosi a Matelica. Con tanti propositi di ritorno: “Sarà sempre pronta per te una damigiana di verdicchio, maestro” promette il sindaco e Rosi annuisce con soddisfazione.
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