di Beatrice Cammertoni
Una lunga lista di autorità politiche, civili, militari e religiose ha partecipato questa mattina alla tanto attesa inaugurazione della sala consiliare del comune di Corridonia, fresca di restauro. Padrona di casa il sindaco Nelia Calvigioni, che ha tagliato il nastro all’ingresso del locale affiancata dal presidente della provincia Franco Capponi e da monsignor Cleto Bellesi. “Restituiamo alla città il luogo della democrazia, emblema della sua storia politica, amministrativa e culturale, con una vera e propria festa per i cittadini”, ha detto nel suo intervento iniziale, quando, la tangibile emozione nel vedere portato a termine un lungo percorso era percepibile da ogni angolo della platea. Fin dall’avvio, il restauro della sala, infatti, è stato accompagnato da una lunga scia di polemiche, a causa del dipinto murale raffigurante il Duce a cavallo che si impone sulla stanza dalla parete principale. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, all’affresco di Ciarlantini vennero graffiati via dei pezzi e applicata una copertura d’intonaco. Recupero sì, recupero no: l’opinione pubblica non solo a Corridonia ma in tutta la provincia si è spaccata tra coloro che non volevo che venisse rimessa in sesto una raffigurazione che rimanda al periodo della dittatura e altri che invece ne auspicavano la rivalutazione quale opera riconducibile al razionalismo e di grande significato storico. “Tralascio le polemiche degli ultimi mesi, siamo sicuri di aver fatto la scelta più giusta e di aver compiuto la migliore opera di recupero possibile date le effettive condizioni iniziali. Abbiamo ridato nuova dignità a questa sala, che sarà il centro della vita politica della Città”. Oggi, nonostante il restauro, il dipinto appare come una sagoma priva di testa, andata perduta nel tempo.
Nel corso della mattinata, si sono susseguiti gli interventi del Presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Orlandi, del viceprefetto di Macerata, Tiziana Tombesi, di Gabriele Barucca della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico delle Marche, dell’assessore regionale Lidio Rocchi e del Sindaco di Cingoli e Senatore della Repubblica, Filippo Saltamartini. Invitati a presiedere la cerimonia anche i sindaci dei comuni limitrofi, presenti in gran numero tra i nuovi banchi della sala consiliare. Il Presidente Capponi ha speso qualche parola per sottolineare proprio quanto questa presenza delle maggiori istituzioni politiche, sociali, militari e religiose locali, congiunte ai messaggi di saluto giunti dalla Presidenza della Repubblica, del Consiglio, dal Presidente della Camera, dal Ministro Bondi e da Letta e Bertolaso, abbia rappresentato il senso della nostra Repubblica, pluralista e organizzata per svilupparsi dalla coesistenza e dall’interazione tra realtà più o meno locali. “Viva la democrazia, viva Corridonia, viva la Provincia e viva l’Italia!” Ha concluso Capponi.
La data scelta per questa importante celebrazione non è stata decisa a caso. Il 24 Ottobre del 1936, alla presenza di Benito Mussolini, venivano inaugurati il Palazzo del Comune e il monumento di bronzo che raffigura Filippo Corridoni. Il milite morto sul Carso è ricordato come eroe della Trincea delle Frasche, nonché uno dei primi socialisti e sindacalisti della storia italiana. La sua memoria è viva a Corridonia, che ancora oggi ne celebra l’onore ed il prestigio dimostrato sul campo di battaglia: “Mi sono emozionata”, ha detto il Sindaco, “quando ho scoperto che la figura di Corridoni è ricordata e amata in moltissime zone d’Italia, in particolare a Parma.” Tra i saluti ed i ringraziamenti, non sono mancate parole di commozione in ricordo di Giovanni Bertolacci, vice-segretario comunale prematuramente scomparso e molto amato dall’intera città.
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Già poco si comprende il fatto che ad una manifestazione CIVILE vengano invitate le autorità religiose, che nulla hanno a che vedere con una amministrazione PUBBLICA e LAICA (perchè non bisogna dimenticarlo che l’Italia è una Repubblica Laica).
Ma non si comprende per nulla la presenza dele Autorità militari.
Questa commistione in cui, per futilimotivi, vengono semrpe invitatele autorità che con le amministrazioni pubbliche NULLA c’entrano è il segno di un degrado della società civile che abbisogna di queste folcloristiche.
“Viva la democrazia, viva Corridonia, viva la Provincia e viva l’Italia!”
Ci manca solo viva il Duce e poi il cerchio sarebbe stato completo….
Infatti non a caso la data del 24 ottobre è stata scelta, la stessa data di quando il fascista Musslini inaugurò la sala… Volerlo rinaugurare lo stesso giorno è uno schiaffo in faccia a tutti coloro che sono morti per combattere la ditatura nazifascista.
Viva la Repubblica NATA dalla Resitenza ai nazifascisti
Caro Gianfranco i tuoi commenti sono di retroguardia e retorici. Il Sindaco di Corridonia ha fatto un’operazione culturalmente giusta, perché volenti o nolenti il Ventennio fa parte della nostra storia. Cosa diversa è stata fatta per il Palazzo del Mutilato dove si sono tolti i fasci littori, dando luogo appunto ad un’operazione veramente discutibile e di scontato ideologismo, però mantenedo le barriere archiettoniche di acesso, questa si è un’operazione discutibile che lede la dignità dei disabili.
A Corridonia tanto tuonò che piovve. Un ciclo pittorico di un certo valore storico artistico non doveva essere ridotto a papocchio. Infatti NOI TIREREMO DIRITTO era la ciliegina sulla torta di un complesso unico da città fondata, inserito in un centro storico e costituito da una piazza metafisica con tanto di monumento e un palazzo municipale completo d’arredi e di corpi illuminanti sospesi d’epoca. La sala consiliare ha così perso definitivamente l’occasione per recuperare la narrazione pittorica, quella bibbia dei poveri dove era illustrata la storia del Fascismo con le date fondamentali: la nascita dei Fasci di Combattimento (23 marzo 1919) e la Marcia su Roma (28 marzo 1922) che decoravano la parete verso la piazza sono state prima sottoposte ad un saggio pittorico per poi essere definitivamente ricoperte. Il Mussolini a cavallo del nostro Guglielmo Ciarlantini è ora un lugubre ectoplasma del Duce, visto che è stato lasciato in uno stato lacunoso da far paura, quando al contrario si poteva e doveva restaurare sulla base della documentazione fotografica. Inoltre “Noi tireremo diritto” è ricco d’infinite citazioni simboliche tra cui la colonna binata e i tre gradini che nelle chiese stanno a rappresentare il mistero della Trinità: Padre, Figliolo e Spirito Santo. Insomma un restauro anomalo e un’occasione perduta. E’ mancato quel pizzico di coraggio che non mancò agli Amministratori di Treja, quando negli anni Ottanta rimisero i fasci littori che erano stati scalpellati alla caduta del Fascismo sulla lapide commemorativa dell’Arcangeli. Così come i sindaci che si sono succeduti in quel di San Severino, che entrano ed escono continuamente da quelle due porte dagli architravi decorati con fasci.
Caro Munafò,
nessuno mette in discussione che il Ventenio fascista sia stata una (ORRIBILE) pagina della nostra storia.
Ma inaugurare, guarda caso, proprio la stessa giornata in cui fu inaugurata originariamente mi pare almeno una mancanza di tatto (per essere gentili) per chi ha combattuto per riportare la democrazia nella nostra Nazione..
Non comprendo cosa quello che io ho scritto con il problema del superamento delle barriere architettoniche.
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Comprendo che, per chi sia rimasto abbagliato da una dittatura, cerchi in tutti i modi di dare delle connotazioni “positive” aggrappandosi a dei modelli architettonici che, francamente, sono ben povera cosa.
Perchè l’architettura del Ventennio definirla “bella” o anche solo “interessante” mi pare un’esagerazione.
E sinceramente se ne può anche fare benissimo a meno della bibbia dei poveri, soprattutto se questa bibba murale racconta (imbellettata) la storia di un dittatore.
Storia che va sicuramente studiata, ma che non può in alcun modo essere un periodo positivo della Storia italiana.
Gent.mo Gianfranco, vorrei correggerti in merito alle tue affermazioni relativamente all’architettura del Ventennio. Capisco che per i non addetti ai lavori la cosa può senbrare “povera” come dici tu, ma in realtà così non è. Era un periodo di sperimentazione sia linguistica che tecnica che per fortuna negli ultimi decenni ha avuto il dovuto riconoscimento. Il Ventennia ha prodotto opere architettoniche di rilevo diffuse in tutto il territorio nazionale. A differenza della Germania in Italia non c’è stata un’imposizione stilistica del Governo, e questo a favorito un dibattito e una serie di realizzazioni molto ricche , mai più ripetute in Italia. Questa, ad esempio, nel dopoguerra ha prodotto solo dormitori squallidi, sia urbanisticamente parlando che come linguaggio architettonico, riportando l’Italia ad un paese sottosviluppato dal punto di vista della produzione edilizia. Quindi ci penserei bene a definire l’archiettura del Ventrennio “povera cosa”, la stessa poi che ha infrastrutturato l’Italia e di cui ancora oggi ne godiamo i benefici (stazioni, uffici postali, scuole, ecc.).
In riferimento alle barriere architettoniche la mia critica era riferita alla cieca ideologia utilizzata nel reatsuro del Mutilato, si tolgono barbaramente i fasci littori sulla torre e non si pensa di abbattere le barriere architettoniche!!!
Gentile Gianfranco,
le ricordo che l’ingegnere Munafò ha pubblicato recentemente un bel libro sull’argomento e che lo scrivente architetto nel lontano 1985 allestì a Civitanova Marche una mostra dal titolo significativo: “L’architettura fra le due guerre”. Per quanto riguarda l’antifascismo le ricordo quel che diceva il buon Walter Chiari: Dalle tasche di Mussolini (benchè messo a testa in giù) non uscì una lira… e aggiungo che altri vennero presi a monetine
Non voglio assolutamente entrare in polemica urbanistica con chi è sicuramente più tecnico di me.
Voglio solo ricordare che non bisogna certo aspettare gli anni ’60 dei quartieri dormitorio per vedere quel tipo di edilizia urbanistica poichè, anche sotto il ventennio fascista, ci furono molti esempi di quel tipo di brutta architettura in giro per l’Italia.
Voglio solo ricordare che come ci sono scuole che risalgono al ventennio, oppure stazioni, ci sono altrettante scuole, stazioni, quartieri, autostrade, infrastrutture create dopo il venennio e, anche prima dell’avvento del dittatore, c’erano strade scuole, ferrovie, ecc.
Per quanto riguarda lo “stile” può piacere o meno, ma certamente le strutture “impero” non sono nulla di speciale, soprattutto se paragonate con quanto in quegli stessi anni fatto altrove….
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Sulla onestà del ventennio fascista consiglio di vedere il film “anni ruggenti” di Luigi Zampa ( http://trovacinema.repubblica.it/film/anni-ruggenti/118137 ) in cui in maniera ironica viene fatto veder come i vari gerchi e gerarchini fascisti intrallazzavano dietro il fascio littorio.
E lasciamo stare la voluminosa saggistica in cui si ripercorrono gli anni fascisti, non solo soto il profilo degli assassini (un nome a caso: Matteotti) e delle violenze, ma anche sotto il profilo del magna-magna dei vertici di regime.
E lasciamo anche stare le vergognose leggi antirazziali volute da quel “brav’uomo” di Mussolini, controfirmate da quella nullità del re.
Lasciamo pure stare il fatto che oggi semberebbe che Mussolini fosse “a libro paga” degli inglesi ( http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2009/10/15/NZ_24_PIED.html ) ed è per questo che divenne interventista durante la I Guerra Mondiale.
Potrei sbagliare, perchè non ero presente, ma mi pare che nel 1945, quando Mussolini tentò la fuga assieme ad alcuni gerarchi, nei camion c’erano anche
dei bauli pieni di preziosi di prorpietà del dittatore….
Non voglio scendere in polemica, caro Gianfranco ti commenti da solo!
Non capisco dove sia il problema…
Non posso dire che l’architettura del ventennio fascista non è, dal mio punto di vista, nulla di speciale?
Non posso dire che, cercando una giustificazione edilizia del ventennio fascista, si cerca di “rivalutare” positivamente un periodo che di positivo non ha nulla?
Non posso dire che, anche sotto i fascisti, c’erano gli intrallazzatori, i ladri, gli aprofittatori di regime, gli assassini, gli opportunisti?
Oppure non posso dire che il ventenio fascista e il dittatore Mussolini siano una pagina negativa per la storia d’Italia?
Caro Gianfranco nessun problema, i miei interventi erano volti a chiarire alcune questioni. Nessuno sostiene che l’architettura del Ventennio debba paicere a tutti i costri, anch’io non apprezzo, ad esempio, alcune archietture recenti di grandi nomi o alcuni stili architettonichi, ma non per questo li ricoscono parte della storia dell’archiettura. Altra cosa è definire ciò che non piace “povera cosa” definizione che non può essere certamente attribuita all’architettura del Ventennio. Tutti qui.
Caro Munafo,
L’architettura del Ventennio è “povera cosa” rispetto ad altri tipi di strutture che, in giro per l’Europa o in USA, venivano realizzate nello stesso periodo, se non addiritture realizzate precedentemente.
Il copiaticcio-rivisitazione-imitazione-scimiottamento del finto stile romano, con le statue equestri e i gladiatori, che il regime edificò un pò in giro per l’Italia non mi sembrano grosse opere edilizie, se paragonate all’Empire State Building.
Così come mi sembrano un esempio di rara belezza i palazzotti anonimiin travertino che il fascismo realizzò a Roma, se paragonati a simili strutture che vennero realizzate fuori dai confini nazionali.
I quartieri che si stanno ricostruendo all’Aquila sono solo degli aggiornamenti dei quartieri dormitorio che il fascisti costruirono, dopo aver fatto “sloggiare” gli abitanti delle zone di Roma che venero sventrate: solo che all’epoca del mascellone il lusso di queste tristi case era l’acqua corrente mentre oggi almeno c’è il riscaldamento.
Certo che poi anche le opere del ventenio fanno parte della storia edilizia italica: ma cercare di imbellettare cose molto comuni, per cercare di dare un immagine positiva del fascismo, è un operazione pseudopolitica di bassissima lega.
Cercando di “giustificare” il fascimo edilizio (che lo ripeto: non è poi così magnifico come si vuole fare credere) per cercar di mettere in buona luce un ventennio di dittatura (che nessun altra nazione ci invidia) credo sia l’ennesimo tentativo dei nostalgici che ancora pensano “quanto era meglio quanto era peggio” ……………….Non rendensosi conto che, se fossero vissuti all’epoca, sarebbero stati mandati al macello che so, in qualche campagna fascista come quella Russa.
Periodicamente, ogni volta prendendo spunto da qualcosa di diverso, sono 50 anni che si tenta di rivalutare il fascismo, che si cerca di mettere in luce positiva la dittatura…
Tali tentativi, strumentali, vanno fatti notare.
Quindi rinaugurare la sala proprio lo stesso giorno che la inaugurò il dittatore Mussolini è quantomeno uno scivolone politico: si potevano scegliere altre date.
Aver scelto invece prorio quella data mi sembra una caduta di stile, di chi probabilmente ha poca memoria storica.