Emmaus si affaccia sull’Ipad
in attesa del convegno “Abitanti digitali”

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iemmaus

di Alessandra Pierini

Emmaus, il settimanale della Diocesi di Macerata  siadegua ai nuovi modi di comunicare e approda sull’iPad. Dal 5 maggio sarà infatti  scaricabile sull’App Store l’applicazione che permetterà di leggere Emmaus in formato digitale. iemmaus, così si chiama il progetto ideato dal direttore di Emmaus, don Luigi Taliani, e realizzato grazie alla collaborazione con Daniele Alimenti e don Gregory Linnik, sarà scaricabile, almeno per il momento, gratuitamente ma in futuro è previsto un costo di abbonamento. «Questo è un modo – ha spiegato Don Taliani nel corso della conferenza stampa di presentazione – per far approdare nell’App Store anche la religione e quindi avvicinare più possibile i giovani al mondo dell’informazione diocesana».

iemmaus è un modo semplice e piacevole, innovativo e giovanile per sfogliare e leggere il settimanale. È un’applicazione personalizzata che consente la lettura di Emmaus in versione integrale a partire dal giovedì pomeriggio. iemmaus è un’idea che nasce dalla voglia di coinvolgere soprattutto le nuove generazioni che  in modo semplice e immediato potranno accedere all’informazione e essere sempre, in qualsiasi momento, informato e aggiornato. Inoltre l’applicazione permetterà l’accesso all’archivio dei numeri recenti in modo tale da fornire un’alta qualità dell’informazione e contributi utili.

Iemmaus nasce a pochi giorni di distanza dal convegno  nazionale «Abitanti digitali», a Macerata, dal 19 al 21 maggio. Il convegno è promosso dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali (UNCS) e dal Servizio informatico della CEI (SICEI): destinatari dell’iniziativa , che si svolgerà  nell’Auditorium S. Paolo dell’Università di Macerata, da sempre “cuore” culturale della città,  e l’Abbazia cistercense S. Maria di Chiaravalle di Fiastra – saranno i  direttori diocesani degli Uffici per le Comunicazioni sociali e i Responsabili informatici diocesani con gli staff dei web master.

Ad aprire i lavori sarà S.E. mons. Claudio Giuliodori, Vescovo di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia e Presidente della Commissione Episcopale per la cultura e la comunicazione, nella prima giornata maggiormente improntata all’approfondimento teorico delle questioni, con le relazioni poi di mons. Domenico Pompili, direttore dell’UNCS, e di Ruggero Eugeni e Massimo Scaglioni, docenti presso l’Università Cattolica di Milano.

La seconda giornata, organizzata nella naturalistica cornice dell’Abbazia di Fiastra, sarà dedicata soprattutto all’approfondimento dei dati esperienziali e alla loro condivisione, a cominciare dalla presentazione della ricerca quantitativa «Identità digitali: la costruzione del sé e delle relazioni tra online e offline», curata da Chiara Giaccardi, Docente presso l’Università Cattolica di Milano, con riferimento, inoltre, alle novità che i nuovi media possono introdurre nella formazione umana (dall’e-learning ai social network), attraverso il contributo, tra gli altri, di Pier Cesare Rivoltella, Docente presso l’Università Cattolica di Milano, Direttore del CREMIT e Presidente del SIREM. Si concluderà con la Santa Messa celebrata da S.E. mons. Edoardo Menichelli, Vescovo di Ancona-Osimo.

Nella giornata di sabato, infine, si rifletterà sulle possibilità di una maggiore “convergenza digitale” per i media ecclesiali, grazie alla tavola rotonda cui prenderanno parte: Saverio Simonelli, Responsabile dei programmi culturali di Tv2000, Paolo Bustaffa, Direttore del Sir, Francesco Ognibene, Caporedattore di Avvenire, e Francesco Zanotti, Presidente della FISC.

«Già nel titolo, “Abitanti digitali” si pone in ideale continuità con “Testimoni digitali” che lo scorso anno ha raccolto a Roma migliaia di operatori della comunicazione, per superare definitivamente la contrapposizione tra virtuale e reale – riferisce mons. Pompili – e dunque, consapevoli che grazie alla rete si possono stabilire contatti, approfondire la dinamica relazionale e fare “opera di manutenzione” dei rapporti umani, con Macerata vorremmo fare un passo in avanti: vorremo chiedendoci in concreto, infatti, come abitare questo spazio umano, senza avere la velleità di volerlo presidiare o l’ingenuità di volerlo occupare. Qui il punto è abitare, cioè stabilire un rapporto non superficiale né strumentale, capace di comprendere dal di dentro il significato di questa nuova piattaforma di comunicazione, non solo sotto il profilo tecnico ma anche attraverso uno sguardo antropologico».

 



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