La squadra dell'ufficio postale di Macerata Centro pronta per riprendere l'attività nella storica sede di Via Gramsci 44
di Filippo Ciccarelli
Ne hanno fatta di strada, le Poste, in questi 90 anni. Tanto è passato dalla posa della prima pietra dello storico palazzo di via Gramsci, progettato dall’architetto Cesare Bazzani, dov’è ubicata la Direzione Provinciale: i lavori partirono nel 1922 e si conclusero nel 1929, e l’edificio venne costruito dove sorgeva l’allora chiesa di Santa Caterina. L’ufficio postale di Macerata Centro rappresenta un simbolo per la città, e molti cittadini temevano di perderlo definitivamente, come accaduto per la Banca d’Italia. Alcuni commercianti del centro storico si lamentarono per il trasferimento degli uffici fuori le mura (leggi l’articolo), mentre il consigliere del Pdl Marco Guzzini parlò di un “colpo mortale” sferrato nei confronti dei commercianti stessi (leggi l’articolo).
Sono passati meno di 7 mesi dalla data del 27 luglio, quando cominciò il trasloco dalla sede centrale a quella provvisoria formata da container allestiti nella zona della Terrazza dei Popoli: da sabato 11 febbraio il pubblico potrà tornare a servirsi dei locali situati in centro.
La nuova entrata della sede centrale: il portone rimarrà sempre aperto, per consentire l'accesso al Postamat operativo 24 ore su 24
“Vorrei ringraziare tutti i colleghi dell’ufficio, che con il loro contributo hanno reso possibile tutto questo, con la loro operosità e col loro senso di appartenenza. Avevamo previsto un’inaugurazione come quella che ci fu 90 anni fa, ma le condizioni meteo non permettevano la presenza di tutte le autorità, impegnate a gestire l’emergenza neve” dice il Direttore di Filiale Antonio Grisostomi Travaglini. “Non si può dimenticare, ovviamente, quanto ha fatto il Comune: consentendo il transito alla zona dei Giardini Diaz, infatti, abbiamo potuto accogliere al meglio i clienti, e per questo ci tengo a ringraziare il Sindaco Romano Carancini”. Sono molte le novità che caratterizzano la nuova sede: innanzi tutto lo spazio a disposizione della clientela, che è aumentato ad oltre 200 metri quadri e che è più che raddoppiato rispetto alla metratura precedente. Sono presenti due Postamat, uno dei quali potrà essere sempre fruibile dall’utenza, visto che è collocato all’ingresso della sede. Per permetterne l’uso, l’imponente portone di legno sarà sempre aperto. Ci sono poi tre nuove sale dedicate a prodotti specifici, come quelli finanziari, bancari, assicurativi, in cui la clientela può essere accolta con riservatezza: “ce lo avevano chiesto in tanti” spiega la direttrice dell’ufficio, Pisana Vecchiotti “e noi li abbiamo accontentati. Adesso, invece dei vecchi locali dove c’era solo un paravento, potranno
essere serviti con più privacy e in tutta comodità. Il mondo sta cambiando, e ormai non offriamo più solo i servizi classici delle poste, ma anche quelli di banche ed assicurazioni. E questo ufficio è all’avanguardia”. Ma com’è stato lavorare per mesi all’interno di container ai Giardini Diaz? “E’ stata un’esperienza nuova, molto positiva. Ci ha permesso di conoscere una nuova clientela, che per motivi logistici non si serviva dell’ufficio di Macerata centro. Direi che è stato interessante, e sono soddisfatta perché abbiamo servito un numero molto alto di persone” conclude la Vecchiotti.
L’impressione che si ha quando si entra nei nuovi locali è quella di ordine, pulizia e luminosità. Gli sportelli dove operano gli impiegati che ricevono il pubblico hanno perso le blindature, e per l’arredamento è stato usato materiale specificamente pensato dalle Poste per essere utilizzato in edifici storici come quello del Bazzani, e le decorazioni del soffitto sono state valorizzate da un impianto di illuminazione ad hoc. Una nuova pelle, insomma, che rappresenta un forte investimento delle Poste sul territorio. L’intervento di restyling è costato infatti poco meno di 500.000 euro, budget peraltro già preventivato prima che cominciassero i lavori. L’ingegner Massimo Mammoli, che ha seguito tutto l’iter dei lavori, esprime soddisfazione: “siamo riusciti ad eseguire tutto nei tempi e nei costi previsti, lavorando tra l’altro dentro un palazzo che è protetto dai Beni Culturali. Solamente arretrando la linea dei banconi, che prima erano molto più avanti, abbiamo recuperato il 30% di spazio”. Gli sportelli prima erano otto, oltre ad un nono previsto per i grandi clienti, ma non erano mai utilizzati a pieno. Ora ce ne sono sette, ma il servizio, secondo Grisostomi, sarà migliorato: “nel corso degli anni sono diminuite le operazioni allo sportello; la semplice sottoscrizione di un buono postale oggi viene svolta in altri locali, non più al banco. Noi dobbiamo capire ed anticipare le esigenze del cliente, e per questo abbiamo assunto anche del personale specializzato per i vari prodotti finanziari, ed abbiamo deciso di cambiare l’accoglienza, adottando quest’investimento importante” conclude.
L’ufficio postale di Macerata Centro riaprirà al pubblico domani, sabato 11 febbraio, alle 8.25 e fino alle 12.30.
Ecco i nuovi orari delle poste centrali:
Dal lunedì al venerdì: 8.25-19.10. Sabato: 8.25-12.40.
Da sinistra: l'ingegner Massimo Mammoli, la direttrice dell'ufficio Pisana Vecchiotti ed il direttore di filiale Antonio Grisostomi Travaglini
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Non vedo l’ora di entrarci. Domattina je tocca.
Anche io Filippo!
Speriamo che con i nuovi locali diminuiscano, magicamente, anche le code!
Ai giardini Diaz erano diventate davvero incredibili!
Penso poi che questi interventi di riqualificazione contribuiscano, indirettamente, al miglioramento E alla rivitalizzazione del centro.
Speriamo che l’intervento non abbia stravolto le peculiarità architettoniche dei locali.
Bene. Lunedì mattina ci andrò anch’io, non solo a vedere l’esecuzione dei lavori ma…..a pagare il bollo del mio scooter! contribuirò anch’io, seppur in modesta parte, a pagare il restauro dell’ufficio postale.
“Il mondo sta cambiando, e ormai non offriamo più solo i servizi classici delle poste, ma anche quelli di banche ed assicurazioni”. In questa frase della direttrice Pisana Vecchiotti è espresso in modo perfetto tutto il problema di Poste Italiane. Cioè il fatto che la società denominata Poste Italiane S.p.a. è diventata una entità che fa tutto (dalla vendita di prodotti bancari e assicurativi, ma anche: gratta e vinci -!-, aspirapolveri, libri di cucina, pentole, vaporelle, ferri da stiro, schede telefoniche) tranne che quello che sta scritto nelle sua stessa ragione sociale, cioè: LA POSTA (almeno come era intesa fino a 10 anni fa: corrispondenza e servizi economici di base, cioè bollettini e libretti. Punto).
Ecco quindi la ragione delle code: mentre noi stiamo in coda da mezz’ora, bestemmiando, per fare delle raccomandate o magari pagare un bollettino, non ci accorgiamo che allo sportello l’impiegato zelante sta spiegando da 20 minuti al senegalese che è andato lì a pagare una bolletta “Vede, se lei chiama spesso in Senegal con la nostra SIM spende tot e tot” etc. etc. Idem con l’albanese, idem con il macedone, e poi magari si perde tempo a consigliare “investimenti”, e poi magari altre cianfrusaglie che oggi rappresentano da un lato il nuovo businnes di Poste Italiane, e dall’altro un lucroso (forse ….) incentivo ai dipendenti (soprattutto i dirigenti che sono assatanati).
E’ semplicemente uno scandalo.
Il nuovo ufficio postale sarà bello, non so, e non muoio certo dalla voglia di entrarci, perchè so che ci troverò code a non finire come al solito e so che chi ci entra per usufruire dei normali servizi POSTALI sarà come sempre guardato come un seccatore perchè non vuole comperarsi bond argentini oppure un telefonino.
Spero di essere smentito …… ma sono certo che non sarà così.
Mi dispiace contraddire l’assunto della direttrice Pisana Vecchiotti, ma bisognerebbe tornare all’antico, chiudere baracchette, bancarelle e salette consulenza, e riaprire gli sportelli per la normale utenza.
Complimenti alle Poste Italiane, questi nuovi Uffici fanno onore al centro storico di Macerata è un’altro tassello alla sua riqualificazione. Auguri di buon lavoro a tutti i dipendenti. Ivano Tacconi
@Ivano Tacconi il 10 febbraio 2012 alle 22:55
NON CI POSSO CREDERE!!!!!
C’è qualcuno che pensa che i cronici disservizi dell’ufficio postale possano essere cancellati da “ le decorazioni del soffitto sono state valorizzate da un impianto di illuminazione ad hoc.”
Adesso il personale sarà più sveglio e qualificato!!!!!!!!!!!!!!!
Non conosco il progetto di riqualificazione del Palazzo delle poste di Macerata. L’edifico rappresenta un intervento in stile neoclassico progettato dall’arch Cesare Bazzani nel 1922 e realizzato nel 1930 su un progetto originario del 1912. Presenta soluzioni tecniche molto interessanti che dimostrano un sapiente utilizzo del calcestruzzo armato da parte del Bazzani. Lo stile, per l’epoca, è un po’ retrò, ma la tecnica costruttiva è interessante per l’epoca della sua costruzione. L’edificio nasconde in facciata simboli massonoci e sino a qualche tempo fa gli arredi erano quelli originali e spero che siano stati conservati. Sul soffitto meritano particolare attenzione le travature in cemento armato che denunciano una attenta conoscenza del materiale da parte dell’architetto. I palazzi delle poste furono inizialmente tutti progettati nei primi decenni del ‘900 nell’intento di rimarcare il senso dell’unità d’Italia, ma furono realizzati tutti nel Ventennio. Pregevoli i palazzi delle Poste di Roma che ha visto anche una realizzazione del giovane architetto Ridolfi, lo stesso che a Macerata ha realizzato l’ex GIL in stile razionalista in contrasto con lo stile maceratese del Bazzani che dopo l’ex GIL, diciamo così, si è riconvertito realizzando il palazzo del Mutilato. Credo che andrò a visitare il palazzo delle Poste di Macerata.
Cesare Bazzani era un architetto eclettico e anche massone. Tuttavia nel Palazzo delle Poste molti dettagli e citazioni rievocano indiscutibilmente la “secessione viennese”.
Scusa Gabor se ti contraddico Cesare Bazzani era massone ho copia della lista dell’epoca di appartenenza alla massoneria. Hai avuto modo di vedere l’intervento che hanno fatto? Tempo permettendo vorrei andare a vedere. Cesare Bazzani in perfetto ecletismo ripropose un’archiettettura neoclassica, ma dopo l’intervento all’ex GIL tentò una rimodulazione del suo stile rifacendosi all’architettura littora del mutilato (chiaramente riscontrabile dal rivestimento in mattoncini). Il palazzo degli Studi raccoglie un esempio di architettura neoclassica con scelte tecnoclogighe di avanguardia che vanno dai solai alle travature presenti nel piano interrato (ex cimena Italia). Si tratta di manufatti da valorizzare così come ho tentato nelle mie monografie sull’argomento. Si potrebbe orgazzare un incontro dibattito sull’argomento.
@ Gabor e Placido
Se a voi va bene, vi ospitiamo a “Venanzetti Cultura”, che oltre tutto – trovandosi nel Palazzo degli Studi – è in un certo senso parte in causa…
…era ora….
Volevo rispondere al commento di un avvocato maceratese che forse non conosce bene l’organizzazione aziendale e tantomeno il nuovo assetto commerciale di poste italiane!!!
Proprio lei abituato ai tempi della giustizia legale…si scandalizza delle attese alle code negli sportelli postali?!?
Mi sembra, inoltre, anche un pò offensivo verso i miei colleghi sportellisti e poco tollerante con i clienti extracomunitari……..
Concludo dicendo che Poste Italiane ha fatto dei passi da gigante in tempi brevissimi……sarà forse un pò infastidito da tutto ciò??
Laura
@Flippo se ne può discutere chiamami se ti va.
x favore però fate in modo che i dipendenti sappiano usare il computer e siano più gentili con i clienti!!!
@Severi10: dal nick che utilizza e dal nome “Laura” con cui si firma deduco che lei sia una dipendente di Poste Italiane che conosco e che per molto tempo ha prestato servizio proprio in quell’ufficio postale (Macerata Centro). Quindi persona non attendibile per definizione perchè “parte in causa”.
Premesso quanto sopra, vorrà tenere presente che:
1) i “passi da gigante” di Poste Italiane di cui lei parla non so cosa siano, io vedo solo disservizi ovunque (e sono in foltissima compagnia). Qualche esempio: ricevute di ritorno di atti giudiziari restituiti SENZA DATA E SENZA FIRMA DEL DESTINATARIO completamente in bianco (quindi totalmente inutilizzabili); ricevute di raccomandate restituite dopo più di un mese dal recapito; posta non consegnata o consegnata a persona sbagliata (mi è capitato per molto tempo all’indirizzo di residenza con la mia corrispondenza regolarmente nella cassetta della mia vicina di casa) o consegnata in ritardo; e l’elenco potrebbe continuare ed è noto a tutti. Mi fermo qui solo per carità cristiana perchè sparare sulle Poste Italiane sarebbe come sparare sulla proverbiale Croce Rossa.
2) Se per “passi da gigante” lei intende la vendita di elettrodomestici, gratta e vinci e/o altri oggetti utilissimi, per carità, ma del tutto privi di ogni legame con il nome ed il concetto stesso di “Poste” e “Italiane” (che – la informo – è ancora la ragione sociale della società per cui lei lavora), credo che chiunque le potrà spiegare la differenza fra le Poste Italiane ed un SUPERMERCATO; Poste Italiane sono (o almeno erano) una istituzione che dovrebbe sbrigare la corrispondenza e svolgere altri servizi finanziari di base, esattamente come faceva (molto meglio di oggi) quando era statale.
3) Non vedo la logica per cui se le cause durano tanto allora bisogna aspettare ore per fare una raccomandata: oggettivamente il ragionamento è assurdo e si commenta da sè.
4) Nessuna offesa, infine, da parte mia verso i clienti extracomunitari: ho solo fatto un esempio concreto che ho visto con i miei occhi quando, nel container dei Giardini Diaz pieno di gente che aspettava, un suo collega sportellista di nome Andrea (che quindi lei può ben capire chi sia) stava tentando in TUTTI I MODI di convincere un ragazzo di colore (suppongo senegalese) a fare una SIM di Poste Mobile (altra cosa che con le poste non c’entra nulla) FACENDO PERDERE TEMPO A TUTTI QUELLI CHE ERANO DIETRO. Quanto ci guadagnava a fare quella SIM? questo lo sa lei …. io so quanto tempo ha fatto perdere a me. E questo, dopo la prima volta, l’ho potuto notare MOLTE ALTRE VOLTE sempre con ragazzi/e stranieri presi d’assalto come l’assalto alla diligenza nel Far West! ed anche in questo caso, mi fermo qui per carità cristiana perchè potrei fare molti altri esempi di gente allo sportello “sequestrata” per promozione commerciale mentre gli altri clienti aspettano.
Quindi, concludendo, io del “nuovo assetto commerciale di poste italiane” me ne sbatto altamente, come pure non me ne può fregare di meno di cosa fa o non fa Poste Italiane, contrariamente a quanto lei afferma in conclusione del suo “ragionamento” con un’interrogativa retorica nella quale mi chiede se io sia infastidito “da tutto ciò”.
Sono “infastidito” (e moltissimo, mi creda, come tutti quelli che affollano quell’ufficio postale bestemmiando per l’attesa) dal fatto che vorrei usufruire di un servizio efficiente e così non è. E provi a dimostrare il contrario se può, piuttosto che fare puerili polemiche dettate da un fuorviante “amore” per l’azienda che le dà lo stipendio.
Troppe parole…..cariche di rabbia,,,,per non dire nulla!!!!!!
Felicissima del mio “amore” per l’azienda!!!!!
Serena domenica!!!!
Laura
@Severi10: “Troppe parole ….. cariche di rabbia,,,,per non dire nulla!!!!!”.
O vi insegnano a negare anche l’evidenza, alle Poste, oppure lei non capisce ciò che ho scritto.
-Mi dica dove sta la “rabbia” in ciò che ho scritto. Quanto alle parole, saranno molte, non so, ma tutte indispensabili ……
C’è, ed era espresso in modo chiaro e palese, il motivato fastidio per l’inefficienza delle Poste Italiane, ed in particolar modo dell’ufficio postale di Macerata centro, nota a tutti e talmente conclamata che solo lei pare non essersene ancora accorta.
-Mi dica se in tutto ciò che ho scritto (che per lei è “non dire nulla” … meglio così!) c’è una sola parola falsa o sbagliata.
Poi faccia una prova: si metta una barba finta, un cappello, un paio di occhiali scuri ed un impermeabile e così camuffata venga a fare la fila per una raccomandata ed un bollettino, e nel lungo tempo d’attesa vedrà pure lei e trarrà conferma di quanto dico.
Ma lei lo sa che qualche tempo fa c’era una impiegata che importunava i clienti in coda con il catalogo dei prodotti in vendita ed esordiva l’abbordaggio dicendo “Visto che deve stare in fila le vorrei illustrare i prodotti che vendiamo ….” etc. etc.???
Ma lei lo sa che – come confermatomi da un dipendente di Poste Italiane che, contrariamente a lei, è molto critico con l’ente – era stata diramata una circolare in cui si esaltava la “coda” come momento di socializzazione e potenziale contatto commerciale per i prodotti non postali????
Le sa lei queste cose o, come si dice a Macerata, dorme “da piedi de lu lettu”????
L’ “amore” per un’azienda non comporta l’acritica accettazione di ogni cosa quell’azienda propini, ma anche la capacità di individuare le criticità che vanno segnalate e corrette.
Altrimenti, più che di “amore” per un’azienda si può parlare di sudditanza o peggio di compiacenza.
Che mi sembra esattamente il sentimento che anima le sue risposte.
Buona domenica anche a lei.
Mi sento in dovere di spezzare una lancia a favore di Poste,rispetto ai commenti, da me non condivisi,di un utente insoddisfatto.
Riguardo all’affermazione che oggi Poste fà tutto mettendo a disposizione svariati servizi,io credo che è sinonimo di un’azienda che è in continua metamorfosi e segue l’evoluzione repentina dei mercati,cercando di essere presente in più settori economicamente in sviluppo come la telefonia.A tal riguardo,porto ad esempio la storia del marchio “Nokia”che inizia nel lontanto 1865 quando un ingegnere Fredrik Idestam aprì un industria per la lavorazione della carta. poi Nokia diventa produttore di calzature, gomme, elastiti e parti industriali per poi arrivare dopo la seconda guerra mondiale ad a interessarsi alle telecomunicazioni e divenire il colosso che è.Certo è che se l’ing.Idestam si fosse fossilizzato a fare la carta,oggi non esisterebbe la Nokia.
Le lungheeeeee codeeeee; ho la vaga impressione che verso Poste si parta sempre un pò prevenuti,rispetto ad altri Istituti dove si hanno gli stessi lunghi tempi di attesa senza lamentele.Io stessa sono reduce da un attesa di 40 minuti presso la motorizzazione c.ed operava un solo sportellista mentre alle sue spalle “passeggiavano” altri colleghi che apparentemente non facevano nulla,ma non mi permetto di giudicare l’organizzazione di un ufficio non conoscendo le attività interne di retrosportello.
Io credo che mettendo da parte la chiusura mentale vs poste e ci si informasse sui nuovi Servizi più Evoluti,una buona parte degli utenti ( soprattutto titolari di partita iva )potrebbero tranquillamente evitare code ,parcheggi e benzina per diversi prodotti gestibilissimi dal proprio pc o dal proprio telefonino.Ma per fare questo occorre esporre le proprie esigenze o problematiche a chi di dovere e cercare insieme una soluzione che oggi Poste ,sicuramente ,riesce a dare.
la Dama
@La Dama: alla misteriosa utente che si cela dietro questo nick evocativo di romantici intrighi degni della Mata Hari dei primi del novecento (che mi piace immaginare sull’Orient Express da Istambul verso Sofia), devo purtroppo replicare che quando uno va in un posto che si chiama Poste Italiane non lo fa, probabilmente, per comprare una lavatrice, oppure un etto di mortadella, oppure delle supposte, oppure una vaporella, o un gratta e vinci, ma lo fa perchè intende fare (al 90%) ciò che viene promesso dalla ragione sociale dell’istituzione che si chiama “Poste Italiane”.
Ora, come molti, io sono vittima – e lo rivendico! – di questa “chiusura mentale”: cioè io vado in un posto qualsiasi per fare ciò che in quel posto qualsiasi si fa secondo il nome di quel posto qualsiasi.
Per esempio: vado in banca a fare operazioni bancarie, in ospedale a farmi curare, in salumeria a comprare il prosciutto, dal benzinaio a fare il pieno, in chiesa per assistere alle funzioni religiose, etc. etc.
Non ho mai pensato di andare in ospedale a spedire una raccomandata o dal salumiere a farmi diagnosticare un raffreddore.
Cosa cavolo dovrei quindi andare a fare in un posto che espone il logo “Poste Italiane”?
Senza alcuna chiusura mentale, me lo spieghi lei, dama misteriosa (anche se un qualche sospetto su chi sia ce l’ho ……).
Se le poste intendono occupare manu militari altri settori commerciali, che lo facciano pure, ma PRIMA ASSICURINO L’ORDINARIA ATTIVITA’ CHE E’ COMPRESA NEL LORO NOME E QUINDI PRIORITARIA.
Se vogliono vendere pappagalli, lo facciano: quando tutti gli utenti in coda per una raccomandata sono stati serviti, nulla vieta che il solerte impiegato allo sportello venda pappagalli ….. e che cavolo, ci vuole tanto a capirlo???
Qui non si tratta di “giudicare l’organizzazione di un ufficio non conoscendo le attività interne di retrosportello”, come la nostra dama sostiene, qui si tratta di chiamare le cose con il loro NOME, e mi sembra che questo sia ciò che ho fatto punto e basta, dopo anni e anni di insopportabile frequentazione di quell’ufficio postale.
Quanto ad esporre “le proprie esigenze o problematiche a chi di dovere”, cara Dama, è stato già fatto ed una prima volta mi si rispose “Ma questo ufficio funziona benissimo” …….. altro caso di eccessivo e acritico “amore” per l’azienda, chissà …..
E poi lasciamo stare la Nokia: un imprenditore privato può fare ciò che vuole, sapendo ciò che rischia. Se io compro oggi le scarpe – che so – di Tod’s perchè attratto dal marchio, il giorno che Tod’s facesse lavatrici non è detto che io le comprerei.
Poste Italiane, invece, si avvale proprio di un marchio che storicamente è collegato con i servizi “basici” (corrispondenza e libretti), e che attira clientela per quelli, per propinare oggetti vari, cianfrusaglie varie e prodotti che con quel marchio non c’entrano nulle.
Allora che facciano un bel cambio di ragione sociale: si chiamino “Banca Conad Auchan” ed allora staremo zitti.
Fino a quando si chiameranno “Poste Italiane” si pretenderà da loro che facciano bene ciò che sta scritto nel nome (e questo comporta l’implicazione logica dell’azzeramento delle code), e solo dopo tutto il resto.
Ripeto, è molto semplice, solo chi non vuole non lo capisce.
no comment
Laura
@Severo10: ecco, brava, che è meglio ….
Avv. Golini Sindaco!!!!
i miei piu’ vivi complimenti,analisi DETTAGLIATISSIMA ( non l’ha capita solo lauretta severia 10) e con la possibilita’ di repliche da parte avversa. repliche che vedo si fermano ad un …no comment…..chiara risposta politichese di chi e’ colto in castagna e non sa piu’ cosa o come rispondere.
vorrei spezzare una lancia a favore del citato ufficio …..sono tutti cosi purtroppo.
oltre alle lavatrici e cacchiate varie che con un ufficio postale hanno niente a che fare(ben diverso da quello che ci lavorava mia madre ovvero 8 ore a testa bassa a fatiga’….) i nostri forti propongono anche interessanti puzzle e libri per bambini che coprono quasi per intero il “banco” di lavoro.
per il resto chi ci lavora e non capisce queste GIUSTISSIME E SACROSANTE CRITICHE allora e’ in malafede!!!capisco la busta paga,ma un dipendente onesto e sereno intellettualmente dovrebbe almeno indignarsi per tutte queste “strane ” nuove forme commerciali!!!
@Filippo Vannucci: grazie per l’apprezzamento ma ho scritto solo quello che chiunque frequenti un ufficio postale sa per esperienza diretta. Hai ragione: sono tutti così, in molti è in vendita anche il libro di ricette di cucina di Benedetta Parodi (e ho detto tutto) ….
Gli unici che ancora non se ne sono accorti – a quanto pare – sono Laura Severi(xx)10 e qualche altro dirigente o impiegato …… Ciaoooo
Caro Signor Antonio Maria chi lavora alle Poste non è alle sue dipendenze, la fila la facciamo tutti, quasi tutti i giorni, se non ha voglia di aspettare puo evitare di andarci. Se deve andarci per forza si metta in fila, in silenzio, e aspetti ordinatamente il suo turno: chi è prima di lei ha il suo stesso diritto di essere servito.
Se poi ha nostalgia delle vecchie Poste le ricordo che le stesse, quando erano ancora un ramo dello Stato, producevano perdite clamorose a danno di tutti i contribuenti. Da quando sono una Spa producono utili di tutto rispetto (nel 2010 la cifra di 1 miliardo di euro, controlli lei stesso nei bilanci che sono pubblici e soggetti al controllo della Corte dei Conti), soldi che finiscono all’azionista unico delle Poste (ministero del tesoro).
Da carrozzone mangiasoldi buono solo per le politiche di assunzione clientelari, ad aziendadi stato che produce costantemete utili. Stia tranquillo: lei è l’unico che rimpiange le vecchie Poste.
..capisco ma non giustifico! Mi spiego meglio: capisco il disagio di alcuni clienti causa ‘ la fila’ , il disagio nel perdere minuti preziosi e nel sentirsi ‘importunato’ (se è giusto usare questo termine!) con il catalogo dei prodotti in vendita, ecc.. ma..
a mio parere, preciso, A MIO PARERE, le situazioni vanno viste/valutate da punti di vista differenti..senza parlare di chiusura mentale, ‘sudditanza o peggio di compiacenza’.
Ritengo, non da meno, SACROSANTE le CRITICHE sollevate, indispensabili ai fini di un sano miglioramento di qualsiasi azienda ma bisogna ammettere che certe “strane ” “nuove forme commerciali” (così come sono state chiamate) sono semplicemente la conseguenza di una evoluzione sociale, culturale e globale del mercato economico..e non è detto che siano così negative.
La metamorfosi di Poste, non ha dimenticato l’ erogazione dei ‘ servizi basici’ (allora si, che forse si poteva cambiare nome..) ; qualsiasi forma di differenziazione è ricchezza, certo migliorabile , forse con lacune ma è evoluzione e le opportunità non significano mai perdita delle radici!
Le Poste, oggi, è vero che offrono una serie di servizi e ne propongono altri mille ma ognuno può decidere se usufruirne o meno..e per vedere la stessa questione da un diverso punto di vista, proviamo a pensare a chi abita in un piccolo paesino.. magari la vendita del libro per la ninna nanna o della ‘famosa lavatrice’ la trova anche una bella opportunità.
Non sono nessuno per affermare se Poste Italiane ha fatto o meno “passi da gigante”, e se fa bene ciò che sta scritto nel loro nome ma reputo, anche, che qualsiasi grande azienda, capace di erogare una molteplicità di prodotti/servizi deve fare obbligatoriamente i conti con qualche problema, forse disservizio..
Secondo me,anche se difficile, è importante non etichettare sempre in negativo qualsiasi grossa azienda legata ai soliti luoghi comuni ed aprirsi ai notevoli cambiamenti di una realtà complessa come la nostra.. Certo..scegliendo, in piena libertà, la cosa certa di sempre piuttosto che “una nuova ed innovativa opportunità”..
Mi permetto di allargare il mio personale commento con una non meno importante questione: in queste grandi aziende ci lavorano tante persone e la maggior parte sono brave, professionali, mosse da un grande senso del dovere e non è piacevole etichettarle.. preciso che non riguarda i commenti di oggi ma molto spesso capita che..
AVANTI CON LE CRITICHE, le repliche possono essere molto costruttive..
Mi scuso per essermi dilungata troppo..
@Andrea: egregio signore, sarei lieto se lei ci facesse la cortesia di palesarci anche il suo cognome, quanto meno per fugare il dubbio che lei, dopo Laura Severi(xx)10 e la Dama (di Pisa?) sia il terzo dipendente che conosco, di Poste Macerata Centro, che – ciceronianamente – interviene in questo dibattito “pro domo sua”. Abbia coraggio ……
Ad ogni buon conto, lei sbaglia diverse volte:
-sbaglia laddove mi attribuisce un desiderio di essere servito prima di chi è avanti a me: se questo è quanto ha compreso dai miei commenti, le ipotesi sono solo due, e cioè che non li abbia letti o non li abbia compresi (lascio a lei scegliere a quale dei due gruppi voglia essere iscritto);
-sbaglia perchè il personale di Poste Italiane, nel momento in cui paghiamo per i servizi erogati dall’ente, è a nostra dipendenza (per l’espletamento di quel servizio, of course), contrariamente a quanto da lei affermato;
-non mi frega nulla che Poste Italiane produca utili con servizi che non c’entrano nulla con la sua vera “mission”, anche perchè se poi sono soldi che finiscono allo Stato andranno dispersi nei mille rivoli della spesa pubblica improduttiva e quindi preferisco che il servizio sia meno redditizio ma sia espletato bene.
D’altra parte, in tutte le società evolute, si applica il principio della specializzazione: non ha senso che tutti facciano tutto, ma è più logico che ognuno faccia (si spera bene) ciò che sa fare meglio.
Per esempio: gli avvocati non fanno contemporaneamente i medici o i commercialisti o i falegnami, etc. etc. le banche non fanno le scuole superiori, i professori di latino non insegnano algebra, le compagnie telefoniche non fanno le assicurazioni.
O almeno non fanno tutto ciò direttamente (nulla vieta, invece, ad un medico di essere socio di una banca e di fare quindi, in questa forma, anche il banchiere, ma questo è discorso totalmente diverso).
Le Poste, invece, pretendono di spaziare in ogni settore merceologico: a quando l’apertura del banco ortofrutta (tra l’altro c’è qualcuno che ci vedrei proprio bene a servire pomodori e cipolle)? A quando una bella compagnia aerea PosteAeree? A quando una carrozzeria? e perchè non andare a curarsi i denti all’ufficio postale con un bel laboratorio odontoiatrico? una beauty farm? questi due ultimi sono businnes molto redditizi …..
E’ ovvio che tutto ciò non ha senso ……..
Fino ad oggi, contrariamente a quanto dice lei, sono in molti a lamentarsi di questo trend, anche perchè la gestione dei vari servizi è caotica e, le ripeto, causa ritardi nell’erogazione dei principali servizi postali, come quando ho assistito di persona allo “sfinimento” di quel giovane africano che magari, complice anche la difficoltà linguistica, si sarà fatto “appiccicare” ‘sta benedetta SIM di Poste Mobile e chissà cosa altro in un atteggiamento da “caccia all’uomo” che si percepisce benissimo e – mi creda – visto dall’esterno è molto sgradevole perchè dà l’idea che da dietro lo sportello o peggio dietro la “saletta consulenza” gli utenti siano visti come potenziali polli da spennare ……
Allora, egregio “Andrea”, apra gli occhi, si guardi intorno e scoprirà che le cose non stanno come dice lei e come le raccontano alle conventions aziendali (se lei è chi penso), la realtà è ben diversa, è piena di disservizi delle Poste … capisco che ai quadri e ai dirigenti venga elargito qualche piatto di lenticchia per aver raggiunto il “budget” di servizi e prodotti che con la posta non c’entra nulla (e se non erro in qualche caso questo incentivo è stato causa di grossi problemi), ma questo sistema va totalmente riformato ritornando, come auspicano in molti, all’antico.
Abbia la cortesia di firmarsi, la prossima volta che mi scriverà. In genere non tratto con chi non mette la faccia su ciò che dice o scrive.
Sottoscrivo in tutto e per tutto quello che ha scritto l’amico e collega, Antonio Maria Golini. Quindi sig. Andrea di scontenti siamo due (milioni)! Io farei la fila in silenzio alla posta se alla posta si offrissero solo servizi postali, ma se la posta è diventata un centro commerciale no! Tra l’altro non c’è concorrenza, per quanto riguarda i servizi postali, perchè non potrei rivolgermi ad altri! Quindi siamo costretti a fare file dietro quelli che comprano il cellulare, o la lavapiatti che potrebbero comprare altrove. Vice versa no, perchè non possiamo andare da Eldo a spedire una raccomandata. E i disservizi postali ne vedo quotidianamente, sopratutto nel nostro importante lavoro di avvocati quando ci tornano indietro le cartoline verdi senza firme o timbro (sono andato tre volte in una agenzia di posta a 40 km di distanza perchè non c’era timbro sulla cartolina (tre volte) e ho dovuto pure discutere!!!!!!! Era una notifica di un atto giudiziario di svariati milioni!!!!!! Non una lavapiatti!
Caro Tommy … evidentemente alle Poste interessano di più le …. lavapiatti rispetto ad un’attività prevista dalla Costituzione e da diverse leggi della Repubblica ….. la verità è che abbiamo servizi da terzo mondo ma ora dobbiamo stare allegri: abbiamo il nuovo ufficio postale con un ATM in più e, ovviamente, uno SPORTELLO IN MENO!!!