Moggi: “Solo così
potevano farmi fuori”

L'ex d.g.bianconero in collegamento con Corridonia per la presentazione di "I Love Ju"

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L'assessore Cesca, l'autore Arpetti e Filippo Davoli

di  Filippo Ciccarelli

Ieri pomeriggio si è svolta, nella sala conferenze della biblioteca comunale di Corridonia, la presentazione del libro “I Love Ju” dell’autore maceratese Jonathan Arpetti. Alla presenza di alcuni esponenti dell’amministrazione comunale di Corridonia, quali gli assessori alla cultura, Massimo Cesca, e quello allo sport Pietro Antonio Siciliano, il giovane autore maceratese ha presentato la sua creatura, molto apprezzata anche da uno juventino d.o.c. quale Filippo Davoli, presente insieme al presidente dello Juventus Club di Macerata, Stefano Genoves. Tutti gli intervenuti hanno sottolineato la godibilità e l’agilità con cui si legge il libro, il modo innovativo e piacevole con cui è scritto, e per il fatto che concede, ai tifosi juventini e non, di ripercorrere una parte importante della storia della Juventus.
In particolare Filippo Davoli, responsabile dell’ufficio stampa dello Juventus Club di Macerata, ha esaltato la “forza di scrittura di Jonathan, scrittura della quale mi sono innamorato” ed ha aggiunto che si tratta di una scrittura “innovativa, senza concorrenza al momento nella narrativa italiana, nella quale si può rintracciare l’ispirazione ad un grande scrittore inglese quale Nick Hornby”. L’elemento di bellezza di “I love Ju”, prosegue Davoli, risiede anche nel fatto che la trama procede in modo assolutamente veloce e chiaro, nonostante l’assenza quasi totale di dialoghi, e che non ci sono volgarità all’interno del romanzo. “Una caratteristica rara, soprattutto nelle opere di autori esordienti, che spesso si piegano volentieri alla tentazione di adottare certe soluzioni per vendere più copie”.
Quando tocca all’autore presentare il suo libro, vengono svelate alcune curiosità, che riguardano ad esempio la genesi del romanzo.

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Luciano Moggi

“Ho deciso di scrivere il libro e di dedicarlo alla mia squadra del cuore, dopo una grande delusione calcistica, per me la più grande mai provata da tifoso juventino” inizia Arpetti “e cioè la finale di Champions League di Manchester, persa con il Milan ai rigori. Probabilmente, se la Juventus avesse vinto quella finale, non lo avrei scritto”. Gli viene poi chiesto quanto ci sia di autobiografico nella descrizione del protagonista del libro, e Jonathan ammette che “forse, a livello inconscio, la parte autobiografica sia del 100%”. Poi scherza (ma forse neanche tanto) dicendo che il protagonista è un tifoso totale della Juventus, mentre lui si definisce un tifoso nella media… “a meno che non ci sia una finale di una coppa Europea… o una semifinale, o un quarto di finale, o un ottavo, oppure un derby!” ma poi chiude, rassicurando anche la moglie presenta in sala, che non anteporrebbe mai la Juve alla sua famiglia.
Per parte mia, posso garantire per tutti coloro i quali hanno avuto parole di apprezzamento per il lavoro di Jonathan Arpetti. “I love Ju” si fa amare, perché parla al lettore utilizzando un linguaggio non costruito, colloquiale, ma allo stesso tempo non banale. La lettura è veloce, piacevole, ed il tema affrontato copre un buon 90% della vita di quasi ogni uomo italiano, dai 15 ai 100 anni; l’amore, la passione, le donne ed il calcio.
E’ davvero difficile non identificarsi almeno un pochino con Giacomo – che non è l’eroe senza macchia e senza paura che scende dal suo destriero bianco-nero, ma un ragazzo normale, con i suoi vizi, virtù e paranoie, che guida una comunissima Fiat Punto, una di quelle che sicuramente si sarebbero arrese davanti all’avanzata del ghiaccio dicembrino maceratese. Innamorato. In qualche modo prigioniero delle sue passioni e del suo amore, costretto a fare delle scelte. La storia è curiosa, raccontata con una certa dose di brio ed anche ironia, che strapperà più di qualche sorriso.

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Parole di elogio per il libro e per il suo autore le ha avute anche Luciano Moggi; l’ospite d’onore era fisicamente previsto a Corridonia, ma è stato bloccato dalla neve. Moggi ha bisogno di pochissime presentazioni; l’ex direttore generale della Juventus, il più chiacchierato dei dirigenti calcistici degli ultimi anni, uno che ha sempre calamitato grandi sentimenti sulla sua persona, certamente contrastanti, ma mai tenui. Moggi o si ama o si odia, non esistono vie di mezzo. Il suo nome è legato soprattutto alla Juve, squadra che ha lasciato nel 2006 a seguito dello scandalo conosciuto come Calciopoli. E’ normale che l’interesse dei tifosi e degli appassionati di calcio verta soprattutto sull’evento che più di tutti ha inciso nella storia recente del calcio nostrano, ed in maniera particolare sulle sorti della squadra di Torino, sponda bianconera.
Il  timbro di voce di Luciano Moggi al telefono è inconfondibile, e nonostante il poco tempo a disposizione e la difficoltà di effettuare l’intervista telefonica per motivi legati alla copertura di rete, siamo riusciti a fargli qualche domanda: l’esordio dell’ex direttore generale bianconero è comunque pieno di elogi per il libro e per il suo autore.

Buona sera signor Moggi; la prima domanda è diretta. C’è stato qualcuno che ha deciso di farla fuori dalla Juventus all’interno della società? Glielo chiedo alla luce anche delle dichiarazioni del capo del calcio mondiale, Blatter, che alla fine del dicembre 2007 dichiarò che Luca Cordero di Montezemolo aveva svolto un ruolo importantissimo nel far sì che la Juventus non si rivolgesse ai tribunali ordinari dopo le sanzioni ricevute nel 2006.

Sicuramente Montezemolo ha grandi, grandissime responsabilità. Ma quando ho sentito… quando ho sentito Zaccone, avvocato della Juventus, chiedere la pena e dire in pratica che erano colpevoli, lui ha delle enormi responsabilità. In ogni caso non volevano far fuori solo me, ma anche Giraudo. Volevano far fuori Giraudo e me, e l’unico modo per farci fuori era quello di sputtanarci, potevano farci fuori solo così…

Ma chi voleva farvi fuori? Mi da un nome?

Gli eredi dell’Avvocato. Dopo la morte del dottor Agnelli, gli eredi volevano riprendersi la Juventus…

Lei pensa che il processo per doping, dal quale la Juventus è  stata assolta dall’accusa di aver somministrato EPO e per cui in primo grado, sulla vicenda doping, era stato condannato il dottor Agricola ed assolto Giraudo, mentre in appello erano stati assolti entrambi e poi il reato è andato in prescrizione, sia stato il primo passo di una strategia per colpire la Juventus?

Sì. Sicuramente lo sputtanamento è cominciato lì, con il processo per doping. Ma poi pensi che io non me n’ero accorto subito. Giraudo invece sì, Giraudo me l’aveva detto. Mi aveva detto “vedrai che ci faranno fuori” ed io invece gli dicevo “ma che dici, siamo primi, con 8 punti di vantaggio…” e invece l’aveva capito.

Alla luce del processo di Napoli, che sta facendo registrare importanti successi per la sua difesa (i notai Iole e Tavassi hanno ad esempio smentito il fatto che i sorteggi fossero truccati, ed anzi è stato appurato che i sorteggi erano pubblici e spesso filmati dalle televisioni o svolti comunque in presenza di dirigenti delle società di calcio; l’arbitro Bertini ha ammesso di aver favorito il Milan contro  la Juve con la mancata espulsione di Nesta nella partita da lui arbitrata; il colonnello Auricchio che ha condotto le indagini che hanno portato all’imbastimento del processo ha prima negato, e poi è stato costretto ad ammettere di conoscere Franco Baldini, testimone dell’accusa e querelato da Moggi stesso, ndr) quali pensa che possano essere gli scenari per lei e per la Juventus nel caso in cui la giustizia ordinaria smentisse il processo sportivo?

Beh, per gli scenari dobbiamo aspettare, dobbiamo vedere come va, lo vedremo dopo. In ogni caso io sto lottando ma non tanto o solo per me, quanto per quei poveri arbitri che veramente non hanno fatto niente, e hanno avuto la vita rovinata. Ci sono persone, famiglie rovinate, senza motivo, e io continuerò a lottare per loro.

Al momento dei saluti, Moggi si congeda con una battuta ironica sull’ex numero uno di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. Rivolgendosi agli juventini che lo stavano ascoltando in vivavoce, ha detto “Oh e mi raccomando, visto tutto quello che ha fatto Montezemolo per la Juve, se entra in politica votatelo, eh!” promettendo comunque che sarà ospite a Corridonia tra un mese, a gennaio.



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