di Alessandro Porro
Alla fine nella laboriosa Monte San Giusto c’è stato un altro miracolo, un risultato che non racconta di guarigioni straordinarie, non parla di industria fiorente in tempo di crisi, ma arriva dal mondo dello sport.
Lasciando stare i santi, come predica un vecchio adagio, a sorprendere molti è la salvezza nel campionato Lega Pro di Seconda Divisione della A.C. Sangiustese, raggiunta la scorsa settimana, in considerazione del generoso quanto sicuro cammino avuto per l’intero torneo.
Chi non sembra travolto dal clamore dell’impresa sono gli stessi protagonisti che, nella semplicità delle loro certezze, hanno lavorato consapevoli di un obiettivo sempre più vicino, e ora raggiunto.
E si che il diavolo ci aveva messo la coda e magari anche una parte del corpo.
Ai nastri di partenza non avevano uno stadio loro, mancavano del grande sostegno della comunità per un campionato professionistico, un allenatore appena diplomato, la quasi totalità dei giocatori mai professionisti, pubblico lontano, mille incognite e una sola grande certezza.
Il nucleo della struttura c’era ed era forte.
Se questa cellula base avesse un nome si chiamerebbe Antonio, se si vuole trovare il collante su cui essa si è formata e cresciuta va da se che proprio dal patron Pantanetti sarebbe partita.
Un gruppo forte, un settore giovanile da anni ottimo terreno di raccolta, una squadra con ingranaggi rodati e garantiti, hanno dato l’incoscienza di sfidare gli increduli e tutti coloro che sembravano non “capire” quanto fosse importante essere loro vicini in questa avventura.
Con l’ammirazione e l’invidia di tante provinciali, considerate nobili decadute, si è elevata al di sopra dei derby dei poveri, emergendo come una stella alpina tra le rocce per approdare nel calcio nazionale.
Un saluto e ritorno a parlar di campanile?
Neanche per sogno, mattone dopo mattone, con allenamento e pazienza, dedizione e volontà i ragazzi di mr Giudici se la sono cavata anche stavolta, bissando o forse superando, la stagione di successi 2007/2008 che sembrava l’apice della propria ascesa.
Con qualche giornata di anticipo hanno potuto salutare un altro anno nel paradiso del professionismo e questo per una società fondata alla fine degli anni ’50 in un paese di circa 7000 abitanti, se non è miracolo, sa proprio di grande impresa.
La magica “Stese” , ha un bel racconto da presentare ad un calcio in continua difficoltà. E’ una storia di uomini senza un grande passato, che però sogna un futuro oltre l’orizzonte con i piedi ben saldi in terra in un campo che non è nemmeno loro.
Sono le vicende di una ascesa avvenuta in pochi anni, proprio dopo l’inizio del nuovo millennio, dall’Eccellenza alla Lega Pro senza mai avere niente in regalo, soffrendo negli spareggi e guidando i campionati; equilibristi nel far quadrare i conti e garantire vittorie e spettacolo.
Chi vuole la storia completa di questa società troverà un racconto più corto di questo articolo omaggio, scoprirà però che una gestione appassionata e competente sa regalare gioie e soddisfazioni.
In ultimo ci uniamo alla gioia dei tifosi e ai complimenti per i protagonisti del campo, atleti e tecnici, che hanno dimostrato il loro valore, da cui ci auguriamo possano continuare ad arrivare sorprese dal profumo miracoloso.
Nella foto: il patron Antonio Pantanetti.
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