Monsignor Giuliodori: “Con fede piu’ facile spostare le montagne del debito”

L'omelia del Vescovo per l'apertura del quinto anno dell'Adorazione Eucaristica Perpetua

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Il vescovo Claudio Giuliodori

 ”Se avremo fede, sara’ piu’ facile spostare le montagne del debito e rendere attuale per i nostri giorni lo spirito della moltiplicazione dei pani e dei pesci”. Lo ha detto oggi mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata, aprendo il quinto anno dell’Adorazione Eucaristica Perpetua nel Monastero del Corpus Domini. Come ha osservato il papa, ha aggiunto, questa e’ ”una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche”’.

Il testo dell’omelia:

Nell’anno appena concluso ci sono stati due fatti che hanno segnato “eucaristicamente” il cammino della Chiesa. Il primo è il grande evento di Madrid dove un milione di giovani, nonostante la tempesta, hanno vissuto 30 minuti di impressionante silenzio in adorazione e il secondo è il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona con le numerose iniziative proposte e la massiccia partecipazione di fedeli ai diversi eventi, tra cui la processione eucaristica. In entrambi i casi il Santo Padre Benedetto XVI ha offerto toccanti e profonde riflessioni che ci aiutano a capire quanto sia fondamentale la centralità dell’Eucaristia per chi vuole seguire il Signore Gesù e vivere in profonda comunione con la Chiesa.

Dell’evento di Madrid il Papa stesso, parlando alla Curia Romana, ha detto che uno dei momenti centrali è stata l’Adorazione Eucaristica e ha spiegato perché l’Adorazione è così importante per i giovani e per tutti noi: “Dio è onnipresente, sì. Ma la presenza corporea del Cristo risorto – afferma il Papa – è ancora qualcosa d’altro, è qualcosa di nuovo. Il Risorto entra in mezzo a noi. E allora non possiamo che dire con l’apostolo Tommaso: Mio Signore e mio Dio! L’adorazione è anzitutto un atto di fede – l’atto di fede come tale. Dio non è una qualsiasi possibile o impossibile ipotesi sull’origine dell’universo. Egli è lì. E se Egli è presente, io mi inchino davanti a Lui. Allora, ragione, volontà e cuore si aprono verso di Lui, a partire da Lui. In Cristo risorto è presente il Dio fattosi uomo, che ha sofferto per noi perché ci ama. Entriamo in questa certezza dell’amore corporeo di Dio per noi, e lo facciamo amando con Lui. Questo è adorazione, e questo dà poi un’impronta alla mia vita. Solo così posso anche celebrare l’Eucaristia in modo giusto e ricevere rettamente il Corpo del Signore” (Benedetto XVI, Discorso al Curia Romana 22-XII-2011). Sono certo che anche gli oltre 600 giovani della nostra diocesi che hanno vissuto l’esperienza di Madrid non dimenticheranno facilmente l’emozione e il brivido spirituale di quel momento e sentiranno la nostalgia di quell’incontro così personale e, nello stesso tempo, così tanto capace di creare comunione fraterna e senso ecclesiale. Il cammino intrapreso con i giovanissimi comincia a dare i suoi frutti proprio perché nasce dalla ricerca di un autentico incontro con il Signore, a partire dall’adorazione e dalla riconciliazione, come abbiamo potuto verificare nelle settimane di convivenza a Tolentino o negli esercizi spirituali dei giorni scorsi all’Avenale con 60 giovanissimi.

Nel Congresso Eucaristico di Ancona abbiamo potuto toccare con mano come l’Eucaristia non sia una fuga intimistica nella relazione personale con il Signore. Mettersi di fronte al Signore Gesù, presente nel pane eucaristico, significa fare memoria viva e concreta del suo dare la vita per noi e del suo invito a lavarci i piedi gli uni gli altri. Lo ha sottolineato con forza Benedetto XVI nell’Omelia dell’11 settembre a partire dal titolo l’”Eucaristia per la vita quotidiana”: “La comunione eucaristica ci strappa dal nostro individualismo, ci comunica lo spirito del Cristo morto e risorto, e ci conforma a Lui; ci unisce intimamente ai fratelli in quel mistero di comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa dei molti un solo corpo” […] “Una spiritualità eucaristica porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate. Una spiritualità eucaristica è anima di una comunità ecclesiale che supera divisioni e contrapposizioni e valorizza le diversità di carismi e ministeri ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa, della sua vitalità e della sua missione. Una spiritualità eucaristica è via per restituire dignità ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del precariato e il problema della disoccupazione. Una spiritualità eucaristica ci aiuterà anche ad accostare le diverse forme di fragilità umana consapevoli che esse non offuscano il valore della persona, ma richiedono prossimità, accoglienza e aiuto”.

È questa spiritualità che fa davvero nuova la vita della nostra Chiesa. È da qui che nasce un vero rinnovamento spirituale, ma anche umano e sociale. Forse è proprio qui che troviamo la risposta alla domanda che assilla tutti in questo periodo e che getta ombre sul futuro della nostra società: come si esce dalla crisi economica? Come far fronte al crescente disagio di molte famiglie? Se non recuperiamo il primato del nutrimento spirituale e del pane di vita che ci è donato da Gesù Cristo sarà molto difficile imboccare la strada giusta per uscire da questa crisi che è prima di tutto di carattere morale o – come l’ha descritta Benedetto XVI nel Messaggio per Giornata Mondiale della Pace del 2012 -, “una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche”. In questo anno la nostra preghiera eucaristica deve farsi pertanto più intensa e concreta perché il Signore ci aiuti: a vivere in modo più sobrio ritornando a ciò che è essenziale; a mettere a frutto i talenti che abbiamo ricevuto non per l’interesse privato, ma per il bene comune; a farci carico del fratello che si trova nella necessità; ad essere solidali con i più poveri e gli emarginati… Da dove può venirci la forza per tutto questo? Solo dall’Eucaristia! Se avremo fede sarà più facile spostare le montagne del debito e render attuale per i nostri giorni lo spirito della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Per uscire dalla crisi quindi servono in primo luogo tanti adoratori e mi auguro che crescano numerosi in questo anno i testimoni di una feconda e contagiosa spiritualità eucaristica.

Da qui viene anche il maggiore sostegno al nostro cammino pastorale sulle orme degli orientamenti pastorali per il decennio “Educare alla vita buona del Vangelo”. In questo anno stiamo riflettendo su come rendere più efficace e incisiva l’educazione alla fede a partire dal cuore eucaristico delle famiglie, prime responsabili della trasmissione della fede. Come ha ricordato Benedetto XVI ad Ancona nell’Omelia: “Dal Pane della vita trarrà vigore una rinnovata capacità educativa, attenta a testimoniare i valori fondamentali dell’esistenza, del sapere, del patrimonio spirituale e culturale”. E parlando alle famiglie e ai sacerdoti assieme insisteva sulla “necessità di ricondurre Ordine sacro e Matrimonio all’unica sorgente eucaristica” da cui nasce la condivisione dell’impegno educativo e missionario: “Si tratta – afferma il Papa – di saper integrare ed armonizzare, nell’azione pastorale, il ministero sacerdotale con l’autentico Vangelo del matrimonio e della famiglia per una comunione fattiva e fraterna. E l’Eucaristia è il centro e la sorgente di questa unità che anima tutta l’azione della Chiesa”. Mi conforta molto vedere un numero crescente di famiglie e sacerdoti condividere in questo luogo e nelle parrocchie momenti comuni di adorazione eucaristica.

Personalmente, questa giornata di riflessione sulla centralità dell’Eucaristica, dono dei doni di Dio, mi stimola a riflettere sulla bellezza e grandezza del ministero che, per grazia, mi è stato affidato. Mentre riflettevo su come il Signore, nella sua bontà, continuamente mi prenda per mano e mi faccia sperimentare la stessa gioia dei discepoli di Emmaus, illuminando la mia mente e infiammando il mio cuore, cercando le parole per esprimere tutto questo, mi è venuta in soccorso l’omelia tenuta ieri da Benedetto XVI per l’Epifania, in cui faceva riferimento anche al ministero del vescovo, data la concomitanza con delle ordinazioni episcopali. Ho sentito quelle parole talmente vere e attuali anche per il mio ministero che vorrei rimeditarle con voi affinché mi aiutiate ad essere all’altezza del servizio che indegnamente sono chiamato a compiere in mezzo a voi, ma che non potrei svolgere senza il sostegno della vostra preghiera e del vostro affetto.

“Il Vescovo – diceva ieri il Papa – deve essere un uomo dal cuore inquieto che non si accontenta delle cose abituali di questo mondo, ma segue l’inquietudine del cuore che lo spinge ad avvicinarsi interiormente sempre di più a Dio, a cercare il suo Volto, a conoscerLo sempre di più, per poterLo amare sempre di più.

Anche il Vescovo deve essere un uomo dal cuore vigilante che percepisce il linguaggio sommesso di Dio e sa discernere il vero dall’apparente. Anche il Vescovo deve essere ricolmo del coraggio dell’umiltà, che non si interroga su che cosa dica di lui l’opinione dominante, bensì trae il suo criterio di misura dalla verità di Dio e per essa s’impegna: “opportune – importune”. Deve essere capace di precedere e di indicare la strada.

Deve precedere seguendo Colui che ha preceduto tutti noi, perché è  il vero Pastore, la vera stella della promessa: Gesù Cristo. E deve avere l’umiltà di chinarsi davanti a quel Dio che si è reso così concreto e così semplice da contraddire il nostro stolto orgoglio, che non vuole vedere Dio così vicino e così piccolo. Deve vivere l’adorazione del Figlio di Dio fattosi uomo, quell’adorazione che sempre di nuovo gli indica la strada”. (Benedetto XVI, Omelia del 6 gennaio 2012)

Ecco per questo sono qui, per adorare il Signore, ringraziarlo del dono della vita e per invocare la sua luce e il suo sostegno sul mio ministero episcopale che si avvia al quinto anno, a servizio di questa amata e stupenda Chiesa di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia.

Maria che ha custodito il corpo del Signore Gesù dal suo concepimento alla sua morte ci aiuti ad incontrare il Risorto, oggi vivo in mezzo a noi e presente nel corpo eucaristico, ossia, inseparabilmente, nel sacramento dell’Eucaristia e nel corpo ecclesiale. Maria, Madre della misericordia, ci guidi nell’accogliere con sincerità di cuore le parole di Gesù che abbiamo ascoltato nel Vangelo e da cui deriva ogni autentico rinnovamento spirituale: “Convertitevi, perché il Regno di Dio è vicino”.



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