Riflessioni sull’opera pedagogica
“Lettere ad Eugéne” di Holbach

Cultura

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Il 28 ottobre presso il Bar Libreria Pathos, in Corso della Repubblica a Macerata, si terrà la presentazione di dieci immagini fotografiche dal titolo ECCE ANCILLA DOMINI! Prigioni al femminile. Tali immagini nascono dalla riflessione sull’opera pedagogica Lettere ad Eugénie di Paul Henri Thiry Holbach, svolta da Chiara Pietroni, dottoranda in Storia della Filosofia dell’Università di Macerata. Il testo in oggetto si propone di salvaguardare le donne dalla superstizione mettendole in guardia da un potere religioso che vorrebbe usarle a garanzia e conferma del proprio dominio. I dieci scatti che verranno mostrati al pubblico, realizzati dalla stessa Pietroni, immortalano la soggezione e la ribellione del sesso femminile, stanco di sentirsi chiamare, per antica ed abusata convenzione, “gentile”. .

La prima edizione italiana delle Lettres ad Eugénie (1768), pubblicata per la prima volta dalla casa editrice locale “L’0recchio di Van Gogh”, è stata presentata il 14 ottobre scorso, presso l’Aula Magna del Dipartimento di Filosofia e Scienze Umane di Macerata, in un convegno, al quale hanno partecipato, oltre al pubblico numeroso ed attento, la redattrice dell’opera Chiara Pietroni, il prof. Filippo Mignini (nella foto), ordinario di Storia della Filosofia dell’Università di Macerata nonché prefatore del libro, e il prof. Franco Biasutti, ordinario di Filosofia Morale presso l’Università di Padova.

Grazie all’intuito dell’Editore, si ha oggi l’occasione di conoscere un classico di critica del cristianesimo, rendendo omaggio ad un fecondo scrittore, l’illuminista d’Holbach (1723-1789 d.C.), appunto, il quale, nel tempo in cui visse a Parigi, fu uno straordinario e infaticabile collaboratore di Diderot nell’Encyclopédie. La sua grande offensiva letteraria prese vita quando la libertà di pensiero stava per essere annientata e venne consacrato principe del pensiero laico e democratico, animatore di dispute e cenacoli filosofici, propagatore, traduttore e divulgatore coraggioso delle più lungimiranti idee del suo tempo.

Il testo si presenta sotto forma di romanzo epistolare, nascondendo al suo interno un dialogo filosofico di cui solo una voce, quella dell’autore, risulta udibile. Un anonimo gentiluomo scrive dodici missive ad una “assai distinta per rango e costumi” Eugénie, le quali contengono una sorta di cura terapeutica per guarire la nobildonna dall’infermità che l’affligge, la superstizione religiosa.  Questa teoria, in versione pseudo romanzata, è l’essenza della rivolta antireligiosa proposta da d’Holbach, al fine di rivendicare il diritto alla felicità degli uomini, liberati dalle sovrastrutture politiche e religiose. Tale rivendicazione consiste  nell’invito lucido ed intenso dell’autore ad uscire da uno stato di minorità mentale e fisica indotto da menzognere sovrastrutture politiche e religiose, per procedere, senza indugi, a una reale liberazione capace di rifiutare, finalmente, il paradiso, l’inferno, e i loro interessati inventori. E così, tra riti cristiani giudicati pericolosi, miracoli considerati sfide al buonsenso e l’intera teologia ridotta ad un grande inganno per incatenare la ragione umana, prende forma l’antitetica prospettiva materialistico-deterministica che anima la visione holbacchiana della natura.



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