Monte San Giusto, per battere la crisi
serve un nuovo Rinascimento

VIAGGIO IN PROVINCIA - La mancanza di lavoro attanaglia il paese. Il sindaco Mario Lattanzi: "Otto persone su dieci vengono a chiedermi un posto. Rispetto a 10 anni fa la situazione si è ribaltata"

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La piazza di Monte San Giusto con Palazzo Bonafede sullo sfondo

di Filippo Ciccarelli

(riprese e montaggio di Gabriele Censi)

E’ l’ultimo avamposto della provincia maceratese sulla riva destra del Chienti, prima di sconfinare nel territorio di Fermo: come la stragrande maggioranza dei comuni vicini ha avuto un grande sviluppo nelle frazioni a fondovalle, ma il cuore antico rimane in collina. Monte San Giusto, l’antica Telusiano, è un paese che conta poco più di 8000 persone, che nel corso degli anni ha saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama calzaturiero italiano ed internazionale. La sua storia risale ai tempi dell’imperatore romano Nerva, ma il nucleo e la struttura del borgo come lo conosciamo oggi si è sviluppata in età altomedievale. Il Rinascimento, però, è l’epoca d’oro per il paese che ha dato i natali a Niccolò Bonafede, vescovo di Chiusi e personalità di spicco del XVI secolo: Bonafede ha infatti arricchito enormemente Monte San Giusto, finanziando la costruzione e l’abbellimento di palazzi e chiese che ancora oggi testimoniano il prestigio di quella che era, a tutti gli effetti, una piccola corte rinascimentale. E la Crocifissione di Lorenzo Lotto, che troneggia nella chiesa di Santa Maria della Pietà in Telusiano, è un po’ la metafora di Monte San Giusto: un paese con un passato importante, ma che oggi si dimena angosciato dalla crisi e dalla disoccupazione, mali del nostro tempo.  E’ palpabile lo sconforto e la rassegnazione di una popolazione avvezza alla fatica e al lavoro, che non vede la fine della china imboccata dal comparto calzaturiero e della pelletteria.

montesangiusto-9-300x195La crisi morde, come nel resto del Paese. Ma una realtà così piccola che si è specializzata esclusivamente – o quasi – nella produzione di calzature, adesso vede tramutarsi i sogni che solo una decina di anni fa erano diventati realtà in veri e propri incubi.
La stragrande maggioranza delle aziende, infatti, sono a conduzione familiare e con un numero molto basso di impiegati, poco adatte a fronteggiare la concorrenza dei colossi o delle realtà emergenti nel mercato orientale. Anche l’indotto, ovviamente, è entrato in una spirale che ha portato a un drastico calo del giro di affari ed in molti casi alla cessazione di attività: è questa la situazione che affligge i terzisti, che producono parti di prodotto non finito per le fabbriche che poi vendono sui mercati. Quando l’economia di questo piccolo mondo ha subito il tracollo, anche altre attività che non c’entrano nulla con la produzione di scarpe hanno accusato il colpo: con il calo degli investimenti altri settori, come quello dell’edilizia, ci raccontano alcuni cittadini, hanno quasi smesso di lavorare. Crisi e disoccupazione sono di sicuro le questioni più spinose per Monte San Giusto, e il sindaco Mario Lattanzi risponde sconsolato: “è vero, la situazione dell’impiego è un affare serio. Su 10 persone che ricevo qui in comune, 8 vengono a chiedermi un posto”.

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La Crocifissione di Lorenzo Lotto, capolavoro conservato nella chiesa di Santa Maria della Pietà in Telusiano

Come si è arrivati a questo punto?
“Le nostre ditte che possano competere sul mercato sono poche, soffriamo la concorrenza della Cina e della contingenza economica sfavorevole. Il settore delle scarpe e della pelletteria segue la moda, è un settore secondo me un po’ voluttuario. Ed è ovvio che in tempi di crisi per tutti, le famiglie risparmino su questo tipo di accessori. Certo, il fatto che il paese sia specializzato solo su questo tipo di produzione ha fatto sì che, quando questa è entrata in crisi, tutta Monte San Giusto ne abbia risentito. Forse qui stiamo scontando più di altre realtà il momento duro”.

Cosa potete fare come istituzione? 
“Cerchiamo di tenere la situazione nel miglior modo possibile, ma soffriamo del blocco del turn-over per i nostri dipendenti. Vuol dire che ogni 5 che vanno in pensione se ne può assumere soltanto uno. Poi c’è il patto di stabilità che ci vincola in modo strettissimo: in pratica, siamo obbligati a spendere quello che incassiamo. Però quello che abbiamo, nel corso degli anni, messo da parte, non possiamo investirlo. Non poter impiegare, specie in un momento come questo, quanto risparmiato mi pare una cosa assurda. Comunque, nel periodo dell’emergenza neve – che ci è costata non meno di 80mila euro – abbiamo impiegato molti voucher per dare lavoro a chi al momento ne è privo”.

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Mario Lattanzi, sindaco di Monte San Giusto

Ci  troviamo nella sede municipale, nello splendido Palazzo Bonafede. Ma proprio la ristrutturazione di questo edificio (leggi l’articolo) è stata un po’ travagliata ed ha fatto discutere…
“Andiamo con ordine: questo palazzo è splendido, e sarebbe stato un delitto non recuperarlo. La ristrutturazione è cominciata con i fondi del terremoto, ed è proseguita nel corso degli anni. Ci sono stati dei problemi al secondo piano, dove le travi usate per sostenere il solaio dei locali dove si trova l’ufficio tecnico hanno una sezione più piccola  di quella prevista in progetto. Quella fase dei lavori è ricaduta sotto la precedente amministrazione, ma in ogni caso posso assicurare che quel solaio sarà risistemato e le spese addebitate alla direzione dei lavori, con cui c’è un contenzioso aperto”.

Capitolo centrale a biogas: (leggi l’articolo) il no è definitivo?
“Sì, il biogas non si farà. Devo ringraziare anche la ditta che si era fatta avanti per l’atteggiamento collaborativo, l’impianto previsto era minimo, di appena 250 Kw. Resta un problema: quello di sapere se queste strutture possono essere fatte o no. Non possono essere i sindaci a gestire situazioni che vengono normate altrove”.

(3/continua)

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Le puntate precedenti:

– Potenza Picena (leggi l’articolo)

– Montecosaro (leggi l’articolo)

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