di Maurizio Verdenelli
Sapete cos’è un orecchio acerbo? Niente a che vedere con l’occhio pigro, ad esempio o con la Medicina ufficiale. Per sapere cos’è un orecchio acerbo, occorre (ri)andare a quel grande affabulatore e cantastorie per bambini che fu (ed è, perché gli scrittori e i poeti non muoiono mai) Gianni Rodari. Ebbene l’orecchio acerbo, in una sua filastrocca giustamente famosa, è un comunissimo orecchio …verde che hanno però solo …i vecchi con cuore ed occhi da bambino. Come Fausta Orecchio (O maiuscolo, proto, per favore) che certamente anziana non è, celebrando con un lampo rubato a Peter Pan dagli occhi celesti ed un sorriso senza pentimenti di chi ha appena rubato la marmellata alla mamma, celebrando (dicevo) i suoi primi quarantanni dall’espulsione dalla scuola media il cui terzo anno di corso allora frequentava con il divieto di dare gli esami conclusivi.
“Non finirò mai di ringraziare quegli insegnanti, per il resto, pessimi: con quella decisione fecero di me, ragazzina ribelle, la donna e la professionista attuale. Già, perché compresi qual era la mia strada più vera….”. Una strada dove il suo ‘multiforme’ ingegno –grafica, illustratrice, editrice ed dunque imprenditrice- ha avuto modo di rifulgere. Fino alla cerimonia di oggi che la consacra, all’ABAMC, Accademico d’onore e Premio Svoboda al talento artistico e creativo. “E’ la prima volta che mi capita, in vita” ed ecco spuntare l’ironia irresistibile di Fausta. “Già, perché di cerimonie non ne avevo conosciute…non sono battezzata, non sono sposata…mi sarebbe toccata alla fine solo la cerimonia funebre, se non ci fosse stata Macerata…”. In realtà il Premio Svoboda ha ricevuto in precedenza altri premi in altrettanti cerimonie: la Matita d’oro per il Graphic Design nel ’97 e , nel 2001, la segnalazione d’onore all’ADI, ed infine il prestigioso premio Andersen.
Applausi e sorrisi dalla platea di studenti (tra le autorità solo il consigliere regionale Francesco Massi) per il geniale ‘cuore pulsante’ di ‘Orecchio Acerbo editore, Casa fondata insieme con il compagno Stefano Tonucci sull’onda evocativa di quella filastrocca di Rodari: “Da Capranica a Viterbo”.
Ha ricordato nella sua Laudatio, Mauro Evangelista, Premio Andersen come migliore illustratore italiano, creatore insieme con Eleonora Sarti della notissima ‘Fabbrica delle favole’ e docente dell’Accademia maceratese: “Nel 2001 alla Fiera del Libro fummo affascinati dalla performance di quello staff che si presentava per la prima volta: editori e collaboratori, tutti con quell’orecchio verde gigante e i libri dipinti a fisarmonica. Fu un’emozione bellissima”. Dopo sarebbe venuto anche il Premio Andersen per la migliore produzione editoriale ‘fatta ad arte’: “Sarebbe venuto prima –ha detto lei con un certo rammarico- se non ci fosse stato quel terribile refuso all’interno del libro ‘In bocca al lupo’: un albero con l’apostrofo, capite?…terribile! ”. Capita, ad editori e giornalisti…
Fausta Orecchio, dopo Emma Dante e Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, è il terzo Premio Svoboda che la rassegna ‘di dialoghi al femminile’ ‘Non a voce sola’, di cui è direttrice artistica Oriana Salvucci, segnala all’Accademia di Belle Arti. Un tour tra teatri, auditorium, beni culturali e luoghi d’incanto, quella della Salvucci, impostasi ormai stabilimento a livello marchigiano: non una ‘riserva indiana al femminile’. Sul ‘genere minore’ in cui sarebbe confinata l’Altra Metà del Cielo e dunque lei stessa, scherza la stessa Orecchio, parlando di un altro genere minore che sarebbe la Grafica, rispetto ad esempio alle altre arti figurative, nel contesto dell’editoria per minori, stavolta correttamente intesi: i bambini. Ma ci fu un tempo in cui Fausta ‘lottava’ ogni giorno per i diritti e le esigenze della grafica contro chi chiedeva, voleva e ‘strattonava’ i suoi menabò, format e ‘gabbie’, ricchi di vuoti, di pesi, contrappesi, eleganti in una parole, per riempirli di parole e notizie. Non per horror vacui ma per credo ideologico che prevedeva che qualsiasi spazio, seppur risicato, non fosse risparmiato alla notizia. Lo ha ricordato Paolo Cesari, già redattore di Lotta Continua, giornale quotidiano di cui la Orecchio è stata il grafico. Poi con Cesari anche l’esperienza con il settimanale ‘Dolce Vita’ diretto da Oreste Del Buono, dove il Premio Svoboda ebbe un po’ di sollievo e di agio, e soprattutto la collaborazioni di grandi del settore, per le sue costruzioni grafiche, dopo le ‘lotte’ quotidiane a LC. A fiaco con Igort, Mattotti, Carpinteri, Ghermandi, Giandelli, Onze, Munoz, Swarte, Bilal, Lousta, Toccafondo, Matticchio e Negrin, l’ex ragazzina terribile espulsa per un anno interno dalla scuola media, cresceva di una statura straordinartia.
Ma quegli anni difficili (anni 80) a Lotta Continua gli avrebbe insegnato per sempre, la misura aurea, e cioè l’esatto rapporto tra contenuto e forma, tanto che il bellissimo libro da lei edito su documenti postumi legati alla vicenda di 356 bambini del ghetto di Roma deportati nei lager. “Il rappresentante di Israele –ha ricordato Cesari- ha messo in luce l’inserimento ottimale dei contenuti nella forma del libro”. Un’alchimia che riesce molto bene a Fausta che ha …orecchio verde, pardon finissimo in questa direzione e che ha avuto modo di rifulgere nei cento libri pubblicati dalla sua casa editrice in dieci anni di attività.
La direttrice dell’Accademia, Paola Taddei, ha ricordato la partecipazione della Orecchio al master in illustrazione per l’Editoria Ars in fabula come docenti, al fianco di Mauro Evangelista. “In tal senso, Fausta mi ha colpito per il suo infallibile intuito nello scoprire giovani talenti dell’illustrazione e per la sua disponibilità nel credere in loro, offrendogli straordinarie opportunità. Sono 4, infatti i nostri studenti, che ad oggi hanno pubblicato il loro libro di esordio come illustratori con la Orecchio”.
Una cerimonia nel corso del quale è stato ricordato Giorgio Marangoni, il direttore deceduto in primavera (in extremis, per un malore, aveva dovuto disertare il Premio Svoboda a Gillo Dorfles): il grazie è venuto anche dalla Orecchio che si è detta sicura della ‘presenza evocativa e stimolante di Giorgio all’Accademia’. Per l’istituzione maceratese, intanto c’è stato un importante esordio. Per il nuovo presidente dell’Accademia, Evio H. Ercoli, la cerimonia di oggi è stato infatti il primo intervento pubblico, in apertura, dopo l’addio volontario di Franco Moschini, presidente soltanto per un mandato.
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