di Alessandra Pierini
Il restauro di Palazzo dei Priori a Montecassiano che ha riportato alla luce scritte di epoca fascista, riprese con una vernice dorata, ha provocato non poche polemiche in molti ambiti. L’inaugurazione della sala ha visto la presenza di una rappresentanza dell’Anpi e le scritte sono state accolte con fischi e striscioni con su scritto “Vergogna”.
Ora anche la Soprintendenza per i Beni Architettonicie Paesaggisti delle Marche vuole approfondire in merito all’iter procedurale dell’opera. Dall’ufficio di Pierluigi Salvati, architetto dell’Unità Operativa per la provincia di Macerata, è già partita una lettera indirizzata a Mario Capparucci, sindaco del Comune di Montecassiano, nella quale si chiedono chiarimenti in merito alle autorizzazioni richieste: «Quello dei Priori è un palazzo vincolato – spiega Salvati – perciò ogni intervento deve essere autorizzato. Naturalmente noi non ne facciamo una questione ideologica ma procedurale. Attendiamo le risposte dell’amministrazione di Montecassiano poi valuteremo».
La missiva non è ancora arrivata a Montecassiano e il sindaco dichiara di non avere ricevuto niente.
(foto di Guido Picchio)
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Ma che volemo pretenne, se a protestà col cartello in mano c’era pure chi ha fatto i lavori…
scusate ma vogliamo negare che il fascismo ci sia stato? dobbiamo ricordarlo a lettere in oro per capire e ragionare …io non la trovo un’esaltazione della cosa anzi lo vedo come un monito…logicamente non tutti siamo uguali!
Restaurare come era all’origine con le scritte comprese.
Non vedo quale sia il problema.
Fa parte della nostra storia.Impariamo dal nostro passato per non commettere gli stessi errori.
Se cancellassimo il nostro passato oppure conservassimo solo cio’ che ci piace, in futuro viremmo un mondo falso o perlomeno con meno verita’ quindi le coscienze dei futuri uomini saranno coscienze non vere non pronte a quella realta propia che si costruisce ricordando tutto e non solo il bello.
C’ero! La storia emersa è questa: la restaurazione del palazzo in causa (del 1500) è stata effettuata ai primi del secolo scorso. Durante il ventennio fascista le architravi e il corrispondente muro perimetrale furono stigmatizzate da espressioni tipiche dell’epoca. Con la caduta del regime fu provveduto alla loro cancellazione. In occasione del recente restauro sono state impropriamente riproposte (sia per l’originalità del luogo, sia per la storia) quale forma provocatoria e oltraggiosa verso quei giovani che, pagando con la vita, restituirono all’Italia prestigio, decoro, libertà e democrazia. Non si tratta quindi di lasciare … ciò che piace a meno, ma di continuare nell’impegno per la tutela di quei valori universali (sempre in pericolo) che garantiscono dignità, libero pensiero e rispetto per la comunità umana.
Che differenza c’è tra le scritte di Montecassiano, Il Mussolini a cavallo di Corridonia e l’affresco del Duce di Primo Conti a Milano? Con la consapevolezza che tutto ciò che scompare o viene fatto scomparire alla fine riappare, alcuni anni fa scrissi al Soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio, invitandolo a riportare alla luce il dipinto murale del Duce che si trovava sepolto da imbiancature nella parete principale della sala consiliare di Corridonia, opera del nostro Guglielmo Ciarlantini, per tanti anni docente all’Istituto d’arte di Macerata. Mi sembrava doveroso mettere in relazione la storia del dipinto con l’acceso dibattito che si stava animando al Furlo, per il recupero del grande profilo di Mussolini distrutto dagli scalpellini alla caduta del fascismo, un po’ come gli uomini di Bid Laden fecero con il gigantesco Budda in Afghanistan. Per quanto riguarda i ritratti di Mussolini sicuramente eravamo in presenza di due opere diverse ma della stessa matrice, anche se una era inserita nel paesaggio e in parte distrutta e l’altra era conservata sotto strati d’imbiancatura. Comunque c’era un’altra coincidenza sorprendente di cui i giornali non scrissero: Oddo Aliventi di Sant’Angelo in Vado era l’autore sia dell’originale profilo plein – air sulla parete del Pietralata, sia dell’arengario con scultura di Filippo Corridoni che si staglia sulla piazza di Corridonia, coincidenza questa che invita a riaprire un dibattito culturale. In merito al restauro del profilo del Furlo ci fu una timida adesione da parte di alcuni esponenti di Alleanza Nazionale (Ciccioli e Gasperi). Certo le Soprintendenze, vivendo di monumenti, manifestano tempi eterni non solo nei restauri ma anche nella risposta. Infatti a quella mia lettera non ci fu risposta ed ora risollevo con maggiore convinzione la questione, in conseguenza dei nuovi fatti che si sono verificati al Palazzo di Giustizia di Milano – opera di Marcello Piacentini – dove la Soprintendenza decise di riportare alla luce un affresco di Primo Conti raffigurante Mussolini insieme ai grandi della storia come Napoleone e Virgilio, ricoperto da uno strato di tempera color giallo dopo la Liberazione. Allora se il Duce non fece paura alla Moratti perché avrebbe dovuto farlo al sindaco di Montecassiano?
“….raffigurante Mussolini insieme ai grandi della storia come Napoleone e Virgilio….”
Sicuramente sarebbe stato più corretto ricordarlo, assieme ai grandi CRIMINALI della Storia, al pari di Stalin, Hitler, Franco
.
.
.
“….Che differenza c’è tra le scritte di Montecassiano, Il Mussolini a cavallo di Corridonia e l’affresco del Duce di Primo Conti a Milano?….”
Nella sua retorica domanda si è dato la risposta da solo.
Sicuramente le grottesche scritte a Montecassiano non hanno la stessa valenza del Mussolini a Cavallo di Corridonia o dell’affresco di Primo Conti a Milano.
Pur esendo (Corridonia e Milano) entambi ridicole raffigurazioni di un dittatore hanno, mi sembra, perlomeno un certo background artistico….
Avvertite il giapponese Cerasi che il Muro di Berlino è caduto, o meglio fatto cadere, oltre vent’anni fa (9 novembre 1989) e che qualche anno dopo rovino miseramente anche il Caf (Craxi, Andreatti e Forlani).
Mi scusi avanguardista ma è lei che ha messo il dittatore Mussolini tra i grandi della storia, diomenticando di aggiungere che fa parte dei grandi “criminali” della storia
E mi scusi piccolo balilla ma è lei che accosta le inutili scritte di Montecassiano (inutili sotto il profilo storico, artistico e culturale) con altre raffigurazioni che (è lei il primo a dirlo) hanno comunque un certo backgound artistico.
Quello che poi non capisco propio figlio della lupa è perchè ci siano ancora persone che hanno la presunzione di avere come punto di riferimento culturale il periodo fascista e, queste stesse persone, non vorrebbero che altri abbiano come riferimento la Resistenza: il brutto vizio di voler avere ragione a tutti i costi ed imporla agli alti non sembra passare…
Tra l’altro quando nons a che pesci pigliare, invece di rinfacciarmi ad ogni occasione il craxismo, perchè per una volta non risponde sulle affermazioni che va facendo??? (https://www.cronachemaceratesi.it/?p=56022#comment-23986)
Caro Romolo, ci conosciamo abbastanza perchè io possa esprimermi con te, senza espormi a rischio fraintendimento, in quanto tu sai bene da che parte sto. Sull’episodio di domenica, dove anche tu c’eri, precisi, dissento per vari motivi , primo fra cui, perchè penso che c’è modo e modo di protestare, di far valere le proprie idee . Personalmente non sarei mai andata – specie alla mia età fuori target come nouvelle figlia dei fiori- pur mossa da buoni motivi di fondo, a quella inaugurazione con scritto addosso “vergogna”, per poi andarmene da quel luogo, che scritte o non scritte discutibili, rappresenta uno spazio istituzionale di democrazia e quindi di civile dibattito e confronto. Tu parli di riesumazione di quelle scritte come di una provocazione, un oltraggio, è il tuo pensiero , e ti sarai perciò sentito legittimato a reagire con un messaggio così tanto sintetico, ma che dal mio punto di vista, non è migliore come risposta per onorare quei valori di libero pensiero cui fai riferimento e che sei andato a difendere.
Sinceramente, ma molto molto sinceramente, con tutto quanto stiamo vivendo, questo tipo di appiglio antifascista, per me lascia il tempo che trova. Io preferirei una sinistra meno cialtrona sulle cose da fare nei restanti giorni dell’anno, per mettere in atto quei valori trasmessici da chi ha combattuto allora per darci un Paese libero , piuttosto che farsi vedere solo in certe occasioni per farsi belli di riflesso coi meriti altrui. Tu sai bene anche, perchè anche ai nostri incontri nell’ambito della sinistra locale c’eri, quanti discorsi con quanto poco succo, quanti buoni propositi cadono nel vuoto del giorno dopo. Di fronte a questo io m’indigno ancora di più rispetto alla riproposizione di quei motti che oggi io vivo con quel distacco che la storia detta e che non mi fanno paura in quanto tali, perchè credo di avere in me la forza di contrastarli su un piano meno idealistico e più pratico. Ma non voglio metterla nemmeno sul piano personale o del restauro, anche perchè sto scoprendo la suggestione da un punto di vista estetico dell’architettura razionalista, lontano e fuori da ogni filtro della mia fede politica . Comunque la si metta, cancellare quelle scritte, rifarle bianche, cioè ancora più evidenti, rifarle nere, peggio che mai, rosse non ne parliamo proprio e via discorrendo, non sono quelli i residui minacciosi oggi per la nostra democrazia; motivo per cui le ho definite ” inoffensive”. Ben altri germi la attaccano oggi e qui la sinistra ha mostrato tutta la sua debolezza nel saperla difendere, perchè a furia di restare ancorata al nastro di partenza del dopoguerra, con una certa dose di vigliaccheria a confronto del coraggio di chi ci ha fatto dono di essa, si è persa nei meandri dei giorni nostri. Ti dirò di più. Se io fossi anche l’ultimo dei partigiani, non vorrei che in mia difesa accorresse perciò come claque. il princiale imputato della sua perdita.
Morale della storia: chi più offende quanti hanno contribuito alla liberazione dal fascismo e i padri costituenti, se il ritorno alla luce di quelle scritte o l’inerzia di chi doveva essere un vigile guardiano della Repubblica democratica come erede naturale della lotta partigiana e invece nulla ha fatto in concreto negli ultimi 30 anni, è da vedersi, perchè al momento non vedo giustificata pretesa di arrogarsi simili vanterie.
A mio modestissimo avviso, contano i fatti e senza farne ancora meno una questione personale su quanti si sono presentati a quella protesta, vorrei sapere da loro, che avanzano oltre questa, come chiaro progetto politico per il futuro. Sono ancora più sinceramente stanca di parole e di gesti che restano fini a sè stessi e di una sinistra che sa ritrovarsi solo nel compianto . E’ ora di crescere e pensare al domani. E in questa prospettiva, per le generazioni future, anche quella testimonianza sugli architravi del palazzo di Montecassiano ha da starci; il gesto di rimuoverle nella fase post resistenza, è più che comprensibile, ma credo più utili ricordare a futura memoria ,dove porta la dittatura e l’esaltazione di pochi, che attraverso la propaganda, e i metodi violenti o ostracisti verso i dissenzienti, sono riusciti a creare artificialmente un volere di maggioranza.
Attenzione quindi nel prendere tali posizioni, perchè se si cancella il fascismo con tutte le sue tracce, si finisce per determinare anche l’effetto non voluto di offuscare la resistenza e l’eroismo dei tanti partigiani che ci hanno lasciato la vita.
La storia si legge in progress. A strapparne via anche una sola pagina di scrittura, si perdono contenuti essenziali per la sua comprensione. In questa chiave per me quindi, di fronte a quegli slogan del fascista perfetto e alla vanagloria dell’impero, la figura storica del partigiano si staglia con maggiore forza di quanto possa sembrare cancellandone ogni riferimento.
Per me, però.
Cerasi sono felice di aver letto nel suo elenco dei criminali anche Stalin. Chissà nel lontano 1984 quando era nelle fila dei giovani comunisti la pensava allo stesso modo…
Poi eviti di affermare che i partigiani ci hanno liberato ; forse sono stati gli inglesi assieme agli altri alleati. Se non erro qualcuno in URSS voleva sostituire una dittatura in Italia con un’altra…
Infatti tanti italiani dell’Istria e della Dalmazia
per non finire sotto la dittatura di Tito e magari sotto i mitra delle sue bande se non in qualche foiba, dovettero fare i bagagli in fretta e lasciare beni immobili e terre alla luogotenenza dell’Unione Sovietica gestita dallo stesso Tito.
Lo sa che ci sono un paio di maceratesi ex istriani che aspettano ancora l’indennizzo da parte della Ex – Jugoslavia per i beni dell’esproprio proletario ?
poi magari un giorno parliamo del suo amato Craxi e degli architetti socialisti che sfornavano progetti senza capo e senza coda.
@ Pareto
Le sue sono provocazioni ridicole, veramente per risponderle sempre più sopesso tocca prendere la pala e scavare molto, per scendere al suo livello pesuo-finto-intellettuale.
Se lei vuole fare ancora finta che nel 1984 il PCI fosse stalinista, lo faccia: ma sta piegando la realtà alle sue fantasie.
Per quanto riguarda i Partigiani dovrebbe indicarmi precisamernte dove ho scritto che liberarono l’Italia da soli, senza aiuti, lanci di armi e risalita delle truppe angoamericane dalla Sicilia verso il Nord.
Sulle vicende di Istria e Dalmazia evito di replicarle perchè vedo che sta soltanto scrivendo per sentito dire.
Per ultimo, nonostante che anche qui continui a far finta di non capire (ma mi sorge il dubbio che forse non capisca proprio) nonostante non sia mai stato craxiano sia lei che il Cavaliere della Repubblica (nominato da Berlusconi) continuate (non avendo molto altro da dire, evidentemente)a tirare fuori Craxi cercando di deviare il discorso…
“Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono niente, o non vale niente lui”
Visto che quando si parla di politica lei interviene -sotto pseudonimo- spesso per stigmatizzare gli scritti altrui credo che la citazione di Ezra Pound le vada a pennello.
concordo pienamente con paredo e vi ricordo che il 10 febbraio è la memoria delle vittime delle foibe che qualcuno aveva provato a cancellare senza riuscirci, perchè la storia è lunga e nel tempo stana sempre le bugie. Capito bolscevichi!!!!
Ma chi è che vuole dimenticare il fascismo????
http://www.youtube.com/watch?v=QBZT-9f-bIk (1)
http://www.youtube.com/watch?v=1JT0nq3bS-w (2)
http://www.youtube.com/watch?v=qyhI_52noN8 (3)
http://www.youtube.com/watch?v=8xMw-Gzn3qU (4)
http://www.youtube.com/watch?v=byNq8jm0v-o (5)
Quel palazzo e quella sala sono importanti per i cittadini di Montecassiano. Siamo un piccolo comune e non ci sono altri luoghi di pari prestigio.
Tutti gli incontri e le manifestazioni importanti hanno avuto sede lì: il consiglio comunale, i concerti bandistici, le premiazioni di gare sportive insomma tutto ciò che aggrega la nostra comunità che nella storia ha sempre dato prova di essere unita e compatta negli affetti, nella solidarietà e nel rispetto reciproco.
E’ il luogo dove da bambini facevamo l’inaugurazione dell’anno scolastico. La cerimonia era riservata alle classi dalla 3 elementare in sù, per cui la prima volta, ritrovarsi lì davanti la bandiera a cantare l’inno nazionale era una vera emozione.
Le malcelate scritte erano già state ricoperte ma nel sottotetto si intravedevano ancora delle altre più piccole e ripetute un po’ ovunque. A me sembrava un numero romano (lì stavamo studiando) ma era stano, una D e poi la V prima della X nei numeri romani non si mette. Distratto da queste strane cifre mi chiedevo se fosse 505 o 515. Quel numero doveva avere un significato importante se qualcuno ne aveva ricoperto il soffitto ed in classe chiesi al maestro cosa fosse. Lui turbato rimase in silenzio e solo in seguito alla mia insistenza rispose che ci avrebbe letto delle storie per aiutarci a capire, ma io continuavo a non capirne il nesso. Era ancora tabù parlare di queste cose a scuola, in un luogo pubblico o peggio ancora a dei bambini. Da quel giorno nell’ultima ora del sabato iniziò a leggerci delle storie di ragazzi e resistenza, a parlarci degli avvenimenti accaduti nel nostro comune ed a molti nostri concittadini. Senza mai pronunciare la parola fascismo né quello strano numero romano ci raccontò la storia orrenda dei 5 ragazzi trucidati per rappresaglia nelle nostre campagne, dei bimbi diventati adulti avendo come unico ricordo una foto in divisa del loro padre, dei mutilati, dei racconti di chi ebbe la fortuna di ritornare dai campi di prigionia, dei bombardamenti di chi ne rimase vittima e di chi si salvò, della fame, dei rifugiati ed infine delle vittime degli ordigni che la guerra lasciò nei nostri campi. Al suono della campanella avevamo puntualmente tutti gli occhi lucidi, erano storie avvenute nel nostro comune e conoscerne i luoghi e le persone rese il ricordo a distanza di quarantanni ancora nitido. Di questa memoria devo ringraziare solo il nostro insegnante e non le malcelate scritte. Non voglio commentare l’opportunità o meno di restaurarle, credo che chi non fu vittima di quel periodo o chi vive a Macerata, vedendo la sala come una qualsiasi stanza di un qualsiasi museo, possa anche cinicamente accettarle. E’ diverso per chi è di Montecassiano e sente proprio quel luogo e soprattutto è diverso per chi ha perso qualcuno in quel periodo ed è doveroso rispettare soprattutto costoro. Questo dovere non è soltanto una questione morale o di coscienza, la legge italiana vieta anche per questo motivo, nei luoghi pubblici scritte inneggianti il cosiddetto e questo fu il motivo per cui nel dopoguerra furono ricoperte. Alcune scritte possono anche passare per innoque ma altre inneggianti il capoccione sono assolutamente fuorilegge. Gli architetti e la sovrindendenza (con o senza p) possono anche non conoscere la legge ma il sindaco ed il prefetto hanno l’obbligo di farla applicare. Per la legge finché rimarranno le scritte inneggianti il cicciobello il prefetto dovrà vietare assemblee con più di 3 persone e se ciò dovesse avvenire disporre il sequestro della sala.
Ma come temo, ancora una volta saranno le tarme e la muffa ad avere il compito di applicare la legge in questa nostra brutta epoca.
di solito tutti quelli che citavano questa frase di Pound non avevano mai letto Pound.
Cerasi lei è il prodotto di anni di nozionismo scolastico.
X cerasi e C.
una giunta di sinistra ha recuperato in parte questo esempio di pericolosa architettura futurista
http://www.youtube.com/watch?v=5CkbEAF9AW0
Gli autori del servizio sono dei giovani studenti di architettura pericolosamente attratti dal temibile Busiri Vici….
@ Pareto
Come baro non vale molto: le si vede la carta che le spunta dalla manica prima ancora di cominciare la partita.
Sia lei che il Cavaliere-architetto-intellettuale-giornalista continuate volutamente a fare, ipocritamene, commistione tra un monumento, un edificio realizzato in epoca fascista e delle scritte aggiunte a delle travi.
Lo so che fa finta di non accorgersene, ma non è esattamente la stessa cosa.
Inoltre, come ho avuto già modo di scrivere, avessero recuperato “in originale” (cioè di vernice bianca) le ridicole scritte ci si poteva imbastire sopra una sorta di (patetica) giustificazione sul non cancellare il passato.
Ma averle volute far spiccare in oro, averle volute mettere in risalto, aver voluto resuscitare quelle scritte, che con il Palazzo nulla c’entrano, è stupidità di chi ha eseguito i lavori o malafede.
.
.
Inoltre è veramente un artifizio ridicolo (ed un offesa alle vostre intelligenze) cercare, dispertatamente, di mettere sullo stesso piano un palazzo fascista o una scultura che raffigura il mascellone, o addirittura aggrapparsi disperatamente al futurismo con delle banalissime scritte.
Ridicolo, da parte di chi è nostalgico del fascismo (ma fa finta di esserlo solo per motivi culturali/artistici) cercare di mascherare questa sua ideologia dietro a impossibili paraventi intellettualoidi/culturali/artistici.
il solito adagio…Son fascisti tutti quelli che non la pensano a sinistra. Lei si è buttato a sinistra in anni in cui c’era poca alternativa ( citava CL e quelli del FdG )
Siamo stati in pochi , al contrario , liberali che visto il pietoso spettacolo del Partito Liberale Italiano rappresentato dai vari Zanone e Altissimo
hanno deciso di avere atteggiamenti discreti senza protagonismo “giovanile”.
A posto delle baruffe scolastiche decisi sin da subito di
appassionarmi ad altro senza fare l’epigono di qualche segretario locale di partito.
Costretto a fare il gioco della torre avrei certamente scelto il Fdg giusto per le anime del purgatorio
Qualora dovessero scoprire dei motti o inni fascisti nella ex Gil progettata dal grande Ridolfi proporrò idealmente Lei Cerasi come consulente.
@Pareto
Ma perchè, dopo aver letto, non riflette?
Non le ho dato del fascista; ho solo scritto che vi sono “nostalgici del fascismo”, che è cosa ben diversa.
Ma poi lei non aveva già detto di essere liberale?
A meno che non si rifaccia alla maggioranza dei liberali, che aderirono al fascismo dal 1924…
[[[[A proposito lo sa si che il Partito Liberare inizi ‘900 (partito erede di Giolitti, Gentiloni, ecc.) si formò sul territorio con modalità prese largamente in prestito dalla struttura organizzativa politica dei partiti leninisti???]]]]
Ci sono lapidi che, seppur scampate in parte alla damnatio memoriae, rimangono ad una prima lettura alquanto incomprensibili, come quella del Municipio di Monte Cavallo. Qui Mimmo Testiccioli, classe 1936, mentre sorseggia un bicchiere di vino vicino al caminetto de “Il Nido dell’Aquila” e fuori nevica, ci racconta: ”Fu mio nonno a scalpellare i fasci ai lati della lapide murata sulla facciata del Municipio, c’ero anch’io, ero piccolo e non capivo perché”. Le spiegazioni di quella epigrafe che fa bella mostra ce la dà come al solito Raoul Paciaroni, l’insigne storico di San Severino che, nonostante le quasi duecento pubblicazioni, è trascurato dagli accademici e ha tenuto qualche lezione solo all’Università della terza età della sua cittadina. Infatti il Paciaroni, alla pagina 28 del suo libro “Iscrizioni lungo le strade di San Severino”, ci offre una dettagliata spiegazione dell’epigrafe che troviamo identica anche sulla parete del Municipio di San Severino: 18 – NOVEMBRE – 1935 – XIV/ A RICORDO DELL’ASSEDIO/ PERCHÉ RESTI DOCVMENTATA NEI SECOLI/ L’ENORME INGIVSTIZIA/ CONSVMATA CONTRO L’ITALIA/ ALLA QUALE TANTO DEVE LA CIVILTÀ/ DI TVTTI I CONTINENTI. Scrive infatti il Paciaroni: “Il 18 marzo 1935 ebbero inizio le sanzioni deliberate dalla Società delle Nazioni contro l’Italia, accusata di aver violato il Patto aprendo le ostilità con l’Etiopia. Per sopperire alla mancanza di metalli preziosi le donne italiane versarono la loro fede nuziale alla Patria. Otto mesi più tardi, il Consiglio Superiore del Fascismo con sua decisione del 16 novembre 1935 stabilì che sugli edifici di tutti i Comuni del Regno fosse murata una lapide a ricordo dell’infame assedio economico”. Paciaroni ci offre altri particolari curiosi, come quello che la targa ricordo dell’assedio economico era disponibile in tre diversi formati ma con l’identico testo, inciso su marmo di Carrara dalla Ditta Chiocconi Felice di Avenza, e che il Podestà Angelo Bartocci, fra le tre dimensioni esistenti, scelse con saggezza quella intermedia. Inoltre lo storico racconta che “nella festa della Repubblica del 1947, due giovani del Partito Comunista e Socialista, emuli dei giacobini settecenteschi, scalpellarono il giorno e l’anno nella prima riga dell’iscrizione insieme ai fasci littori che vi erano ai lati”. L’enigma ora è risolto e Mimmo, l’anziano muratore di Monte Cavallo, potrà finalmente raccontare ai nipoti il significato del gesto del nonno e dell’epigrafe, dicendo “C’ero anch’io”.
Antonio Latrippa, scrive:
“Le malcelate scritte erano già state ricoperte ma nel sottotetto si intravedevano ancora delle altre più piccole e ripetute un po’ ovunque. A me sembrava un numero romano (lì stavamo studiando) ma era stano, una D e poi la V prima della X nei numeri romani non si mette. Distratto da queste strane cifre mi chiedevo se fosse 505 o 515. Quel numero doveva avere un significato importante se qualcuno ne aveva ricoperto il soffitto ed in classe chiesi al maestro cosa fosse. Lui turbato rimase in silenzio e solo in seguito alla mia insistenza. rispose che ci avrebbe letto delle storie per aiutarci a capire, ma io continuavo a non capirne il nesso. Da quel giorno nell’ultima ora del sabato iniziò a leggerci delle storie di ragazzi e resistenza, a parlarci degli avvenimenti accaduti nel nostro comune ed a molti nostri concittadini.
….Di questa memoria devo ringraziare solo il nostro insegnante e non le malcelate scritte. ”
******************************************************************************************************************************************
Non ho parole per questa “conclusione sconclusionata”. E’ un autogoal clamoroso. Va bene le opinioni,ognuno ha le sue, ma salviamo la logica per favore! Se voleva dimostrare l’inutilità di quelle scritte nel sottotetto , devo farle rilevare che ha prodotto l’esatto contrario, il che avvalora la tesi che è bene che restino come testimonianza per le generazioni a venire, da cui trarre insegnamento di opposti valori e recupero di memoria comune.
Il suo racconto parte infatti dalla curiosità di lei bambino di terza elementare, che osservando quelle scritte malcelate ,prova curiosità non riuscendo a ricostruire la parola DUX scambiandola per numeri romani e quindi chiede spiegazioni al suo maestro, che da quel giorno a ogni scadenza di sabato, nell’ultima ora di lezione, inizia a raccontare della dittatura fascista e della sua fine con la resistenza…ma poi conclude, che di quella memoria deve ringraziare solo il suo maestro e non le malcelate scritte… come se la sua curiosità di sapere non fosse partita da quelle !
Ma perchè non diciamo onestamente piuttosto, che lei senza esse ,non avrebbe saputo niente dal suo maestro che come ci riferisce era persino imbarazzato per quella domanda e a nominare quell’epoca? Da come si esprime inoltre nel resto del suo intervento, evitando di nominare tutt’ora il duce, usando al suo posto epiteti diversi ” capoccione, cicciobello” mi pare che oltre ad essere diventato grazie alla sua distrazione da quelle scritte sul soffitto un convinto antifascista e ad avere acquisito cognizioni sulla resistenza locale, abbia anche introiettato allo stesso tempo la reticenza del suo maestro , al punto che ora lei, è favorevole con la cancellazione a ricreare quelle stesse condizioni di silenzio nella trasmissione del sapere, dell’apprendimento da qualsiasi fonte provenga.
Dei due uno, decida: quali di questi insegnamenti di vita sono da far prevalere secondo lei alla luce della sua esperienza?