La sentenza parla chiaro ma gli ausiliari del traffico continuano ad elevare multe a tutti quegli automobilisti che non espongono il ticket o che risulta scaduto. A Recanati inizia a farsi piu’ che interessante la questione dei parcheggi blu nel centralissimo Corso Persiani. Lo scorso 17 maggio il giudice di pace Antonino Di Renzo Mannino ha annullato una considerevole quantità di multe per un migliaio di euro, in quanto – si legge nelle motivazioni della sentenza – la sosta a pagamento nel parcheggio a spina di corso Persiani viola il Codice della strada. Antonino Di Renzo Mannino ha fatto leva sull’articolo 7 del Codice della strada, secondo il quale i parcheggi blu a pagamento devono stare fuori dalla carreggiata e in quanto il numero delle strisce blu deve essere proporzionato a quello delle bianche nella immediata vicinanza. Due aspetti che non si riscontrano nella centralissima via che porta in piazza Leopardi e che è valso il successo del ricorso presentato da numerosi automobilisti tra i quali lo stesso Antonino Di Renzo Mannino. Una sentenza, quella maturata nella città della poesia e del bel canto, a dir poco rivoluzionaria ma che sembra non essere stata recepita dagli addetti al controllo dei parcheggi i quali continuano ad elevare sanzioni a quelle auto che non espongono il tagliando o che risulta scaduto. Un comportamento che sembrerebbe provocatorio da parte degli ausiliari, ma che in realtà è dovuto principalmente dal mancato intervento dell’amministrazione comunale. “Finchè il Comune non modifica il regolamento delle aree di parcheggio con ordinanza sindacale, una sentenza può fungere da precedente giurisprudenziale per successive pronuncie, ma non è direttamente applicabile dagli incaricati di elevare sanzioni – spiega l’avvocato Tommaso Rossi, editore e coofondatore del giornale on line fattoediritto.it che si è occupato del caso -. Certo, buon senso vorrebbe che il Comune prendesse immediate determinazioni in materia e, nel frattempo, desse disposizioni ai vigili e agli ausiliari del traffico, di chiudere un occhio, per evitare che nel giro di breve tempo vengano presentate al Giudice di Pace centinaia di ricorsi che, immancabilmente, verrebbero accolti.
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Fate parlare Antonino Di Renzo Mannino con Giancarlo Liuti, che gli spiega come si applica democraticamente la legge al di là del suo dettato.Ovvio, è un suggerimento di tipo critico-culturale, non giuridico, visto che anche a Recanati amministratori e ausiliari se ne fregano di quello che dicono la legge, un giudice e – nel caso nostro maceratese – il Consiglio comunale. Sempre democraticamente, è chiaro…
Il giudice può essere anche parte ricorrente? Spero di aver capito male, altrimenti dov’è l’indipendenza del giudice?
Continuazione della storia: il Comune di Recanati farà ricorso in appello e gli automobilisti soccomberanno e pagheranno le spese proprie e quelle del comune per entrambi i giudizi; alcuni, come già accaduto per il semaforo Romitelli, eviteranno l’appello previo pagamento della multa e di un congruo risarcimento al Comune.
Ho sempre avuto molta stima per il Giudice di Pace di Recanati che riesce sempre a fare sentenze di grande interesse portandomi ad augurarmi che un giorno si possano trovare ovunque giudici così.
Dal semaforo di Romitelli, ai parcheggi in centro, al semaforo della Regina, le decisioni sono state sempre ineccepibili.
In un italia dove, sopratutto nelle sanzioni da codice della strada, c’è fin troppa leggerezza, fa piacere trovare sentenza che richiamano al rispetto della legge.
Il problema, però, è sempre quello dell’impunità, l’impunità garantita per quanti emettono sanzioni in contrasto della legge.
Un esempio è un affermazione che mi fece un comandante di polizia municipale anni fa: “Io metto l’autovelox e faccio un centinaio di sanzioni, una decina faranno ricorso e anche se lo vincono, il comune va in appello, loro si spaventano e rinunciano e pagano. Anche dovessero vincere, i danni non li chiedono e al massimo li paga il comune, a me cosa importa. La postazione è illegale ma se ci dobbiamo mettere a seguire tutte le leggi…”
Ed in effetti fu vero perchè nonostante le indagini penali, l’accusa per gravi reati, il riconoscimento della truffa ed il sequestro degli apparecchi, quel vigile è sempre li, con il suo autovelox.
Quando si imporrà una reale responsabilità personale, valutata “d’ufficio” per chi fa la sanzione illegale, forse si potrà vedere la sanzione come deterrente e non come tassa indiretta.
In egual modo, se ci fosse un controllo circa le decisioni dei Giudici di Pace in tutta italia valutando le differenze decisionali a volte diametralmente differenti forse si genererebbe meno confusione nel cittadino e, forse, un po più di fiducia.
Il vecchio “chi controlla il controllore ?”
Ciò, tuttavia, è soltanto una mia opinione
Quello che non va è che troppi pubblici ufficiali violano la legge volutamente ed i giudici danno loro troppo spesso ragione.
Perché tanti autovelox sono criticabili? (cfr il sito http://www.ztlamacerata.it) Perché persino la Polizia stradale rischia critiche non rispettando alla lettera la norma?