“Sei stata tolta da questa vita da un crudele destino”: c’è questa frase, con la foto di una giovane donna sorridente, nel piccolo manifesto mortuario affisso anche a Macerata a ricordo della tragica morte di Andreea Christina Marin, la ragazza romena di 24 anni uccisa brutalmente a fine gennaio sulla spiaggia di Porto Potenza Picena.
Un crudele destino le ha impedito di realizzare i suoi sogni ormai svaniti e appassiti, quelle speranze, quelle aspettative che dalla Romania l’avevano portata giovanissima nelle Marche, prima a Macerata e poi sulla costa, costretta a crescere troppo in fretta e sbattuta ben presto nei gironi infernali di improbabili lavori nei quali aveva messo in gioco il proprio corpo, cercando di salvare la sua anima. Quei sogni che ora sono racchiusi in lei e custoditi per sempre nel cimitero di Porto Potenza Picena, dietro una lastra di marmo che idealmente separa il nostro mondo dall’aldilà, immenso e sconosciuto.
Chissà se nel momento della brutale aggressione e delle tante feroci sprangate sulla testa Andreea Christina avrà avuto il tempo di accorgersi che la sua vita terrena si stava spegnendo e che lei era spinta lontano, molto lontano, in procinto ormai di iniziare il Grande Viaggio verso l’ignoto, l’eterno, l’infinito. Chissà se dall’alto, come una spettatrice disinteressata, avrà visto il suo corpo martoriato, la sua testa offesa e sanguinante, i suoi carnefici ancora all’opera, mentre vigliaccamente stavano portando gli ultimi colpi, sempre più violenti, sempre più ravvicinati, per essere sicuri di aver eseguito alla perfezione il compito a loro assegnato. Frazioni di secondo segnate dalla spietatezza, che hanno stravolto per sempre l’esistenza di tante persone, un soffio nel buio prima che la furia venisse meno e una quiete irreale si imponesse nel silenzio notturno della spiaggia.
Poi finalmente, dopo tanta paura e un dolore senza fine, per Andreea Christina, ormai passata in un’altra dimensione, tutto è finito e tutto è cominciato. Un ultimo sguardo ai suoi assassini, anche e soprattutto a quello che non era lì presente, il più colpevole, il più vigliacco di tutti, e infine per lei la pace, la Luce.
Eccoli i suoi assassini, i suoi carnefici, almeno quelli che in virtù di un piano premeditato l’hanno aspettata nell’androne scuro del palazzone di Porto Potenza che incombe sul mare, infierendo senza pietà su di lei nell’ascensore e subito dopo in spiaggia: coetanei di Andreea Christina, senza un lavoro, senza un impegno scolastico, annoiati da una vita priva di significato, senza la ricerca di un progetto che non fosse quello di fare i soldi facilmente (come?), di dormire tutto il giorno e di spassarsela la notte nelle discoteche e nei locali notturni. Un viaggio verso il nulla terminato con un’esplosione di ferocia inaudita e con un omicidio efferato. Eccoli mentre fuggono per andare a rassicurare il mandante sull’esito “positivo” dell’operazione e riscuotere il prezzo del sangue versato, per poi, dopo una breve bevuta, tornare tutti sul posto a dare un’ultima occhiata a quel corpo oltraggiato e trattato come carne da macello, ormai senza vita.
Ragazzi problematici, certo, anch’essi con un passato non facile alle spalle. Adozioni mal riuscite, rotture familiari, precoci abbandoni scolastici, assenza di valori positivi, cattive compagnie, probabilmente anche le sabbie mobili dell’alcol e della droga. Ma la colpa non è sempre altrui e la responsabilità per un fatto così terrificante e senza senso è prima di tutto individuale. Niente e nessuno potrà mai giustificare un groviglio così incredibile di crudeltà, di bestialità, di vigliaccheria, di freddezza, di stupidità, come quello che tramite quei ragazzi e il loro mandante si è tragicamente materializzato nell’aggressione omicida ai danni della povera Andreea Christina in quella terribile notte di fine gennaio sulla spiaggia di Porto Potenza Picena.
E poi, anzi, prima di ogni altra cosa, c’è quell’avanzo di umanità che non solo ha commissionato l’omicidio di una ragazza nell’alba della sua vita, colpevole di non amarlo più e di volere solo i suoi soldi (come se fosse possibile parlare di “amore” tra un uomo di sessanta anni ed una giovane poco più che adolescente in un rapporto esclusivamente basato sui rapporti di forza e sul denaro), che non solo ha contribuito fortemente a rovinare per sempre tre giovani senza testa trasformati in schegge impazzite, ma che addirittura si è premurato di chiamare tra i carnefici suo figlio ed ha armato anche la sua mano.
Qui non siamo più nel campionario purtroppo vastissimo dei genitori che proteggono i figli che sbagliano anche dinanzi all’evidenza, dei padri che giustificano tutto e rinunziano all’esercizio dell’autorità paterna, dei padri che fuggono in cerca dell’eterna giovinezza, dei padri che non spiegano ai loro figli che, se non vogliono studiare, un lavoro, magari faticoso e ingrato, potrebbero pure trovarlo (ad esempio, quelli destinati, per un inconsapevole razzismo che alligna in tutti noi, agli stranieri), dei padri che si limitano a finanziare i figli fregandosene dell’educazione e della trasmissione dei valori sociali, morali, culturali, politici, religiosi …
No, qui c’è ancora di più, molto di più, qui veramente il Male ha raggiunto abissi inauditi. In questa vicenda infatti un padre ha spinto suo figlio a uccidere per quattro soldi, lo ha convinto ad arruolare altri assassini, a fare vigliaccamente gruppo per mandare all’altro mondo una povera ragazza incapace di difendersi! In questa storiaccia senza un briciolo di umanità un padre, invece di considerare suo figlio come il bene più prezioso, lo ha utilizzato per una sua vendetta personale, per una spedizione di morte, verso un omicidio che a quel ragazzo assicurerà tormenti infiniti per tutta la vita e decenni di galera.
Pene esemplari, quindi, senza ipocriti buonismi, e certezza della pena, per tutti ma soprattutto per il più anziano del gruppo, il mandante, il più esecrabile, il più colpevole.
Per noi, per la società cosiddetta civile, per le famiglie, per le istituzioni, per la Chiesa, l’obbligo di riflettere a lungo e senza ipocrisie su una vicenda terribile che racchiude problematiche che costituiscono altrettanti nervi scoperti: la situazione giovanile, il rifiuto educativo praticato da tanti nuclei familiari, l’accoglienza troppo facile nel nostro Paese di persone che arrivano senza un lavoro e senza arte né parte, e che, per scelta o per necessità, si ritrovano ben presto su un marciapiede o sulle scorciatoie del traffico e dello spaccio della droga, il fenomeno delle dipendenze, certi stili di vita oggi prevalenti e basati solo su un vuoto e vacuo apparire.
* Giuseppe Bommarito
Avvocato e presidente onlus “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
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compliemnti per il bell’articolo Giuseppe.
Un padre che per soddisfare la sua patetica sete di vendetta, causata da una profonda frustrazione per essere stato preso in giro da una giovane ragazza , coinvolge il proprio figlio e due ragazzi fragili nel commettere un delitto di una tale efferatezza non è degno nemmeno di essere chiamato padre.
Spero che la Legge non abbia pietà ma soprattutto che gli ritorni un barlume di coscienza che lo tormenti per il resto dei suoi giorni.
è una delle storie più allucinanti che abbia mai sentito, non riesco ancora a capacitarmene.
Caro Giuseppe,
non penso sia stato facile per te
scrivere questo articolo.
Purtroppo a te e’ stato dato di portare la croce di sopravvivere al tuo adorato ragazzo – la cosa più atroce che si possa subire come genitore.
La bestia a cui fai riferimento in questo articolo invece – non penso si sia ancora resa conto di quanto male abbia fatto- a tutti quelli implicati in questo assurdo delitto e in particolar modo a suo figlio – questa- una volta che sara’ tornato in se -sara’ la sua croce e penso bramerà il golgota —
Grazie per il tuo articolo, fa bene a tutti–
E’ sempre un piacere leggere i suoi articoli.
la mia attenzione maggiore è prestata su:
della trasmissione dei valori sociali, morali, culturali, politici, religiosi …
Articolo con i fiocchi!!!!! come la maggior parte dei suoi interventi su C M, avvocato!!!!
Questa gente, problematica o no,drogata o no, non può essere paragonata neanche alle bestie.
Nessuna attenuante, nessuna pietà per loro! Spero sia fatta giustizia!!!!!
Avv.to Bommarito,
ancora una volta ha parlato ex abundantia cordis. I Suoi interventi lasciano il segno perché rilevano profonda compartecipazione verso le retrovie boccheggianti della nostra immiserita società postmoderna. Così come il faro che accende periodicamente sulle tante zone d’ombra e sugli intrecci oscuri che hanno condizionato pesantemente la passata Amministrazione.
Che dire, se non rivolgere un appello a chi ne ha voglia e capacità ad affiancarLa in queste Sue iniziative? Non molli e faccia l’appello!
Dott.Bommarito
leggo sempre con ammirazione e stima i suoi interventi che condivido pienamente.
Lei ha toccato, a mio avviso, il nocciolo dei problemi: il degrado familiare e l’assenza dei valori, io aggiungo, non solo sui giovani, ma sulle persone mature che, non avendo più valido senso della loro vita e del loro cuore, ma solo apparenze, non sono più in grado di educare il proprio seguito generazionale.
Per sistemare questa situazione ci vuole un forte impegno delle istituzioni che Lei stesso ha nominato ma anche tanta pazienza e tanto tempo, per vedere a poco a poco i risultati, generazione dopo generazione.
I giovani sono i nostri “frutti” e guardando la stragrande maggioranza dei giovani di oggi, essi non sono altro che lo specchio del nostro totale fallimento
Liana Paciaroni