di Alessandra Pierini
Ombrelloni per ripararsi dal sole, sdraio e tavolini, qualche mazzo di carte e anche un barbecue arrangiato. Tutti elementi che fanno pensare ad un contesto di svago ma che perdono la loro componente ludica se trasferiti davanti allo stabilimento aziendale della Best di Montefano e se ad utilizzarli sono i lavoratori dell’azienda che incrociano le braccia in segno di protesta.
Da ieri (leggi l’articolo), infatti, i 140 dipendenti della Best, produttrice di cappe e relativi motori, presidiano lo stabilimento dall’esterno per 24 ore al giorno e la loro protesta continuerà ad oltranza finchè l’azienda non darà risposte certe sul futuro. Quello che più spaventa i lavoratori è la delocalizzazione in Polonia e la chiusura dello stabilimento.
La Best è di proprietà di una multinazionale americana , la Northek, che ha due stabilimenti in Italia, uno a Cerreto d’Esi e uno a Passatempo di Montefano e uno in Polonia.
«La Best attraversa da anni una pesantissima crisi – spiega Rossella Marinucci della Fiom Cgil – frutto anche delle scelte manageriali degli ultimi anni. Nello stabilimento di Cerreto è in corso una cassa integrazione straordinaria con un esubero dichiarato di 95 dipendenti e c’è un piano industriale di recupero, per Montefano invece non c’è niente».
La molla che ha dato il via alla protesta è stata la richiesta di produzione extra senza nessuna prospettiva certa del mantenimento della produzione: «Ci hanno chiesto – spiega Rocco Gravina della Fim Cisl – una produzione per un cliente tedesco. E’ una produzione extra che serve esclusivamente ad immagazzinare. Abbiamo il sentore che questo accumulo serva a smantellare con più tranquillità».
Roberto Leo, amministratore delegato dallo scorso marzo, è il portavoce dell’azienda ma non dà risposte certe sul futuro: «L’amministratore dice di avere un piano ma non ci rassicura. Ci ha anche spiegato di aver presentato 4 opzioni alla proprietà per sanare la situazione ma non si sa quali siano e la proprietà non deciderà prima di un paio di mesi».
I lavoratori chiedono un impegno da parte dell’azienda nei confronti di questo sito produttivo e stanno coinvolgendo anche le istituzioni: «Abbiamo chiesto – annuncia Rossella Marinucci – un incontro al Prefetto di Macerata e promuoveremo un consiglio comunale aperto con i sindaci di Montefano e Osimo proprio davanti allo stabilimento per spiegare le nostre preoccupazioni. E’ inaccettabile che l’azienda rimandi le decisioni che riguardano il destino di 130 lavoratori senza condividere i contenuti e dare tempi certi ma pretendendo dai dipendenti efficienza, produttività e qualità».
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