L’anteprima, la scintillante ‘vetrina’ della Sagra della Polenta di S.Maria in Selva (Treia) giunta alla sua 36. edizione (una delle più apprezzate ed antiche delle Marche) è stata mercoledì 7 settembre a Fabriano, all’interno del refettorio della storica cattedrale di San Venanzio in occasione del 25. Congresso eucaristico nazionale che ha visto, domenica 11, la presenza del Papa ad Ancona. Una grande festa contadina, quella fabrianese, organizzata da Coldiretti nel con testo del grande avvenimento solennizzato quest’anno nel territorio anconetano.
Testimonials d’eccezione per i polentari treiesi, guidati dall’inarrestabile don Giuseppe Branchesi, assistente spirituale regionale di Coldiretti, sono stati addirittura l’ex presidente (per 17 anni) della Cei -la conferenza dei vescovi italiani- cardinal Camillo Ruini e seduto al suo tavolo il vescovo di Fabriano-Matelica, il ‘maceratese’ mons. Giancarlo Vecerrica, ‘padre’ del pellegrinaggio Macerata-Loreto uno dei grandi appuntamenti del grande Popolo della Fede (80.000 quest’anno coloro che vi hanno preso parte).
Il porporato e mons. Vecerrica si sono a lungo congratulati con i polentari di Treia, gustando non solo la classica polenta al sugo di papera ma pure i calcioni e i ravioli, dolce tipico treiese, nel novero dei dop marchigiani, nel cui nome si celebra una frequentatissima sagra a maggio che ha visto lo stesso don Giuseppe proclamato “Treiese dell’Anno”. Nel ricordo di quell’avvenimento, il 22 maggio scorso al teatro di Treia, che ha visto la presenza del Governatore Gian Mario Spacca, viene inaugurato sabato 17 alle ore 18 una mostra fotografica a latere della sagra. Le immagini in mostra sono di Genesio Medori e Mandino Tiburzi, il coordinamento fotografico del giornalista Maurizio Verdenelli (già inviato speciale de “Il Messaggero”). A tagliare il fatidico nastro tricolore sarà sabato il presidente della Provincia di Macerata, Antonio Pettinari, anch’egli tra il pubblico nel teatro comunale di Treia, il 22 maggio.
A Santa Maria in Selva nei due week di fine settembre (17-18 e 24 e 25) si aspettano ritualmente migliaia e migliaia di visitatori-degustatori.
La kermesse, nell’amena frazione treiese, è aperta venerdì 16 con la tradizionale gara di briscola (ore 21). La distribuzione della polenta, e di altre specialità gastronomiche, inizia dalle ore 19 del giorno dopo, con l’accompagnamento musicale del gruppo ‘0733’ (il prefisso telefonico di Macerata).
Tanti appuntamenti previsti domenica 18. Si inizia di buon’ora, alle 9, con il 5. Raduno di ‘Vespe’ e a mezzogiorno è già polenta-day che si ripeterà dalle ore 19. Tutto ‘innaffiato’ dal gruppo folk “Li Pistacoppi”, dal ballo popolare con Roberto Carpineti.
Previste delegazioni di polentari -don Giuseppe è il presidente onorario dell’associazione dopo averne retto le sorti per oltre 10 anni. Da S.Cassiano di Brisighella, Altidona, Polverigi e Arborea (Oristano) con il presidente nazionale Sebastiano Arcai insieme con una delegazione del comune sardo.
Si riprenderà poi venerdì con “C’era ‘na ‘orda l’amore” di Paolo Carassai, interpretata da “Gli Smisurati”. Il dialetto sul palco non finirà perchè, come naturale pendant della Sagra, domenica 2 ottobre dopo la festa del Rosario, sarà messa in scena “Li miraculi di padre Lavì” di Cesare Angeletti -il popolare Cisirì è il presentatore ufficiale della 36. Sagra.
La distribuzione della polenta è…solo rinviata al giorno dopo, sabato, dalle ore 19. In cartellone anche il gruppo musicale ‘Sosta privata’. Gran finale, domenica, a partire da mezzogiorno con un altro fiume di polenta. Pomeriggio con il ballo popolare ritmato dalla musica di ‘Sabry Group’, sotto i riflettori dell’emittente recanatese Tvrs. La tracimazione del fatidico piatto, che salvò il secolo scorso generazioni e generazioni di marchigiani dalla fame, riprenderà dalle ore 19.
Prevista, a grande richiesta, la pesca di beneficenza ed altri giochi popolari con in palio le specialità gastronomiche di casa nostra.
La ‘Polenta days’ (4 giorni) può dunque iniziare; è a Santa Maria in Selva la festa! Assaggiare per credere.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
L’effimera stagione romana aperta dall’architetto Nicolini agli inizi del 1980 ha dato la stura ad una sequela di manifestazioni anche nella nostra Provincia, la cosiddetta “Terra delle armonie”. E’ in corso un susseguirsi di sagre e rievocazioni dalle origini incerte che per lo più vengono definite in maniera pomposa “eventi”. Da una parte operano persone di buona volontà, spesso unite in Pro Loco, animate da una buona dose di orgoglio e di campanile, dall’altra troviamo le Amministrazioni che competono con lo spirito del “panem et circenses” contrabbandando per manifestazioni culturali rievocazioni prive di riferimenti storici, come le più svariate iniziative spettacolari.
Una considerazione a parte meritano gli “eventi” di tipo mangereccio, come le varie sagre intorno a quel cibo dei poveri che una volta causava la pellagra: la polenta. Intorno a questa farina gialla che s’immerge nell’acqua e che a Corinaldo dà origine ad un blasone popolare si svolgono tre sagre, tra cui la più vecchia è proprio questa di Apiro, conservo ancora il piatto del 1964 a testimonianza della mia presenza. Un piatto che rimanda alla piazza e alla via principale del piccolo borgo alle falde del Monte San Vicino, un piatto giallo che rimanda all’immagine di tante belle donne dai fianchi possenti impegnate a razzolare e miscelare l’acqua con la farina gialla nei grandi paioli posti lungo le vie. In definitiva lasciamo ad Apiro il primato della polenta e a Treja quello del calcione.
Come non dare ragione a Gabor Bonifazi sulle affermazioni riguardo la grande buona volontà degli organizzatori e sullo spirito “panem et circenses” degli amministratori. Quest’ultimo caso si inquadra esattamente nella improvvisa nobilitazione del festival della carne bovina marchigiana che si terrà a Treia, località santa maria in piana , patria nativa di Capponi, che di punto in bianco , dopo solo la 1° edizione, è stata eretta al rango di “assaggio di Raci”, lasciando al palo le più longeve e frequentate sagre treiesi quali la sagra di Santa Maria in Selva, patria di Pettinari, e soprattutto la sagra del Calcione , unico prodotto tipico DOP Regionale di Treia, patrimonio ed esclusività di tutto il territorio comunale.
Alla base di questa nomina da parte del comitato provinciale RACI c’è una delibera di proposta da parte della giunta comunale treiese che come tutti sanno è filo-capponiana, senza contare i quasi sempre passivi componenti UDC e senza parlare della grande promozione dell’evento messa in atto dagli componenti ex-pdiellini ex-fliniani, ma da sempre fedelissimi a Franco .
Ma tornando a parlare di Santa Maria in selva, dove sarà curioso verificare la presenza del treiese dell’anno 2009 (Capponi), dando per scontata la partecipazione del premiato in-pectore 2011 ( Pettinari) e di quello 2010 ( Don Peppe), è senza ombra di dubbio doveroso dare onore e atto all’opera dei polentari della minuscola frazione per la salvaguardia della tradizione di un piatto oramai anacronistico che ha caratterizzato la quotidiana storia di dolore e sacrificio di tante famiglie italiane .
Di certo non si tratta di un prodotto tipico e esclusivo di treia o delle marche come spesso il treiese dell’anno 2010 Giuseppe Branchesi, che tra le altre cose “ricopre anche l’importante incarico di sacerdote”, erroneamente ama definire prodotto tipico DOP Regionale . Essendo quindi comune denominatore per diverse popolazioni italiane, la polenta ha permesso di radunare da tutta italia sotto un unico tetto 16 associazioni di polentari , che comunque rappresentano un numero limitato e non comprensivo di diverse altre associazioni polentare.
AAHAHAAAAH fratini questa è treia !!!!!!!!!!!
e comunque il sindaco santalucia non presenziera all’inaugurazione perché dovrebbe ancora stare a santo domingo in vacanza…….. con la banca di cui è presidente del collegio sindacale dei revisori contabili e tesoreria comunale………. così si toglierà dall’imbarazo di doverei parlare con pettinari
Non voglio essere frainteso… al Cardinal Ruini e al Vescovo Veccerica non bisognava solo illustrargli la beneamata polenta e il tradizionale calcione, ma sarebbe stato importante far loro sapere che a Treia non ci sono più preti che possano seguire i giovani che si smarriscono perchè orfani di una guida e di un confidente, che portino una parola di conforto agli ammalati, che animino le funzioni religiose per renderle vive e convincenti…Qualcuno deve far sapere al nostro Vescovo Claudio che Treia è stata abbandonata, e che in qualità di padre è suo obbligo intervenire immediatamente prima che la situazione diventi irrimediabile e catastrofica. E’ ora di scegliere anche le vere PRIORITA’ quando utilizziamo la stampa.
E’ proprio vero basta un qualsiasi articolo per far emergere i tanti problemi treiesi.
Bravo Fratini arrivi sempre puntuale raccontando con gusto è buon lessico la verità.
Treia da sempre è patria del calcione e raviolo voluta dall’allora presidente della neo nata pro Treia Fabiano Valenti un caro personaggio Treiese e un buon Sindaco.
Bravo anche Parenti che ha toccato altri aspetti treiesi la carenza di sacerdoti indispensabili sia per le coscienze di tutti che per valori che dovrebbero inculcare a noi giovani.
Bravo Massucci che hai ricordato l’assenza del sindaco Santalucia in vacanza in lidi di piacere con la sua banca dove lui svolge le delicate funzioni di presidente del collegio sindacale. la stessa banca è tesoreria del comune di Treia e ( controllore e controllato)
Le cose purtroppo vanno verso questa Direzione.
Caro Parenti , speriamo che prima o poi la realtà descritta delle sue parole sia recepita da chi di dovere perché non c’e cosa di più vera.
Oggi all’epoca dei ritrovi nei bar, dei DJ faidate, delle discoteche, delle palestre e quant’altro, i giovani non hanno più interesse di partecipare alla vita che si svolge intorno alla parrocchia o alle strutture della chiesa.
Con tutto rispetto per il bravo don Mosè e per l’inflazionatissimo fra’ Gianni Genga , l’ambiente è seguito quasi esclusivamente dai giovani baciapile che non appena vedono un collare talare o un saio francescano si genuflettono senza capire più nulla .
in primo luogo sarebbe opportuno una guida con forte carattere e dal consenso trasversale . Per esempio don peppe anche col suo passato da professore delle superiori e il suo forte appeal riscuoterebbe consensi trasversali nel mondo dei giovani , ma preferisce impegnarsi nel fare il polentario d’italia….
In secondo luogo , all’epoca del marketing anche la chiesa deve capire i bisogni del mercato adeguandosi alle richieste. Invece : A treia serve un campo per calcetto sintetico da anni. Da anni si pensa di farne uno di fianco alla chiesa di san girolamo vicina alle vie di comunicazione. Per esigenze turistiche legate al centro di villeggiatura estivo della parrocchia di san lorenzo il vescovo giuliodori decide di farlo costruire lassù tra le montagne , a 6 km dal capoluogo, con soldi non suoi ( della fondazione carima) e su terreni di proprietà del Comune . Così che dalle foto dell’inaugurazione non si vedeva nessun giovane ma solo autorità o presunte tali .
Poi non ci si lamenti se fomenta l’anticlericalismo.
Caro Massucci e Pierini , ormai non mi stupisco più di nulla .
Se parliamo di viaggi istituzionali del sindaco possiamo anche ricordare quello dell’ottobre scorso a Monte Buey , dove Capponi è stato erroneamente spacciato ancora per presidente della provincia di macerata , e verso tale comunità la giunta di treia ha deciso di donare dell’apparecchiatura sanitaria a un ospedale italiano presente in loco http://www.lasrosasdigital.com.ar/locales/1405-visita-del-presidente-de-macerata-y-el-sindaco-detreia
oppure di un recente viaggio a roma dal papa dove per far entrare anche un illustre politico treiese recentemente decaduto è stato spacciato per gonfaloniere comunale . In tutti i casi mi pare di rivivere i film di fantozziana memoria .
Per quanto concerne il dualismo citato da Verdenenelli nel suo commento qui sopra possiamo dire che sono gli stessi scudieri a fomentare la rivalità . In un certo senso anche dalle due feste ( santa maria in selva e santa maria in piana) dove sono nati i due rivali , tenendo rigorosamente distinta la massima ammirazione per i volontari che con i loro lavoro contribuiscono alla riuscita degli apprezzati eventi .
Curioso far notare che la sagra della polenta si estenderà per 3 fine-settimana sovrapponendosi clamorosamente domenica 2 ottobre con la sagra dei bovini marchigiani proprio con le manifestazioni religiose in programma nella frazione di don peppe ( messa del vescovo , cresime, processione e commedia dialettale a SMselva contro raduno auto d’epoca, pranzo e cena speciale, messa solenne , spettacolo musicale, visite guidate e mercatini a SMpiana) con buona pace del principio di non sovrapposizione degli eventi da sempre raccomandato dalla proloco… Per non parlare del grande affanno degli amministratori comunali capponiani nel promuovere il festival .
Come se non bastasse lo zampino è stato messo anche dal giornalista ( credo Verdenelli) nell’articolo sulla terza edizione dei Giochi sotto le stelle a SMselva dove si ipotizzavano i perché politici dell’assenza di una squadra passotreiese scatenando polemiche .
Ma anche il buono e capace presidente proloco non mi sembra fosse presente nella foto di rito per i festeggiamenti della frazione per Pettinati presidente .
L’intervento ‘per fatti personali (di Genesio Medori, Mandino Tiburzi e mio)’ pare obbligato anche per spiegare, pure su queste colonne telematiche, che la mostra-reportage sul ‘Treiese dell’Anno’ non è un’inverosimile celebrazione del premiato ma semplicemente una cronaca per immagini. Il grande glottologo francese Roland Barthez ha scritto che “l’immagine è già un racconto” e quindi chi ha tratto visitando la mostra di S.Maria in Selva, da quel racconto fotografico e didascalico l’impressione di una ‘beatificazione’ fuori posto del sacerdote Giuseppe Branchesi, mantenga pure la sua impressione tenendo tuttavia fermo il concetto che questa resta un’interpretazione personalissima (forse malevola?) nei confronti di una persona che ha ricevuto un premio chiamato “Treiese dell’Anno”.
In realtà in mostra – dove Genesio e Mandino hanno dovuto rinunciare ai loro virtuosismi fotografici per trasformarsi in fotoreporter- non c’è solo don Peppe, il premiato. Ma personaggi del calibro dei cardinali Camillo Ruini ed Ersilio Tonini, dell’ex campione dei Medi Nino Benvenuti, del Governatore delle Marche Gian Mario Spacca, del vescovo di Macerata mons. Claudio Giuliodori, di Antonio Pettinari attuale presidente della Provincia, del fisioterapista dei campioni Nazareno Rocchetti, di ‘don Terremoto’ Cesare Grasselli, dell’assistente spirituale nazionale di Coldiretti don Gaglianone, del presidente di Coldiretti provinciale Francesco Fucili, del sindaco di Treia Luigi Santalucia, del presidente dei Polentari d’Italia Sebastiano Arcai e tanti altri ancora. Inoltre in quel teatro, quel 22 maggio, con una pur autorevole eccezione, c’era per intero il ‘popolo di Treia’, il cuore di una città che ha battuto accanto ad un prete. Ma non solo, c’è in mostra, volto per volto, uomini, donne e giovani di Santa Maria in Selva, la parrocchia di don Peppe.
Non si tratta dunque della celebrazione di un uomo, ma se proprio vogliamo, di un’intera comunità, in particolare di quella abbadiense che ora celebra la sua festa annuale più popolare: La sagra della Polenta. Lo fa da 36 anni. Vi sembra fuori posto che per una volta, questa comunità, nell’ambito di una manifestazione per cui è apprezzata dovunque, abbia voluto festeggiarsi nel nome del suo parroco che è riuscito nel corso degli anni con simpatia, pazienza, coraggio, onestà ed umiltà, ad unirla e renderla una ‘famiglia’ vera?
Maurizio Verdenelli