A cena con “Bathore nel cuore”

Raccolti 25.000 euro per la parrocchia "maceratese" in Albania

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Suor Virginia Santarossa

di Maurizio Verdenelli

Miracolo a Bathore, la ‘baraccopoli’ di 30.000 abitanti nel comune di Kamsa a 7 chilometri dal centro di Tirana in Albania, dove la Diocesi di Macerata è impegnata da anni in una missione speciale. L’ha rivelato, sabato sera, alle 630 persone convenute presso il ristorante Anton di Recanati per la Cena di solidarietà, suor Virginia Santarossa  della comunità della Beata Imelda. “Da quindici giorni l’intera Bathore, come spesso accade, viveva nel più completo black out (mancava anche l’acqua), quando una sera abbiamo visto con stupore una luce sull’altare nella chiesa per il resto immersa nel buio. Stupiti ci siamo avvicinati ed abbiamo osservato increduli che soltanto, e all’improvviso, solo l’illuminazione del tabernacolo aveva cominciato a funzionante. Già, ma come? Abbiamo chiesto a don Patrizio se il black out fosse rientrato. ‘Per nulla’ ci ha risposto lui.  Siamo allora andati a vedere il quadro elettrico e se magari un qualche filo collegato al tabernacolo ci spiegasse quella ‘cosa’ incredibile. Ci tremavano le gambe. Nessuna spiegazione plausibile e tantomeno tecnica. Il tabernacolo continuava ad emanare una luce profonda, che ci entrava nell’anima, ci dava calore, ci incoraggiava. Ci inginocchiammo mettendoci a pregare”.

Cena-soli-71-300x199La testimonianza di suor Virginia, confermata dal sacerdote, ha scosso la grande platea dell’ Anton nel corso di una serata davvero ‘particolare’: la generosità di chi ha partecipato alla Cena di solidarietà ha portato 25.000 euro nelle casse della ‘parrocchia maceratese in Albania’ (così la definisce il vescovo Giuliodori). Serviranno per concludere i lavori del Centro professionale ricavato nell’interrato della chiesa, anche questa in costruzione. Martedì don Patrizio Santinelli e la suora domenicana torneranno a Bathore -un’ora di aereo da Ancona per Tirana- con questa ‘lieta novella’. Con loro ci sarà pure l’architetto Rita Scirocha (che li ha seguiti in questi giorni a Macerata). La professionista albanese dirige i lavori di costruzione della chiesa parrocchiale intorno alla quale è sorta questa sconfinata ‘periferia fantasma’ alle porte della capitale albanese laddove prima c’erano immensi campi di fave e di legumi per sfamare periodicamente la popolazione oppressa da un ‘regime disumano’, così come lo definisce il sacerdote maceratese.

Cena-soli-3-300x199A Bathore, nella povertà più assoluto e  nel degrado della condizione femminile e minorile, di ‘miracoli’ c’è bisogno quotidianamente, per la verità. Suor Virginia con suor Irene e suor Gabriella partecipano al progetto della Regione Marche SPEED per formare professionalmente le  ragazze albanesi che di ‘pari opportunità’ non hanno mai sentito parlare dalle loro parti. Le tre religiose stanno addestrando le donne a corsi di cucina, inoltre di taglio e cucito avvalendosi delle macchine Singer che la generosità dei maceratesi ha inviato al di là dell’Adriatico. C’è anche un’associzione -”Il cammino”- che sta adoperandosi attivamente. A suo nome ha parlato, sabato sera, l’ex sindaco  ing. Giorgio Meschini. Nuovi progetti a sostegno dell’opera che la ‘missione’  sta portando avanti. Tra poco partiranno due ragazze della Caritas diocesana per collaborare con don Patrizio e con le suore. Commovente la testimonianza di Anna Maria Cacciamani, di Giacomo e Giulia: una settimana in estate, per tre anni, a Bathore. “A contatto con gli ultimi di Bathore, abbiamo sentito appieno il senso della solidarietà e di una vita di servizio. Una povertà che chiede di essere ‘sposata’. Così come l’Albania stessa, un Paese che non si può non amare. Nella Terra delle Aquile abbiamo imparato davvero il significato delle parole: coraggio, spiritualità, e servizio. Le altre tre parole chiave sono state: casa, preghiera, progetto” hanno detto i ragazzi.
Cena-soli-2-300x199E don Patrizio, che in Albania ci sta da 11 anni: “Davvero ogni giorno registriamo molti progressi. Stiamo vicino ai bambini che hanno necessità di tutto in questa baraccopoli nata spontaneamente dall’emigrazione dai ancor più poveri villaggi di montagna, abbandonati anni fa dalle famiglie. E le ragazze, da parte loro, stanno imparando con il lavoro, il valore della dignità. C’è bisogno continuo di aiuto, questa Cena di Solidarietà è il prolungamento della generosità dei maceratesi”.
“Avevano prenotato 670 persone -dice Franco Forti, del Comitato organizzatore di Piediripa- poi l’influenza ha portato 40 disdette, ma siamo soddisfatti ugualmente per il bilancio finale”.
“Diciottomila euro sono venuti dall’incasso della Cena -contabilizza a fine serata, mons. Claudio Giuliodori- altri settemila dagli sponsor”. Che sono stati principalmente l’Istituto alberghiero ‘Varnelli’ di Cingoli (40 ragazzi hanno servito ai tavoli, 10 hanno lavorato in cucina, diretti dallo chef  Iginia Carducci), l’associazione cuochi maceratesi, il ristorante Anton di Recanati (la famiglia Tartabini ha a disposizione gratis il grande complesso) e l’azienda Exit  della Camera di Commercio (in sala il presidente Luca Bartoli), lo stesso Ente camerale, ed inoltre: Confartigianato, Confcommercio, Cna, Coldiretti.

Cena-soli-4-300x199Hanno partecipato attivamente mettendo a disposizione il proprio operato e i prodotti  le ditte: Aprol, Simple Service, Tipos, Carnevali ortofrutta, Oro della terra, Ciarlantini, Picenum, Di Pietrantoni, Mei Andrea, Romcaffè, Varnelli (presente una delle proprietarie), Belisario, Tre Valli, Teodori, Emito, Iper Simply, Ipermercato Val di Chienti. In sala presenti l’assessore regionale Luca Marconi (ha portato il saluto del Governatore Spacca e della città di Recanati); il consigliere regionale Francesco Massi; l’on. Mario Cavallaro; il rettore dell’Università di Macerata, prof. Lacchè; il sindaco di Macerata, Carancini; il presidente del Consiglio comunale, Mari; il v.presidente della Provincia, on. Mariani; gli assessori provinciali Lippi e Bianchini; il presidente del Centro studi leopriani, Corvatta; una nutrita pattuglia di esponenti Udc (Cotognini, Tacconi, Pizzichini); l’assistente regionale di Coldiretti, don Giuseppe Branchesi, i rappresentanti delle categorie che hanno sponsorizzato la Cena ottimamente elaborata e servita.
Il menu (per un costo di 30 euro a persona) ha previsto: vellutata di patata e porri con crostini al pecorino dei Sibillini; fritturina della tradizione con pollo e verdure; crespelle di ricotta gratinate; maccheroni con sugo di cinghiale e funghi porcini; maialino arrostito con erbe aromatiche e patate dorate; dolce al caffè, mistrà e ‘cicchetto Varnelli’. Caffè espresso. Vini: verdicchio Belisario, rosso Collamato (Belisario).
Ed è stato dolce avere ‘Bathore nel cuore’, come recitava l’intitolazione della serata di beneficenza.

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Don Patrizio Santinelli e il vescovo Claudio Giuliodori

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