I Romeni sono una cosa
e gli zingari un’altra cosa

Ancora sull’immigrazione

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Il camper dei rom a Civitanova (foto Vives)

di Giancarlo Liuti

E’ con una punta di delusione che ho dovuto constatare il fraintendimento con il quale è stato commentato il mio articolo sulla Romania, sui Romeni, sui Rom romeni e sui Rom di altri paesi, fra cui l’Italia. Credevo di essere stato chiaro nel dire che i Romeni, popolo discendente dai Daci e strettamente imparentato coi legionari romani di Tacito, sono etnicamente e culturalmente diversi dai Rom, nomadi provenienti dall’India e giunti intorno al Mille non solo in Romania ma in numerose altre terre balcaniche e non balcaniche, Italia compresa. E credevo di essere stato chiaro nello spiegare che se i Romeni si sentono fratelli degli Italiani per i tanti legami che la storia ha voluto stringere fra i due popoli, non altrettanto può dirsi dei Rom, i quali, dovunque si trovino e da dovunque i loro progenitori derivino, sono così gelosi della propria identità e delle proprie tradizioni da non sentirsi fratelli di nessuno, il che non significa nemici ma certamente fa sorgere problemi circa la possibilità – e la reale volontà da entrambe le parti – della loro integrazione. Come dimostra la diffidenza – per molti versi non ingiustificata – che nei confronti degli zingari nutriamo praticamente da sempre e comunque fin da molto tempo prima che si verificasse la recente ondata immigratoria.

Ma questa distinzione non è stata compresa da alcuni e accettata da altri, e ciò costituisce la conferma dei danni prodotti dall’informazione soprattutto televisiva, che, per ragioni politiche venate di xenofobia e di razzismo, specula sull’assonanza fra le parole Romeni e Rom, e attribuisce ai Romeni le colpe, quando ci sono e quando è sacrosanto punirle, dei Rom. Impresa vana, la mia. Speravo di aprire un dibattito libero da pregiudizi sulle questioni non facili dell’immigrazione comunitaria (in questo caso non extracomunitaria, si badi bene) e mi attendevo opinioni anche diverse dalle mie: da una parte l’incombente necessità di aprirsi al mondo nuovo, che leggo scritta a caratteri cubitali nel destino dell’Occidente, dall’altra il legittimo sentimento di difesa contro ciò che sembra minacciare la stabilità della nostra cultura, dei nostri costumi e della nostra religione. E, infine, l’altrettanto incombente necessità di venirne fuori pagando sì dei prezzi ma tenendo saldo il nostro concetto di civiltà. Ebbene, questo non è accaduto. Continua a prevalere, nelle pance più che nelle teste, la paura per due camper di zingari parcheggiati a Civitanova. Pazienza.

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Il commento della scorsa settimana:

https://www.cronachemaceratesi.it/?p=45651



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