700 lavoratori in tutta Italia, di cui 73 nelle Marche, divisi tra i cantieri di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno sono a rischio a causa della revoca dell’appalto da parte di Telecom. I sindacati che avevano già lanciato il loro grido d’allarme e annunciato lo stato di agitazione e lo sciopero del 1° ottobre, chiedono ora a Telecom delle risposte:
«Un’azienda irresponsabile – si legge in una nota di Rossella Marinucci di Fiom Cgil- che, con comportamenti ancora oggi illegittimi e irrispettosi delle leggi e degli accordi nonché delle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie, sta distruggendo una realtà lavorativa importante come quella legata alla gestione delle installazioni telefoniche sul territorio nazionale, affidata da Telecom fino ad ora a grosse aziende nazionali ed oggi a realtà di subappalto minuscole e frammentate. Un settore che oggi ha in cassa integrazione circa 3000 persone, su CIET si attende una sentenza che ne decida il fallimento o l’accettazione della procedura di concordato preventivo richiesta. La Cassa integrazione straordinaria in corso non è ancora stata approvata dal ministero, con lavoratori in sospensione da Giugno senza ricevere alcuna retribuzione, gli accordi di trasferimento dei lavoratori dalla CIET alla TTE firmati e non rispettati oggi mettono a repentaglio importanti pezzi di retribuzione dei lavoratori.
Dal 1 ottobre la Telecom revoca l’appalto alla CIET/TTE delle Marche, con l’avvio della cassa integrazione per cessazione di attività e i lavoratori non sanno ancora cosa sarà di loro. Quali aziende subentreranno, con quali condizioni, cosa accadrà ai lavoratori coinvolti? Troppe domande che rimangono senza risposta.
Il coordinamento nazionale riunitosi oggi a Firenze, ha deciso che dal 1 ottobre tutti i lavoratori della CIET/TTE saranno in stato di agitazione in tutti i cantieri in Italia, si promuoveranno in tutte le regioni coinvolte incontri con le Istituzioni regionali e si attende una convocazione a stretto giro da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, che costringa allo stesso tavolo i protagonisti di questa vicenda, dalla Telecom, alle aziende che gestiscono la manutenzione nei territori, alle istituzioni regionali e alle OOSS che rappresentano i lavoratori coinvolti.
Chiamiamo la Telecom, qualcuno risponde? Da decenni questi lavoratori lavorano nel territorio nell’ interesse soprattutto della Telecom, operando sulle loro strutture e sulle loro reti, con la massima professionalità, con attaccamento al lavoro e grande attenzione alle richieste degli utenti Telecom.Oggi la Telecom deve dare una risposta a tutti questi lavoratori, riconoscendo il loro valore e preservandolo nel passaggio dei cantieri da un’azienda ad un’altra, superando la semplice e crudele regola del massimo ribasso possibile».
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Questa Società prima del 1998 dava da mangiare a oltre 100.000 famiglie Italiane, poi arrivò il Governo D’Alema che pensò bene di far cassa svendendola. Poco dopo il Ragioniere Colaninno con 61.000 miliardi di lire tutti presi in prestito dalle banche decise di comprarsela. Da allora e’ iniziata una morte lenta di questa magnifica Societa’. Quello scritto qui’ sopra e’ il risultato finale di come va a finire una Società privatizzata.