di Filippo Ciccarelli
(fotoservizio di Guido Picchio)
Un pallido sole è tornato a fare capolino sulla provincia di Macerata, forse perché non voleva perdersi lo spettacolo che la Natura ha messo in scena nel nostro territorio. Gli Appenini sono carichi di neve, i boschi sembrano abitare un altro tempo, signori silenziosi eppure incontrastati dell’entroterra maceratese. La temperatura nelle ore più calde non va sopra i -3°, ci si aspetterebbe una situazione difficile, quanto meno nelle stradine provinciali e comunali: invece ci si sposta senza intoppi. Siamo insieme alla Polizia Stradale di Camerino, che pattuglia la zona da Serravalle a Monte Cavallo e riesce a portarci fino alle più piccole frazioni dell’estremo ovest maceratese.
Il nostro viaggio parte da Bivio Maddalena, frazione del comune di Muccia: la strada statale 77 s’inerpica, una curva dopo l’altra, fino all’altopiano di Colfiorito. Qui ci immergiamo nel bianco, seguendo la striscia d’asfalto cinta ai lati da una distesa di neve che non conosce interruzioni. “Venerdì scorso abbiamo affrontato momenti di forte criticità, proprio su questa piana. I tre chilometri che dividono Fonte delle Mattinate da Colfiorito (indicativamente dal km 30 al km 27 della SS77)” spiega il sostituto commissario Alberto Luigi Valentini “sono esposti alle intemperie, visto che non ci
sono costoni che possano offrire riparo dal vento e dalla neve. Quindi quando c’è stata la bufera, abbiamo soccorso moltissimi automobilisti che non riuscivano a capire dove fossero. Quando c’è la tormenta non si distingue la strada dai campi, la visibilità si riduce a un metro. Per questo venerdì è stata decisa la chiusura della statale, da Muccia fino a Foligno”.
SOCCORSO IN DIVISA
Non è certo raro, per gli uomini della Stradale, prestare aiuto alle persone in difficoltà: “la ricompensa più bella è negli sguardi della gente, quando vediamo la gratitudine nei loro occhi” dice Valentini. E chissà quanti ringraziamenti avranno ricevuto gli uomini della Stradale di Camerino, che nella settimana dell’emergenza neve hanno effettuato una media di 20 interventi nell’arco delle 6 ore coperte dalle pattuglie. L’organico a disposizione del distaccamento di Camerino consta di 15 uomini, che vengono impiegati nell’arco delle 24 ore. “Normalmente copriamo tutto il territorio provinciale ed anche oltre, visto che Colfiorito, pur essendo in provincia di Perugia, ricade sotto il nostro controllo, fino al mare. Una nostra pattuglia potrebbe essere in servizio tanto a Camerino quanto a Porto Recanati o Civitanova, ma in questi giorni abbiamo concentrato le nostre forze nell’entroterra, impegnando sul territorio 5 pattuglie ogni giorno” chiosa Valentini.
CRONACHE DALLE FRAZIONI
Arriviamo rapidamente a Cesi, frazione del comune di Serravalle, uno dei centri più colpiti dal violento terremoto del 26 settembre 1997. A testimoniare l’evento sismico rimangono alcune casette di legno, abitate ora da turisti che vogliono passare un fine settimana – o qualche giorno in più, specialmente d’estate – sull’Appennino umbro-marchigiano. Ad accoglierci c’è la signora Luciana, per niente infastidita dal nevone di febbraio: “nel 1956 fu molto, molto peggio” racconta “ricordo che avevamo scavato un tunnel nella neve per arrivare a Cesi. Prima del terremoto a casa mia c’erano delle scale esterne, che oggi non ci sono più dopo la ricostruzione; erano coperte da metri di neve, e ci toccava uscire dalla finestra!”. La signora Giuseppina sorride, e ci invita nel suo allevamento per fare conoscenza della mucca Carolina, che ha da poco compiuto 25 anni, e del montone Paolo, donato a suo tempo da Papa Giovanni Paolo II, venuto a visitare i luoghi del sisma nel 1998. “Qui non c’è stata l’emergenza, il sindaco è stato bravissimo a tirarci sempre fuori, inviando i mezzi spazzaneve” ci dice “e con lui tutti gli operatori coinvolti, e ovviamente anche le forze dell’ordine”. E che le istituzioni abbiano lavorato bene si capisce quando prendiamo la strada per Pieve Torina, che passa attraverso le frazioni di Taverne: parcheggiata sul bivio per Dignano c’è una turbina della Provincia, che ha liberato chilometri di strade ammucchiando neve alta almeno un paio di metri ai bordi della carreggiata.
IL SALUTO DEI CAPRIOLI
E mentre scendiamo verso Pieve Torina, a bordo del fuoristrada della Stradale ed in compagnia del sostituto commissario Valentini e del sovrintendente Massimiliano Monari, non possiamo rimanere insensibili al fascino di queste terre. I boschi sono sentinelle che presidiano il territorio, dal fondovalle alla cima delle montagne. Ai lati della strada rimangono sul terreno le impronte di molti animali: volpi, cinghiali, forse anche lupi, mentre il cielo terso viene dominato dal volo dei rapaci. E l’occhio di falco non manca agli agenti della pattuglia che ci precede, dove siedono il sovrintendente Alessandro Maggiulli e gli assistenti capo Renzo Reversi e Marco Pazzelli, che ci segnalano dei movimenti su un costone di roccia lontano dalla nostra posizione. Si tratta di un gruppo di caprioli che s’inerpica, non senza fatica, per la montagna che sovrasta Fiume, frazione di Pieve Torina. La loro salita in mezzo al bosco spoglio di foglie è, nonostante tutto, elegante e commovente, un risveglio della natura che non è andata in letargo e non si è nascosta nemmeno dopo i blizzard.
IL SINDACO SPALATORE
La lunga discesa (dagli 800 metri di altitudine del valico di Colfiorito ai 470 di Pieve Torina) ci riporta in una leggermente realtà più urbanizzata rispetto a quella delle frazioni sparse al confine tra la provincia di Macerata e quella di Perugia. Proseguiamo fino a Monte Cavallo, comune di 150 anime, dove troviamo il sindaco Pietro Cecoli intento a spalare la neve, che anche qui regna sovrana. Il primo cittadino ci saluta con cordialità, e chissà, forse invidia il collega capitolino, Gianni Alemanno, che ha dovuto fronteggiare solo qualche fiocco Cecoli comunque è orgoglioso del suo territorio, e di come ha risposto la gente del posto. “Nel 2005 ne fece ancora di più, qui siamo ben preparati ed organizzati. Non ci sono stati problemi particolari, capisco bene però che nella bassa provincia, dove si è meno abituati, qualche disagio ci sia stato”, commenta. E anche i montecavallesi amano ricordare il nevone del ’56, e concordano con i loro vicini di Cesi: quell’anno ci furono metri e metri di neve. Il nostro reportage giunge alla conclusione, ed insieme agli uomini della Polizia Stradale di Camerino, che per l’occasione sono state guide preziosissime, torniamo al Bivio Maddalena. Ci si arriva presto, da Macerata, visto che la superstrada non si ferma più alla Sfercia: un motivo in più per venire ad apprezzare e conoscere la cordialità delle persone e la bellezza dei luoghi, spesso snobbati dal turismo di massa, e per questo – fortunatamente – ancora godibili a pieno.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Ottimo reportage, accompagnato dalla cronaca di un insolito Filippo Ciccarelli nelle vesti di Indiana Jones alla scoperta dei Sibillini e de Il Nido dell’Aquila.
Architetto, se vuol venire, nel pomeriggio andrò “dove osano le aquile”.
Sisetto, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio.
E il valente mago ponesse con noi
poi la signora Vanna e la signora Lagia
insieme con quella che è tra le trenta donne più belle:
e qui parlassimo sempre d’amore,
e ognuna di loro fosse contenta,
così come io credo che saremmo noi.
San Valentino? Caro Arch., un dilettante!
Oh! Sisetto vestito di nuovo,
come le brocche dei biancospini!
Solo, ai piedini provati dal rovo
porti la pelle de’ tuoi piedini;
porti le scarpe che mamma ti fece,
che non mutasti mai da quel dì,
che non costarono un picciolo: in vece
costa il vestito che ti cucì.
Costa; ché mamma già tutto ci spese
quel tintinnante salvadanaio:
ora esso è vuoto; e cantò più d’un mese
per riempirlo, tutto il pollaio.
Pensa, a gennaio, che il fuoco del ciocco
non ti bastava, tremavi, ahimè!,
e le galline cantavano, Un cocco!
ecco ecco un cocco un cocco per te!
Poi, le galline chiocciarono, e venne
marzo, e tu, magro contadinello,
restasti a mezzo, così con le penne,
ma nudi i piedi, come un uccello:
come l’uccello venuto dal mare,
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch’oltre il beccare, il cantare, l’amare,
ci sia qualch’altra felicità
Venivo da Civitanova dove la superstrada era tutta bianca e gelata fino a Belforte del Chienti, arrivo a Muccia le strade pulitissime….complimenti per l’organizzazione, saranno pure abituati mah!!!!